La parola più abusata in questo scorcio d’inizio Avvento, stante la “solita” piena del Po che passa e, quasi sempre, non provoca danni eccessivi dalle nostre parti, è stata “fontanazzo”, sorgente da infiltrazione d’acqua che si crea nell’argine esterno. Tutti, chi più chi meno, in queste ore durante le quali si sapeva non sarebbe successo alcunché o quasi, si sono improvvisati esperti idrogeologi, decisi traghettatori dello Stige, sapienti detentori dei segreti delle golene, scafati navigatori d’acqua dolce. E giù fiumi di parole e di inchiostro, tracimanti ben oltre gli argini maestri, ore di dirette a discettare su previsioni e storia dell’idrometro di Boretto, dei cm in più o in meno necessari all’esondazione, con microfoni, telecamere, flash, taccuini, stivaloni, selfie, foto, curiosità varie, summit, riunioni semi-urgenti, sacchetti di sabbia, strade allagate, elicotteri e reportage con l’acqua già a metà gamba. Un circo Barnum informativo che spesso ha sfiorato le atmosfere liriche, fatte di nebbie e brume ma anche di calma e arcobaleni dopo la tempesta.
Quale sia il ruolo dell’informazione in tutto questo è di difficile discernimento; se cercare di razionalizzare riportando il tutto alla quotidianità di chi vive praticamente in mezzo al Po o soffiare sul sacro fuoco dell’Apocalisse imminente creando un surplus d’apprensione oltre a quella legittima che ci fornisce madre-matrigna Natura. L’acqua è elemento archetipico di ri-nascita ma anche di morte per annegamento e distruzione e probabilmente i meccanismi degli operatori dell’informazione si son fatti governare in queste ore dal subconscio collettivo dove riposa il mito di Atlantide sommersa. Forse solo raccontare ciò che si vede.
Anche il sindaco Marcello Coffrini e il parroco di Brescello don Evandro Gherardi fino a ieri dipinti da un coro acritico e giustizialista quali novelli manovratori di Gomorra, hanno beneficiato dell’aspetto purificatorio (e benedicente) dell’acqua; la loro processione col Cristo parlante li ha totalmente riabilitati agli occhi della pubblica opinione rivierasca e cittadina quali salvatori della patria. Vuoi sul fronte civico che su quello spirituale e religioso. Poche ore il tanto temuto e sbandierato raggiungimento del livello del Po, di questo mare di immagini e voci, non rimane più nulla. Se non l’eco perduta di un rintronamento padano. Perché le acque del Grande Fiume anche in questa occasione non si sono curate di noi, ma hanno guardato e sono semplicemente passate.