Firenze – Oltre 400mila ungulati stimati in Toscana, regione seconda all’Austria come primato negativo per densità di ungulati. Con circa 80mila cinghiali abbattuti all’anno il fenomeno non si arresta e da problema grave diventa emergenza ambientale, economica e per la sicurezza pubblica.
Una soluzione per ridurre la portata del problema è stata presentata nella sede della Giunta regionale. Si tratta di creare recinti di dissuasori ad ultrasuoni, alimentati da pannelli fotovoltaici, per allontanare dalle vigne e dai campi coltivati oggi caprioli e cinghiali e domani, magari, anche lupi ed altri predatori che fanno danni negli allevamenti ovini.
La tecnologia si chiama Ultrarep (ULTRAsound Animal REPeller) e il progetto è di un’azienda privata, la start up toscana Natech, ma è finanziato anche con fondi pubblici, attraverso risorse del piano di sviluppo rurale regionale 2014-2020: 299 mila euro sui 331 mila di costo.
Il progetto è stato presentato questa mattina nel corso del convegno promosso da E.R.A.T.A. (agenzia formativa di Confagricoltura Toscana). Esso ha come obiettivo la protezione delle attività agricole e forestali con tecnologie innovative in grado di non arrecare danni agli animali e dal basso impatto ambientale. Avviato in via sperimentale in Toscana, è finanziato dal Bando “Sostegno per l’attuazione dei Piani Strategici (PS) e la costituzione e gestione dei Gruppi Operativi (GO) del Partenariato Europeo per l’Innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura (PEI-GO)” – annualità 2017.
Partners del progetto sono alcune imprese agricole toscane: Barone Ricasoli Spa Agricola (capofila), Società Agricola San Felice SpA, Azienda Agricola dell’Agnello Vilio, Azienda Agricola Meini Fabrizio. Con loro operano altri partners quali: NATECH Srl, CNIT-Consorzio Nazionale interuniversitario per le Telecomunicazioni, Dipartimento di Scienza della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia, WWF Arezzo Onlus, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, E.R.A.T.A. – Ente di assistenza tecnica e formazione della Confagricoltura Toscana.
Si tratta del primo esperimento in Italia, nato da un’intuizione e poi diventato una possibile soluzione. “Ho installato dei dissuasori in un giardino, erano strumenti non professionali – racconta Massimiliano Biagi, agronomo e direttore tecnico della Barone Ricasoli Spa – ma funzionò. Da qui l’idea di realizzarli su larga scala grazie alla collaborazione con Natech srl, per proporre una soluzione che sia efficace e soprattutto non impattante per l’ambiente, oltre che meno costosa”.
E non poco, se si pensa che le recinzioni costano ben 18 euro a metro. “Di dissuasori ne bastano pochi, anche uno ogni 30 metri, non impattano e soprattutto non hanno bisogno di manutenzione”.
La sperimentazione coinvolge tre aree: collina per i vigneti, foreste per impianti forestali e in pianura per coltivazioni ortive. Entro un anno sarà possibile vedere i primi risultati e valutarne l’efficacia. I dissuasori ad ultrasuoni studiati dalla Natech sono al momento sperimentati in tre realtà: l’Agricola San Felice di Castelnuovo Berardenga in provincia di Siena, l’impresa di orticoltura Dell’Agnello in Val di Cornia e il Parco delle Foreste Casentinesi. Collina, pianura e montagna, in modo da valutare la risposta in ambienti diversi.
L’obiettivo è creare reciniti invisibili e ‘corridoi’ in modo da far percorrere agli animali percorsi naturali in direzione appunto di boschi e parchi naturali, in modo da evitare che si spostino semplicemente in qualche vigna vicino.Capofila del progetto è la Baroni Ricasoli. Tra i partner ci sono anche dipartimenti e consorzi universitari, il Wwf, l’Ente regionale di assistenza tecnica in agricoltura ed altre aziende agricole.
A differenza dei normali dissuasori acustici, che fanno solo rumore, in questo caso si tratta di frequenze a cui sono sensibili solo gli animali: in particolare gli animali che si vuole tenere lontani. Il progetto, che andrà avanti fino al 2021, è nella fase in cui si stanno raccogliendo i primi dati sui risultati, per poi compararli. I dissuasori sono già attivi da un anno. “Naturalmente – spiegano dalla Natech – utilizziamo solo frequenze che recano fastidio a caprioli, cinghiali e daini e non alle altre specie”.
“Non c’è una misura unica per risolvere il problema, delicato e grave – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Remaschi – Noi lo stiamo affrontato con molto impegno sin dall’inizio di questa legislatura, prevedendo forme di abbattimento ulteriori rispetto a quelle tradizionali, ma abbiamo bisogno di trovare altre soluzioni. Sicuramente su questo tema, l’innovazione e la tecnologia offrono altri strumenti che possono ridurre i danni in agricoltura e creare un sistema virtuoso per le aziende. Anche questa sperimentazione credo che abbia una sua importanza, non solo per gli ungulati ma anche per i predatori. Dobbiamo dare delle risposte, questo è quello che si aspetta il mondo dell’agricoltura. E con i Gruppi Operativi e con l’innovazione possiamo centrare certi obiettivi”.