Firenze – Fra il 2012 e il 2013, il Comune di Firenze ha speso la bellezza di 34 milioni di euro per gli uffici giudiziari fiorentini, sotto voce di manutenzione, utenze e canoni. Spese che dovevano e dovrebbero essere rimborsate dallo Stato stesso, soldi che per ora non sono stati affatto versati, a quanto risulta, nelle casse del Comune. A tirare fuori la patata bollente, il capogruppo di Firenze riparte a Sinistra in consiglio comunale Tommaso Grassi. Che, a dire il vero, ha coinvolto nella sua “preoccupazione” anche una bella fetta di maggioranza, dal momento che la denuncia è stata fatta proprio oggi nel corso del consiglio comunale. Tant’è vero che l’assemblea ha approvato la richiesta di diffidare formalmente lo Stato a pagare.
“Esiste una sostanziale differenza tra inserire sulla carta una cifra così alta per far quadrare i conti e realmente incassare il rimborso – ha spiegato Grassi – per adesso sono stati incassati solo 1,9 milioni di euro e ben 11 milioni risultano oggi come residui passivi. Siamo preoccupati perché questa cifra potrebbe persino raddoppiare il 31 dicembre 2014″.
Il problema e i dubbi nascono da due fatti oggettivi: da un lato, sebbene sulla carta le cifre dovute dallo Stato si segnino senz’altro come “certe”, il particolare periodo (spending review e riforme “che ipotizzano a partire dal 2015 l’accentramento delle spese degli uffici giudiziari direttamente al Ministero di Giustizia”), non fanno certo dormire sonn tranzuilli alle amministrazioni. Dall’altro, spiega Grassi, “ se anche lo Stato pagasse subito le cifre che deve al Comune di Firenze, sarebbero comunque sentite le problematiche dovute alla gestione, tra cui la crescente difficoltà al pagamento dei fornitori”.
Dunque, alla fine, il consiglio comunale ha optato per dare il via libera ad alcuni atti, presentati dal gruppo di sinistra. “Oggi il Consiglio comunale di Firenze ha formalmente richiamato al senso di responsabilità il Governo chiedendo di onorare i debiti verso il Comune e di rimborsare completamente le spese sostenute in questi ultimi due anni arrivando fin da subito a diffidare dal punti di vista legale lo Stato ed evitare che i 24 milioni già iscritti a bilancio non si traducano in ‘buchi di bilancio”, conclude Grassi.