Secondo uno studio di Prometeia, l’area sarebbe in grado di generare il 4% del Pil nazionale e di incidere per il 7,6% sull’export nel settore agro-industriale. L’area in questione sarebbe quella che collega Reggio a Parma e Piacenza da una parte, a Cremona e Mantova dall’altra, proprio quell’Area vasta dell’Emilia Nord-Ovest cui guarda con crescente interesse anche Unindustria Reggio per dichiarata volontà del suo presidente Mauro Severi, già nel primo discorso di insediamento.
Proprio per i numeri di cui sopra e l’omogeneità del territorio da un punto di vista storico, culturale, sociale ed economico, nonché quella stazione Mediopadana a Reggio che di questa area vasta dovrebbe diventare lo snodo ferroviario di riferimento, i presidenti confindustriali di Reggio, Parma e Piacenza hanno di recente firmato un patto di comune accordo. Sulla strada di una progressiva competitività delle imprese del nostro territorio però c’è la lentezza della Regione Emilia Romagna nell’attuazione della legge Delrio sul riordino dei sistemi amministrativi locali e l’abolizione (vera) delle Province.
Ma anche la configurazione del sistema confindustriale ha preso una strada diversa con l’aggregazione di Bologna, Modena e Ferrara, cioè di un’asse dell’Emilia Centro in contrasto sia con l’area Emilia Nord-Ovest che della Romagna. Insomma l’ossatura dell’imprenditoria medio-padana deve combattere su più fronti nei suoi tentativi di formazione.