Un mercoledì di passione, tra tifosi in estasi e cittadini semplici in bestia, passa e va il Giro d’Italia, metafora della vita di corsa ed in perenne fuga

Passa e va il tappone emiliano-romagnolo con arrivo a Reggio Emilia. Tra gli appassionati del ciclismo ed i forzati del pendolarismo, tra tifo e fretta, benedizioni e improperi, arrivederci e addii. Filociclisti in estasi, cittadini semplici in bestia. Trait d’union tra le due fazioni, i lavori stradali realizzati in quattro e quattr’otto

Strade chiuse, via Emilia interrotta, divieti di parcheggio aumentati, traffico impazzito, code interminabili, lavori improvvisi lungo le strade (a testimonianza che il Giro può laddove il cittadino semplice non ottiene). Ma anche tanto tifo e tanti appassionati, oltre che tanti imbestialiti.

E’ la cronaca ultra annunciata del passaggio del Giro d’Italia in terra reggiana (con le stesse caratteristiche delle altre tappe naturalmente) che ha movimentato da una parte, bloccato dall’altra la giornata dei locali mercoledì 18 maggio.

Il tappone emiliano-romagnolo partiva da Santarcangelo per arrivare proprio a Reggio Emilia in 204 km. E arrivederci ma non subito al prossimo anno. Lasciamo che il tutto decanti un po’. Sono stati giorni intensi. Pure troppo.

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