Dario Fo nell’appoggiare Beppe Grillo deve aver pensato un po’ anche a se stesso. Come, se un attore comico può vincere le elezioni allora un sottile e arguto attore che ha appassionato i giovani di una generazione, non solo contestando ma irridendo il vecchio potere, e per di più insignito del Nobel, dove avrebbe potuto arrivare? Fo rimase al suo posto, Grillo no. L’epoca di Fo era quella dei partiti e delle ideologie, quella di Grillo del più totale sbandamento. Magari Grillo, se vincesse davvero le elezioni, potrebbe perfino ricandidare Fo, a scapito della sua età, al Quirinale. Due attori nel dramma dell’Italia buffa e tragica.
Quel che appare evidente dalla convention sicula è che Grillo è e farà il capo, che Di Maio e Di Battista restano i suoi vice che però dipendono da lui, che la Casaleggio associati, un’azienda privata nelle mani del figlio di Gianroberto, Davide, è il contenitore che fornisce non solo dati, ma regole e principi, a un movimento politico. Pensiamo al triste evento di una vittoria grillina grazie all’Italicum a due turni. Ma che stupidi tutti quanti. Il Pd vuole una legge che secondo tutti i sondaggi favorirebbe i Cinque stelle, i quali invece propendono per un proporzionale che li farebbe perdere. Non è la prima volta che succede. La sinistra optò per il Mattarellum e vinse Berlusconi, il centro-destra per il Porcellum e vinse Prodi. Bisognerebbe stabilire che non si possono varare leggi nè che favoriscano, nè che demoliscano chi le propone, con evidente propensione al suicidio.
Resta il fatto che se il Movimento Cinque stelle, grazie al ballottaggio, e anche solo col 25 per cento dei voti al primo turno, vincesse le elezioni, o il presidente del Consiglio sarà Grillo detto Beppe o sarà uno dei suoi due vice che da lui prenderà ordini. In Italia avremo per la prima volta un super presidente del Consiglio, una figura esterna anche al Parlamento, dove Grillo non può essere eletto per le vicende note, al quale il governo si rivolgerà come alla vergine di Medjugorjie o all’oracolo di Delfo per avere indicazioni o suggerimenti, quando non vere e proprie Sarebbe un fatto nuovo e nell’anomalia italiana ricoprirebbe certo un posto di assoluto privilegio.
Ma non finirebbe qui. Si è parlato tanto di conflitto di interessi di Berlusconi, ad un tempo presidente del Consiglio e proprietario di mezzi di informazione. Che dire del grillismo che dipende da un’azienda privata che dispone della proprietà dei motori di ricerca e dei siti di un movimento costruito sul web, nonchè dell’elenco dei suoi aderenti, dei quali stabilisce il gradimemto o meno. Come commentare il conflitto tra le due associazioni di Grillo e Casaleggio, secondo il libro di Biondo e Canestrari, a proposito della disponibilta del portale Rousseau che Gianroberto ha lasciato in eredità al figlio Davide e della quale quest’ultimo è presidente? Noi avremmo un presidente del consiglio e un suo superiore dal quale prendere ordini e in piû una associazione privata che ne condizionerebbe ogni atto. E nella quale l’interesse privato è strettamente legato a quello politico. Un passo avanti, non c’è dubbio, per la trasparenza e l’onestà, per la libertà e la democrazia…