Firenze – Vittime di reato. Poi, non importa età, condizione, sesso, religione, nazionalità o quant’altro: basta rivolgersi alla giustizia e forze dell’ordine affinchè la Rete Dafne che nasce anche a Firenze (seconda città in Italia dopo Torino) intervenga, orientando, secondo i casi, l’assistenza legale, psicologica, medica e sociale della vittima.
Il primo passo è stato compiuto oggi, con la firma del protocollo di intesa che ha visto la sottoscrizione del sindaco Dario Nardella, del presidente del Tribunale di Firenze Marialena Rizzo, del procuratore della Repubblica Giuseppe Creazzo, del presidente dell’associaizone Aleteia Simone Stefani e del direttore sanitario della Asl Toscana Centro emanuele Gori. Da sottolineare l’indispensabile intervento nella costituzione della Rete dell’Ente Casa di Risparmio di Firenze, che era rappresentato dal vicepresidente Pierluigi Rossi Ferrini . Presente anche l’assessore al sociale del Comune di Firenze Sara Funaro.
Il secondo passo, che sarà fondamentale per permettere l’avvio dell’attività della struttura, prevista per ottobre, sarà la formazione degli operatori, il vero nerbo della Rete, che seguiranno le vittime.
La Rete Dafne ha dunque lo scopo di dare ascolto e sostegno alle vittime di reato, finalità che persegue con la creazione di una rete appunto di presidi e attività capaci di intervenire quando coloro che si trovano ad affrontare le conseguenze di un reato lo richiedano. Un aiuto che si potrà esplicare in vari campi, attraverso interventi specialistici che vanno dall’informazione sui diritti, al sostegno psicologico, al trattamento integrato di psicologia e psichiatria e di mediazione. Sarà una cabina di regia in cui siederanno rappresentanti delle istituzioni firmatarie a provvedere ai singoli aspetti del progetto. Una modalità che darà concretezza a una direttiva europea che ha istituito norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato.
Ed ecco come funzionerà la Rete. Il contatto telefonico verrà fornito al momento dello svolgimento del processo o quando la vittima farà denuncia di reato. La sede sarà in uno spazio del Comune, luogo protetto e anonimo per tutelare le persone che si rivolgeranno al Centro. I servizi saranno gratuiti, mentre il Comune garantirà, nell’ambito delle proprie competenze, prestazioni sociali tenendo conto delle norme in materia.
Per quanto riguarda i vari altri soggetti che compongono la Rete, ciascuno farà la propria parte: l‘autorità giudiziaria si impegna a garantire l’adozione di adeguate misure di tutela delle vittime di reato, mentre l’associazione Aleteia avrà il compito di gestire le attività di informazione, accompagnamento e orientamento della consulenza legale e dell’assistenza psicologica/psichiatrica e sociale. Fra i suoi compiti, anche la valutazione del rischio di “vittimizzazione secondaria” e la mediazione dei conflitti. L’Asl, dal canto suo, garantirà le prestazioni sanitarie giudicate necessarie, nell’ambito delle proprie competenze.
Inoltre, coinvolti nell’attività della Rete saranno anche altri soggetti, distinti per competenza: ad esempio, i servizi specialistici che verranno ritenuti necessari saranno svolti anche attraverso intese con le avrie associazioni presenti sul territorio, mentre la consulenza legale si avvarrà di intese con l’Ordine degli Avvocati fiorentini. Infine, la formazione e informazione degli operatori sarà seguita anche grazie all’intesa e alla collaborazione con la Rete Dafne di Torino.
A mettere l’accento sull’importanza della Rete, ringraziando in particolare l’apporto economico dell’Ente Cassa di Risparmio “senza il quale il progetto non sarebbe stato possibile” (si parla di un investimento di almeno 130mila euro), è stato il sindaco Nardella, che sottolinea anche la grande prova data dalla sinergia preziosa “di tutti i soggetti coinvolti”: “Per la prima volta – ha detto Nardella – istituzioni e associazioni si mettono insieme, formando una cabina di regia permanente” in grado di fornire una vera e propria “rete” di salvataggio per vittime che rischiano di trovarsi spaesate senza sapere che fare.
Un punto su cui ha insistito anche l’assessore Sara Funaro, che ritiene il Centro prezioso per tutti coloro che, dopo aver subito il reato e dopo la denuncia, rischiano di sentirsi smarrite e sole. “A seconda del problema – spiega ancora Funaro – verranno messe in contatto con le associazioni che si occupano proprio di quel profilo”. Di fatto, la Rete Dafne Firenze affiancherà l’attività che svolgono le varie associazioni del territorio.
“Un progetto che si inserisce nel potenziamento della tutela delle fasce deboli messa in atto dall’autorità giudiziaria – ha ricordato Giuseppe Creazzo – nell’ambito della linea dettata dalla direttiva europea in merito”.
Una profonda convinzione nel sostenere questa iniziativa è stata espressa dal professor Rossi Ferrini, che ha anche sottolineato il fatto che Firenze sia la seconda città dopo Torino a realizzare questo progetto, il che segnala ancora una volta la storica tradizione fiorentina dell’accoglienza e dell’ascolto, “dato che l’ha resa punto di riferimento anche internazionale”.
Il miglioramento della vivibilità sociale è stato il punto centrale dell‘intervento di Simone Stefani in rappresentanza dell’associazione Aleteia, che parla di questo progetto come di “traguardo di civiltà”, raggiunto, come spiega, dopo due anni di lavoro fra soggetti privati istituzionali. Traguardo di civiltà per giungere, come ha detto Stefani citando il filosofo politico Avishai Margalit, a una “società decente”.