Un napoletanino di ghiaccio per una viola bollente

Turnover? Ma non fatemi ridere! A parte Rossi e Tevez, forzatamente fuori, quelli che ieri sera hanno messo in campo Conte e Montella erano i giocatori più affidabili e fisicamente integri. Con una differenza, che in questo momento fa della Fiorentina una squadra interessante in campo internazionale al di là della prestazione e del risultato: la Viola “inventa” giocatori e gioco a ogni partita,
la Juve segue un copione recitato a memoria, che ormai anche i ciechi vedono che poco si confà alle partite di coppa (o, almeno, alle tre partite settimanali). La Juve è una schiacciasassi di altissimo livello, con veri campioni in ogni ruolo, ma ha un gioco dispendioso e molto fisico, che mostra il meglio quando la squadra si dispiega in velocità, attacca gli spazi, tiene alti i laterali per aprire le difese avversarie. Ieri ci sono stati dei momenti, soprattutto all’inizio, in cui era impressionante la facilità con cui si presentava con cinque giocatori in area avversaria a proporre soluzioni. Poi però c’è da ripiegare. C’è da rincorrere gli avversari quando prendono palla, e c’è da gestire il non possesso (ieri la Fiorentina ha fatto 569 passaggi contro 372 della Juve! A Torino!).

Questo la Juve lo fa male, perché lo fa arretrando tutta la squadra, che resta, sì, corta, ma a costo di corse pazze, soprattutto degli esterni (non è un caso che Lichtsteiner finisca tutte le partite coi crampi, e che Conte si affanni a urlare sempre a Asamoah, a Lichtsteiner e ai centrocampisti, Vidal e Marchisio, che li dovrebbero soccorrere). Questo ritmo imposto dal gioco non consente una resa adeguata per le tre partite a settimana. Prova ne è che la Juve dei record, quella delle 14 vittorie dopo Firenze, il grosso dei successi l’ha ottenuto dopo l’eliminazione dalla Champions, nel periodo invernale in cui si gioca ogni sette giorni. Guarda caso, la prima volta che ha avuto due impegni in una settimana ha prima pareggiato (fortunosamente) con la Lazio e tre giorni dopo ha perso a Roma la qualificazione in Coppa Italia. In questi giorni si vede la stessa Juve in difficoltà, che regge il suo ritmo per un tempo e forse meno, che abbassa regolarmente il baricentro, e che soprattutto non riesce a gestire la palla per le caratteristiche dei suoi centrocampisti e per il modulo adottato. Non è un caso, infatti, che in Europa nessuno giochi il 3-5-2. Questo modulo sottrae un giocatore alla costruzione o alla finalizzazione del gioco. Diventa Bonucci, o chi per lui (ieri, un modestissimo Ogbonna), l’uomo in più nel fare gioco. Con l’unico giocatore in grado di saltare l’uomo, che è Pirlo, lontano dalle punte, e coi lanci dalla difesa, la Juve diventa prevedibile e si costringe a un gioco veloce e a volte furioso per superare le difese avversarie. Quando rallenta, sconta il fatto che, dalla trequarti in su, ha solo Tevez in grado di creare superiorità numerica con un dribbling (oltre a Asamoah, quando è in forma come ora). Il resto è scontato e affannoso.La Fiorentina è un’altra cosa. E, permettetemi di dire, Montella è un’altra cosa. Il napoletanino di ghiaccio sa sempre cosa fare per mostrare il meno possibile i difetti della propria squadra. Lo sapevo che in campionato avrebbe fatto delle prove generali contro la Juve; per poi stupire con un modulo che ha messo in campo per la prima volta (forse solo nella sciagurata trasferta di Cagliari aveva provato un 4-3-1-2 del genere, ma con Cuadrado e Vargas, e dunque con l’intento di sfruttare di più le fasce); un modulo con tutti palleggiatori a centrocampo, nessun incontrista, nessuno che restasse a protezione della difesa, se non il “libero” Borja Valero, che raddoppiava su tutti e proteggeva la difesa marcando Pirlo. Non ci avrei scommesso un centesimo sulla Fiorentina di ieri, soprattutto dopo aver visto l’inizio di Roncaglia e Tomovic che non si raccapezzavano sui movimenti da fare, non capendo se restare a presidio dell’area o uscire per andare incontro alle ali. Ma alla fine ho dovuto dire ancora bravo a Montella. Ha giocato la partita più intelligente che poteva giocare. Ha misurato le forze e le risorse morali della rosa a disposizione nel modo più saggio (e geniale!). I giocatori sui quali si poteva avere qualche dubbio, i Mati Fernandez o gli Ilicic, sono risultati tra i migliori e i più decisivi. Eppure si sa bene che ieri non è successo niente. In vista del ritorno di Giovedì prossimo, non è neppure sperabile che la Juve finisca una partita senza segnare un gol, e, con la Fiorentina, senza segnarlo per prima. Ma di una cosa siamo certi: Montella ci stupirà ancora, e ci auguriamo che riesca di nuovo a stupire anche Conte.

Alessandro Pagnini

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