Firenze – E’ Grazia Galli, a nome dell’associazione Progetto Firenze, a muovere una serrata critica sull’intervento “all’ultimo tuffo” messo in atto dalla giunta fiorentina per “stoppare” la turistificazione del commercio cittadino, con la delibera che vincola le attività dei due mercati storici del centro, Sant’Ambrogio e San Lorenzo. Un intento, dice Galli, “che ha tutto il sapore di un’iniziativa elettorale per dar mostra di occuparsi finalmente di un problema troppo a lungo ignorato: la turistificazione del commercio cittadino”.
Delibera che tuttavia, per l’Associazione, arriva troppo tardi per il mercato di San Lorenzo, “ormai frequentato quasi esclusivamente da turisti in cerca di souvenir e comitive impegnate in experiences gastronomiche”.
Non solo, continua Galli. “Invece di premiare con sgravi e incentivi i pochi commercianti rimasti a servizio dei residenti in centro, li appesantisce di vincoli, bloccando il cambio di tipologia merceologica per almeno tre anni, salvo eccezioni sottoposte al nullaosta degli uffici comunali. Aggravi burocratici di cui non si sentiva il bisogno che non porteranno certo né nuovi clienti ai mercati, né nuovi residenti nel centro di Firenze”.
E allora, va diretta al punto Galli, il problema, sulla scorta anche del precedente provvedimento a tutela delle botteghe storiche (sostanzialmente vincolate a mantenere insegne e arredi in cambio di un premiale inserimento nei circuiti della promozione turistica), mostra con chiarezza “quanto sia irragionevole accorpare le deleghe sul turismo e sul commercio nello stesso assessorato. Due settori strategici per la città, ma con bisogni assai diversi per sostenere i quali servono politiche differenziate, fuori da quella logica di un colpo al cerchio e uno alla botte usata troppo spesso negli ultimi anni con i risultati che sono ora sotto gli occhi i tutti”.
Errori gravi, conclude Progetto Firenze per bocca di Grazia Galli, “che Firenze sta pagando a caro prezzo e che chiediamo alla prossima Amministrazione, qualunque essa sia, di non ripetere”.