Ue: norme anticorruzione italiane insufficienti. Stop leggi ad personam

Il primo report della Commissione sulla corruzione in Europa è impietoso con l’Italia

Conflitti d’interesse, leggi ad personam, lunghezza dei processi e conseguente prescrizione, accordi tra politica, imprenditoria e criminalità, appalti truccati. Sono questi i principali e durissimi guidizi sull’Italia nel primo report della Commissione Ue sulla corruzione.bruxelles_1

Nel suo report, l’Ue rende noto che in Italia, la corruzione raggiunge un valore di circa 60 miliardi di euro l’anno, pari a circa il 4 % del Pil. Basti pensare che i dati sulla corruzione parlano di 120 miliardi di euro annui a livello europeo, quindi il Belpaese “contribuisce” da solo per metà dell’intero ammontare. Nonostante la legge anticorruzione adottata nel novembre 2012 per combattere il fenomeno, la Commissione Ue ritiene ancora preoccupante il livello di corruzione in Italia. Da Bruxelles suggeriscono quindi di perfezionare la legge.

Un’altra critica particolarmente seria mossa all’Italia è quella delle leggi ad personam. Dal lodo Alfano al legittimo impedimento, fino alla depenalizzazione del falso in bilancio, l’Ue prende come esempi questi ed altri casi come ostacolo alle norme per garantire processi efficaci.

Tocca poi al problema prescrizioni, Bruxelles fa notare come in Italia termini, regole e metodi di calcolo, sommati alla lunghezza dei processi, determinino l’estinzione di un gran numero di procedimenti. Come esempio viene indicato (pur senza fare nomi) il processo Mills, conclusosi con l’ex premier Berlusconi prosciolto per scadenza dei termini di prescrizione.

La Commissione Ue non è tenera neanche con la classe politica italiana. “In Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’alto numero di indagini per corruzione”. L’accento viene posto anche su consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose e sul caso di un “parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi”, implicito riferimento al caso Cosentino.

bruxelles_sede_ueC’è poi il problema della gare d’appalto truccate, quelle cioè dove la partecipazione è richiesta “pro forma” ma il vincitore è in realtà già stato deciso a tavolino precedentemente.

La relazione evidenzia infine i numeri, impietosi, di questo fenomeno sottolineando come solo nel 2012 siano scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare in circa metà delle 20 regioni italiane e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti.

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