Firenze – Un corteo partecipato, un messaggio forte: no alle politiche di privatizzazione europee della sanità, sì al diritto alla salute per tutti i cittadini. Queste le parole d’ordine che ieri, 7 aprile, sono risuonate nel corso della seconda giornata europea in difesa della sanità pubblica. Anche Firenze si è infatti unita alle manifestazioni che si sono tenute in moltissime città europee.
Sotto la cupola del Brunelleschi sono state centinaia le persone che si sono incontrate per poi sfilare per le vie del centro. Hanno aderito alla chiamata oltre settanta associazioni e comitati: la manifestazione è stata eterogenea, sintomo che la questione è trasversale e tanto importante da consentire a realtà anche molto diverse ad unirsi e sfilare insieme, contro i tagli che la sanità pubblica subisce.
Consiglieri comunali e regionali del Movimento 5 stelle, Si Toscana, oltre alla presenza di Rifondazione Comunista e del Partito Comunista e Alternativa Libera, sono scesi in piazza per ribadire il proprio sostegno alla sanità pubblica insieme ai sindacati di base (USB, CUB, COBAS, FIALS e NURSIND (tra i primi firmatari dell’appello).
In piazza anche la voce dei lavoratori della sanità, che denunciano una situaizone insostenibile a causa dei tagli continui. Tagli che non consentono, secondo quanto dicono questi lavoratori, le necessarie assunzioni di personale rendendo così eccessivo il carico che grava sulle spalle di un personale ridotto all’osso.
In piazza anche la voce dei lavoratori della sanità, che denunciano una situaizone insostenibile a causa dei tagli continui. Tagli che non consentono, secondo quanto dicono questi lavoratori, le necessarie assunzioni di personale rendendo così eccessivo il carico che grava sulle spalle di un personale ridotto all’osso.
Il corteo si è concluso in piazza S. Lorenzo, con gli interventi di politici, esponenti di comitati e sindacati di base.
“E’ necessario ricreare un blocco sociale per opporsi all’Europa delle banche e dei padroni – dice Stefano Cecchi, USB – intervenendo in maniera decisa in difesa della sanità pubblica, messa in discussione anche dal welfare aziendale, poiché molti rinnovi contrattuali stanno sostituendo parte del salario con questa voce”.