Sarà che in tempo di crisi lo sguardo si alza al cielo per non vedere le miserie terrene, sarà che ci sono meno soldi per i regali, sarà l'”effetto Francesco”. Fatto sta che il Natale è diventato più sobrio, meno mondano, forse più sacro. Di certo sono finiti i tempi dello shopping compulsivo e del consumismo: gli italiani trascorrono le festività di fine anno in casa e spendendo molto meno che in passato. Rispetto allo scorso anno le vendite pre-festività sono calate del 20 per cento mentre per ogni regalo si è arrivati a spendere un massimo di 80 euro. Tengono i generi alimentari, ma crescono gli acquisti fatti on-line e nei mercatini dell’usato.
La crisi dunque porta alla riscoperta di una dimensione più intima della festa, con i regali ridotti al minimo e destinati solo ai familiari più stretti. La sobrietà va di pari passo con un ritorno al sacro: più che in passato, infatti, le chiese si sono riempite di fedeli per la messa di mezzanotte. E non sono casuali le parole utilizzate da papa Francesco durante la solenne celebrazione in una basilica di San Pietro gremita. Il papa ha commentato il brano del profeta Isaia che descrive il “popolo che camminava nelle tenebre” e che a un certo punto vede “una grande luce”. Bergoglio ha ricordato che nella vita del popolo come in quella delle persone “si alternano momenti di luce e di tenebra, fedeltà e infedeltà, obbedienza e ribellione; momenti di popolo pellegrino e di popolo errante”. Il pontefice ha ricordato che sono stati i pastori i primi a vedere Gesù perché erano tra gli ultimi e tra gli emarginati.
Un Natale all’insegna della riflessione più che del consumismo, un Natale con il pensiero rivolto agli ultimi, ai poveri. Che sono sempre di più.