“Twenty”: rileggere la storia recente, mentre infuria la guerra in Europa

Firenze – A leggere il racconto di questo pezzo della nostra storia più recente sembra quasi che il destino abbia concentrato in vent’anni tutte le tipologie di crisi e disastri che possono colpire il genere umano. Quelle da lui procurati, ma anche quelli naturali spesso rivelano incoscienza e irresponsabilità. Vent’anni di crisi diverse, ma micidiali, a partire dal terrorismo e le guerre condotte per combatterlo in territori che non hanno mai trovato pace.

La storia corre così impetuosa che siamo oggi a vivere l’ennesima grande tragedia che è quella dell’Ucraina e della guerra in Europa.  Molti a cominciare dal presidente francese Emmanuel Macron hanno parlato in questi giorni di una grande svolta, un cambiamento epocale. Commenti sul tema con variazioni “nulla sarà più come prima”, che risentono dello sbigottimento di fronte alla violenza e all’uso indiscriminato della forza da parte della Russia. Una frase che Federico Rampini, autore della prefazione, propone di proibire per sempre. Centinaia di editoriali, di analisi e di commenti sono cominciati così, scrive, per cui alla distanza “si rivaluta il mestiere del cronista”.

E’ un processo di consapevolezza attraverso la memoria e l’esperienza, i sentimenti e le emozioni quello al quale  invita il volume di Francesco Semprini “Twenty – Il nuovo secolo americano: venti anni di guerra e pace nelle cronache di un giornalista italiano” edito da SignsBook.

Il libro così avvincente, così pieno di storie, di umanità, di eventi drammatici ne è la dimostrazione. Giornalista professionista con base a New York, Semprini ha seguito per La Stampa le più importanti vicende politiche ed economiche americane del Nuovo Secolo, ed è stato inviato di guerra nei principali teatri di crisi del Pianeta.

Lo ha fatto da cronista, uno di quelli che corrispondono all’immagine più alta del mestiere dell’informazione, una missione vissuta con “giocosa impetuosità” (l’espressione è sua, dedicata a un collega) ed è su questo genere di professionisti che deve essere ricostruita un professione in gran parte ridotta, per la crisi dell’editoria e la mancanza di prospettive, a mero resoconto redazionale.

Semprini è un cronista con la passione per i posti complicati e “polverosi”, oltre che per le questioni di politica internazionale e militare come quella intricatissima della Libia. Un reporter che accompagna (“embeddato”, secondo l’anglismo italianizzato nato con la prima guerra del Golfo) i reparti in prima linea. Quello che vede colleghi cadere feriti, ma non si fa sfuggire alcuna occasione per quanto rischiosa possa essere, per andare a vedere, testimoniare, raccontare ai lettori ciò che vede e verifica di persona. Indossando l’elmetto e il giubbotto antiproiettile.

“Talvolta in questi frangenti il corpo e la mente si scindono, adrenalina e prudenza scorrono in direzioni opposte. – scrive – Andare avanti comunque per catturare l’immagine sublime, per arrivare laddove si vede di più, o fermarsi perché il rischio è incalcolabile rispetto a qualsivoglia traguardo? E’ questo l’annoso quesito che accompagna puntualmente ogni sortita in  prima linea. Non vi è risposta univoca, perché avere paura (seppure calcolata e controllata) non solo significa dimostrare di avere il coraggio di superarla, ma talvolta salva le terga”.

Nel libro si intrecciano in modo armonico e coerente diversi piani narrativi. Quello del racconto dei fatti e dei concreti problemi che un cronista di guerra deve affrontare e superare. Quello umano delle persone che incontra, storie di sofferenza oppure di coraggio, comunque di sentimenti ed emozioni. Infine quello dell’analisi e dell’interpretazione che sono necessari soprattutto in situazioni nei quali si vive un frammento di un evento collettivo drammatico ben più ampio. Fra i tanti capitoli da leggere, quello dell’ultima battaglia contro l’Isis e la riconquista di Mosul, con l’intervista al foreign fighter italiano Bougana e l’incontro con Lorenzo Orsetti detto Tekosher , “lottatore”, combattente per la causa curda.

Twenty offre soprattutto l’opportunità di approfondire i cambiamenti avvenuti all’interno della società e della politica americana: il trauma dell’11 settembre, le guerre in Afghanistan e in Iraq, i presidenti che si sono succeduti, da Bush jr. a Obama, Trump e Biden; il venire a galla la spaccatura che attraversa la società americana con le sua componenti radicali e le sue permanenti tensioni razziali, che hanno portato a un conflitto ancora non sanato.  “Biden sarà in grado i captare e cooptare energie e istanze sprigionate dalla fine dei primi Twenty del nuovo secolo americano?”, si chiede Semprini nella conclusione. Soprattutto perché i secondi venti si sono aperti con la nuova drammatica sfida di Vladimir Putin all’America e all’Europa. La guerra torna al nord e divide di nuovo Occidente e Oriente.

Una nuova sfida che si aggiunge alle altre: il Mediterraneo e le sue crisi irrisolte sulle quali hanno parlato i sindaci e i vescovi nello scorso fine settimana a Firenze. La tragedia epocale delle migrazioni con il Mediterraneo trasformato in un cimitero senza lapidi. Ma anche la minaccia costante delle crisi come quelle che hanno colpito dal 2008 i sistemi finanziari internazionali. Infine, la pandemia che ha New York ha riportato gli obitori da campo, come l’11 settembre 2001, e i cui sviluppi sono tutt’altro che prevedibili.

Venti anni che verranno ricordati come uno dei periodi di transizione più difficili perché portano con sé le conseguenze di una globalizzazione non ben gestita come le disuguaglianze, la crisi della classe media, lo smantellamento di industrie e la disoccupazione.

Twenty vi narra di tutto questo. E’ un libro ricchissimo anche di contenuti e illustrazioni multimediali fruibili con smartphone o tablet con il qrcode e anche audiolibro, con i brani letti dall’autore.

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