Ha dovuto affrontare la prima, pesantissima tragedia della sua gestione delle Infrastrutture. Mentre i giornali di mezza Italia puntavano il dito sul “colpevole oggettivo” della strage lungo i binari della Puglia, ovvero, come l’ha chiamata Sergio Rizzo, “la sciagurata non politica del non trasporto pubblico”.
Il Ministro Graziano Delrio, che viene dalla città di Reggio Emilia dove si decanta l’Alta Velocità ipertecnologizzata, ha avanzato il primo tentativo di spiegazione in Parlamento mentre un Paese attonito si chiede come sia stato possibile morire a grappoli mentre ci si sposta per studio o per lavoro su una tratta a binario unico gestito da una telefonata. Con la spada di Damocle del rapporto Pendolaria di Legambiente che ci riferisce come il servizio ferroviario regionale abbia subito tagli del 6,5% mentre i biglietti continuano ad aumentare.
Il disastro definitivo su rotaia però avviene quando lo Stato demanda alle Regioni la gestione del trasporto locale, col risultato sotto gli occhi di tutti. Nessun investimento o quasi e servizi da terzo mondo. Il bello è che l’Unione europea avrebbe anche stanziato soldi per migliorare il trasporto pubblico nel sud d’Italia, ma gli amministratori non hanno avanzato lo straccio di una idea per redigere progetti in grado di far scattare gli investimenti.
L’Italia è un Paese in cui “non è mai stata fatta la cura del ferro, quando bisogna tenere conto che ci sono oltre 5 milioni di persone che lavorano e si spostano per motivi di studio su linee regionali” e di certo, il sistema di sicurezza regolato con il meccanismo del consenso telefonico “è uno dei sistemi tra i meno evoluti. Si affida interamente all’uomo”. Così comunque ha riferito alle Camere Delrio, nella sua informativa alla Camera sottolineando però che “con questo Governo c’è stata un’inversione di tendenza netta rispetto al passato e abbiamo destinato diversi miliardi al trasporto ferroviario regionale.
Delrio, spiegando il funzionamento del meccanismo che regola la circolazione ferroviaria sul binario unico in cui è avvenuto l’incidente, ha ricordato che “le tecnologie oggi disponibili sono molteplici, in quei luoghi il sistema del binario unico è in uso da oltre 60 anni e la frequenza dei convogli è inalterata da 10 anni, e non ci sono mai stati problemi nella applicazione del sistema”. Questa volta non è stato così. Il ministro ha anche ricordato che in Italia ci sono 2700 chilometri di linea ferroviaria a binario unico presenti nella rete delle ferrovie secondarie. “Da anni – ha detto – sono in corso sistemi di ammodernamento per ammodernare le linee a binario unico, ma bisogna ricordare che il raddoppio del binario garantisce maggiore capacità ma non maggiore sicurezza”.
Sotto accusa, quindi, non c’è il binario unico, ma il sistema di sicurezza regolato con il meccanismo del consenso telefonico che “è considerato maggiormente a rischio perché affidato interamente all’uomo”. “Per accertare la dinamica – ha annunciato il ministro – abbiamo nominato una commissione di inchiesta che accerterà cause, dinamiche e responsabilità nella sicurezza”. Delrio ha fatto anche un altro annuncio: il governo ha deciso di stanziare ulteriori 1,8 miliardi di investimenti per le reti regionali non di competenza nazionale.
Dal Movimento 5 stelle sono invece arrivate a Delrio pesanti accuse: “Lei ministro è il primo responsabile, politicamente, di questa tragedia”, ha detto Giuseppe D’Ambrosio, deputato andriese M5s, in aula alla Camera. Parole che hanno suscitato un brusio di proteste dai banchi della maggioranza. Nello specifico, D’Ambrosio ha accusato Delrio di non aver risposto ad una sua interrogazione parlamentare del 2013 con la quale chiedeva lumi proprio sui lavori di raddoppio della tratta Corato-Andria e sull’uso di fondi europei: “Lei ha avuto 3 anni per rispondere e non ha mai risposto” ha denunciato. E ancora: “Perché lei adesso è a fianco degli enti locali e non prima? Perché voi siete a fianco di Emiliano, ma non dei cittadini. Prendetelo una volta quel treno. Lei ha mai preso un treno regionale?”.