Firenze – Nel fiorire virtuoso di una saggistica volta a fornire ai cittadini strumenti per affrontare e gestire consapevolmente l’enorme flusso di informazioni false o fuorvianti, parziali o manipolatorie, dalle quali sono inondati, spicca un volume uscito da poche settimane nella collana Scienza e Filosofia di Mondadori Università.
Ne è autore il direttore della collana Armando Massarenti giornalista del Sole 24 Ore, firma storica del supplemento Domenica, che insieme ad Antonietta Mira, docente di Statistica e grande esperta e divulgatrice della teoria delle probabilità, offre al lettore un “vaccino” contro “La pandemia dei dati”. Con l’augurio che la sua mente “reagisca alla pandemia dei coronadati e delle fakenews sviluppando un pensiero critico che produca gli anticorpi necessari a neutralizzare pandemie di dati di qualunque altra natura”.
Un obiettivo ambizioso, visto che è ormai chiaro a tutti gli onesti esperti di comunicazione, nonché ai più avveduti propugnatori e costruttori delle democrazie più avanzate, che uno dei pericolosi portati della trasformazione digitale è quello di attribuire lo stesso valore a qualunque frammento di discorso venga diffuso attraverso i social media e le reti multimediali.
Per raggiungere il loro scopo i due autori avevano a disposizione un eccezionale laboratorio sperimentale quale quello della mobilitazione mondiale contro la pandemia provocata dal coronavirus, con tutto il portato di incertezze, convinzioni non suffragate da nulla, di reazioni emotive di paura e speranza. Un terreno sul quale si sono esercitati scienziati, opinion leader, politici, giornalisti e tutta una serie di esibizionisti d’occasione che hanno contribuito non poco a sollevare una nebbia di bias, distorsioni del ragionamento, false convinzioni, credenze fittizie. Spesso pericolose.
Tutto ciò che si è convenuto definire “infodemia” e che il saggio chiama “pandemia da coronadati”. Se sul piano della politica le fakenews hanno un impatto misurabile sui risultati elettorali di chi ne fa ampio uso, in ambito medico sanitario il fenomeno “può essere ancora più pericoloso e generare maggiore confusione”. Anche perché la velocità con la quale queste notizie si diffondono si innesta su un terreno di scarsa capacità di selezione e valutazione dell’informazione anche da parte degli organi giornalistici più qualificati.
Così Massarenti e Mira si sono messi all’opera grazie alle loro competenze di filosofia della scienza e di scienza dei dati, “condite con alcune acquisizioni degli psicologi cognitivi”, per realizzare e offrire un vaccino che immunizza dall’infodemia, la cui componente fondamentale è il pensiero critico. Questo si raggiunge attraverso la formazione di una mentalità scientifica e antidogmatica “a partire da uno dei saperi più attuali e più importanti qual è la scienza dei dati con tutte le sue insidie e tutte le sue delizie, con i suoi preoccupanti aspetti manipolatori, ma soprattutto con la possibilità che offre ai cittadini di un‘informazione e un giornalismo rinnovato, il cosiddetto data journalism”.
C’è dunque anche un’idea di “educazione alla cittadinanza” nel loro libro, quella materia che finalmente è entrata in vigore nel settembre 2020. Gli autori sono animati dalla convinzione che una volta “vaccinato” il lettore possa da immune trasferire conoscenze e capacità di pensiero critico ad altri. Per questo il libro è costruito attraverso materiali di approfondimento graduale e si conclude con una “appendice per educatori civici”, che propone spunti per organizzare lezioni con un approccio multidisciplinare imperniato sulle materie giuridico-economiche.
Per la costruzione del pensiero critico, il libro parte dalle scienze statistiche e dalla teoria delle probabilità, seguendo l’insegnamento di Bruno de Finetti secondo il quale la conoscenza dei ragionamenti statistici è un efficace antidoto contro il dogmatismo e l’intolleranza. Soprattutto perché crea l’attitudine a prendere le decisioni non con la presunzione della certezza, ma con la consapevolezza che la realtà è il regno del rischio e dell’incertezza. Per l’appunto ciò che ha brutalmente mostrato a tutti la pandemia.
Armati di questi strumenti logici e metodologici, gli autori hanno analizzato e confutato alcuni dei più ripetuti numeri e termini del linguaggio della pandemia. Per esempio le espressioni fuorvianti di “falsi positivi e falsi negativi”, mostrando con immagini e grafici quanto complessa e soggetta a errori sia l’identificazione attraverso test di possibili inconsapevoli diffusori del virus. Il decisore politico non può fare affidamento su dati certi: “Compito dello statistico è rafforzare, analizzando i dati, le decisioni che un politico deve prendere affidandosi a test ottimali” che si basano sulla minimizzazione della probabilità di commettere l’errore che in quel momento considera più pericoloso.
Uno dei fenomeni che si sono verificati in questi mesi è quello dell’approssimazione comunicativa con la quale politici, comunicatori e giornalisti e talvolta anche scienziati in cerca di visibilità mediatica “hanno finito per veicolare concetti e idee precipitose, imprecise, fuorvianti e pericolose”. Nel confronto fra i leader politici internazionali, Angela Merkel, la cancelliera tedesca che ha una solida formazione scientifica, ha mostrato una capacità di comunicare semplice, chiaro e diretto, interpretando “l’autorità politica in senso moderno, in contrasto con quello tribale espresso da Trump, dal negazionista Bolsonaro e da altri sovranisti che si contendono la palma della peggiore gestione della pandemia”.
I media indipendenti e la stampa mantengono dunque un ruolo fondamentale nel combattere la disinformazione, sottolineano Massarenti e Mira citando la “Comunicazione sulla disinformazione relativa alla pandemia del 10 giugno 2020” emessa dalla Commissione europea: essi sono “chiamati a svolgere un ruolo cruciale in questa battaglia con azioni mirate a combattere il flusso di disinformazione e le operazioni di influenza malevola esterna con pratiche proattive e comunicazione positiva coinvolgendo governi, società civile e piattaforme”.
Di fronte alle fake news il pensiero critico – concludono gli autori – resta uno degli strumenti decisivi.
Foto: Armando Massarenti
Armando Massarenti e Antonietta Mira
La pandemia dei dati – Ecco il vaccino
Mondadori Università