Parigi – Alice Guy, un nome che dice poco o nulla anche agli appassionati della Settima Arte. Ci pensa ora un album a fumetti a cercare di farla uscire dall’oblio riproponendo lo straordinario percorso di questa donna che agli albori del cinema ha dato prova di un’inventiva e creatività senza limiti. Prima donna regista al mondo, Alice Guy ha realizzato oltre un migliaia di film, dapprima in Francia fino al 1907 e poi negli Stati Uniti dove è stata la prima donna produttrice e la prima a creare uno studio cinematografico. La lista delle sue innovazioni non ha fine: prime fiction, primi film peplum, primo film girato con soli attori di colori..
Dopo il suo esordio nel 1896 con « La fata dei cavoli » in cui ci mostra spiritosamente dove nascono i bambini, la regista non si ferma più: da danze spagnole e serpentine ai western, dalla vita di Gesù alla Comune di Parigi. Con mano leggera poi prende in giro, nel suo « Le conseguenze del femminismo » girato nel 1906, gli stereotipiti maschili e femminili, con gli uomini impegnati in faccende domestiche e le donne che se la spassano nei caffè. Anche le voglie di una donna incinta le ispirano uno scanzonato e per l’epoca trasgressivo film in cui si vede la futura madre rubare caramelle a bammbini, tracannare bicchieri di vino e fumare un sigaro. Negli Usa dove aveva seguito il marito trasferito oltre oceano per lavoro. Il suo melodramma, « Falling Leaves » del 1912 era stato un vero blockbuster.
La sua casa di produzione, la Solax, che aveva creato nel 1910 alle porte di New York poco dopo il suo arrivo in America, era stata costretta a chiudere nel 1919 per colpa del marito, Herbert Blanche, cui ne aveva affidato l’amministrazione che si doveva rivelare catastrofica nonostante il costante successo delle sue produzioni per cui avevano lavorato attori come Lionel e Ethel Barrymore.
Alice Guy, figlia di un libraio francese traferito in Cile, aveva vissuto anche in Svizzera con i nonni prima di approdare a Parigi dove aveva dovuto mettersi a lavorare per sovvenire ai bisogni della famiglia. Era stata assunta da Leon Gaumont, che prima di lanciarsi nella produzione di film, si occupava di vendere proiettori. Era stata in veste di segretaria di Gaumont che il 28 dicembre del 1985 aveva assistito al Grand Café , al boulevard des Capucines, a una proiezione privata della decina di brevi cortometraggi dei fratelli Lumière. La giovane donna aveva immediatamente colto le immense possibilità che offriva il nuovo mezzo.
Senza perdere tempo aveva proposto a Gaumont di girare non un documentario, ma una scenetta di fantasia, la prima fiction della storia del cinema. Il suo datore di lavoro aveva accolto con grande scetticismo e solo dopo una pressante insistenza le aveva concesso di realizzarla a patto però che lo facesse al di fuori dell’orario di lavoro. Si era poi rapidamente ricreduto quando aveva capito che avrebbe venduto più facilmente i suoi proiettori se accompagnati da filmati. L’autodidatta Alice Guy si lancia allora nell’avventura, dapprima mettendo a contributo amici e girando nel cortile adiacente agli uffici Gaumont. Subito capisce che « bisogna nutrire la macchina » con delle storie che accinge dalla sua fantasia o dalle numerose letture di figlia di libraio.
I suoi film, dice lo storico del cinema Jean-Michel Frodon, meritano di essere visit non sono solo un interessante documento dell’epoca ma perché sono divertenti, inventivi, provocatori oltre che ricchi di invenzioni formali.
Raccontare Alice Guy (foto) significa raccontare i primi passi del cinema. E’ ciò che ha convinto José-Louis Bocquet a scrivere assieme all’illustratrice Catel Muller il romanzo grafico della sua vita (album edito da Casterman) per il quale hanno consultato gli archivi cinematografici, le foto e le lettere della collezione privata della regista.
Alice Guy, morta negli Usa nel 1968 a 94 anni, dopo il suo ritorno in Francia nel 1919 non aveva praticamente più lavorato nel cinema che ormai aveva preso nuove direzioni. Lo stesso era successo all’altro grande pioniere del cinema, il mago Meliès, che aveva concluso la vita vendendo giocattoli e dolci alla stazione Montparnasse. La sua casuale riscoperta ha ispirato il suo grande ammiratore Martin Scorsese che nel 2011 con il film Hugo Cabret ha fatto scoprire alle nuove generazioni il suo genio. Pur avendo ottenuto prima di morire qualche riconoscimento Alice Guy è ancora ben lungi dall’essere conosciuta come merita. Intanto però, per fortuna, sono state recuperate alcune sue pellicole che si possono ammirare su YouTube. Un oblio stupefacente per una donna che assieme ai fratelli Lumière e al grande Meliès