Parigi – Il 15 aprile 2019 le immagine del violento incendio che stava devastando Notre Dame avevano fatto il giro del mondo e tenuto col fiato sospeso milioni di persone sgomente all’idea che questo simbolo di Parigi potesse andare distrutto. Le fiamme, con cui i vigili del fuoco avevano lottato per ore, hanno provocato ingentissimi danni ma, fortunatamente, non hanno devastato irrimediabilmente la cattedrale parigina.
I lavori però, tra polemiche e intoppi vanno a rilento e, nonostante la pioggia di donazioni per la sua ricostruzione, sembra difficile che il restauro possa venire ultimato, come promesso dal presidente Emmanuel Macron, in 5 anni. Il capo dello stato non poteva certo prevedere che un’epidemia bloccasse i lavori. Già la scorsa estate i cantieri erano stati sospesi per questioni di amianto. Ora dal mese scorso è per colpa del Covid 19 che tutto è fermo né si ha un’idea di quando si potrà ripartire. I responsabili del cantiere hanno comunque assicurato che il cantiere è stato messo in sicurezza.
Mentre si dibatte ancora se i restauri devono o meno rispettare la chiesa com’era prima e i n particolare rifarsi ai controversi canoni di Viollet-le-duc che l’aveva restaurata nel XIX secolo, i francesi cominciano a insospettirsi sulle cause dell’incendio nonostante le autorità francesi avessero escluso una possibile origine criminale.
Le fiamme, si era detto, erano state provocate da sigarette spente male o da un corto circuito. Da allora però silenzio. Un silenzio, che in quest’era complottista, è sembrato nascondere qualcosa. Secondo un sondaggio pubblicato oggi da quotidiano “La Croix”, quasi un terzo dei francesi non è convinto della tesi dell’incidente perché ci “sono delle zone d’ombra. Per una minoranza ridotta , il 7%, , “si tratta di un incendio doloso” con il governo che cerca di “nascondere la verità”.
Un dieci per cento non si pronuncia mentre il 54% “ritiene che probabilmente si tratta di un incidente”. A credere a un incendio criminoso sono soprattutto i giovani e le persone con un modesto livello di studi. Il tempo di spegnere le fiamme che in rete già circolavano due video, uno in cui si additava un uomo come il piromane salvo poi scoprire che era un pompiere e un secondo che metteva in mostra una persona che su un tetto guardava le fiamme, salvo poi scoprire che era una statua.
L’inchiesta è stata affidata a tre magistrati. Niente emerso però finora sulle indagini. Intanto questo silenzio alimenta dubbi e sospetti.