Si dovesse valutare l’applicazione schietta del discorso delle Beatitudini dalla disposizione del popolo in cattedrale, alla prima di monsignor Massimo Camisasca da quarto vescovo della diocesi reggiano-guastallese, ci sarebbe più d’una cosa da ridire. Gli “ultimi” in questione da un punto di vista evangelico sono i “primi” nella vita civile: onorevoli, amministratori, autorità varie e rappresentanti delle diverse consorterie cristiane infatti siedono in primissima fila nei posti loro riservati da una rigida organizzazione curiale. Sarà che la fine dei tempi è ancora di là da venire, sarà la prassi liturgica ma molte persone sono rimaste fuori dalla chiesa madre per permettere alla casta di esibirsi comodamente e piamente di fronte al clero diocesano per una volta schierato in pompa magna. Vicenda che stride con la volontà di Camisasca di iniziare il suo episcopato in mattinata visitando i carcerati, le suore di clausura e i preti anziani e ammalati.
Nei suoi primi interventi pubblici reggiani comunque il vescovo Camisasca è parso più concreto e meno etereo nelle citazioni rispetto all’ormai emerito suo predecessore Adriano Caprioli, peraltro assente o meglio, come si dice in questi casi, “presente in preghiera”. Sbrigativo nella sua essenza con giovani e municipalità, il 66enne alto prelato milanese ha snocciolato in “silenzio, preghiera e compagni di viaggio” i tre capitoli della sua omelia centrale. “Tradendo” all’inizio la sua appartenenza ciellina nell’incipit della predica: “la missione della Chiesa è quella di fare esperienza del Cristo e annunciarne la presenza”. Dal suo canto il sindaco Graziano Delrio, prima dell’ingresso in duomo, ha ricordato al vescovo che questa è la terra di don Giuseppe Dossetti, tanto per mettere in chiaro le cose.
Tra le prime grane che il neo pastore si troverà ora ad affrontare, oltre a quella economica e alle comunità a loro stanti, le piccole-grandi divisioni interne. Prima fra tutte quella relativa all’adeguamento liturgico della cattedrale stessa che tanto clamore mediatico ha recentemente suscitato anche per la volontà di fare di Reggio un eventuale modello da esportare. Che tiri già una certa aria di ritorno al passato lo si è potuto evincere dalla celebrazione odierna; lo spostamento della cattedra vescovile e la comparsa di un crocifisso iconograficamente assai tradizionale, erano lì a dimostrarlo. Ma parlare semplicemente di contro-rivoluzione sarebbe ingiusto e riduttivo anche perché le persone decise hanno sempre sorpreso schieramenti e categorie. Annotazione finale: tra i presenti anche il cardinale Camillo Ruini.