Turismo, nel 2020 presenze ridotte del 54% ma ci sono segnali di ripresa

Firenze – A giudicare da quanto visto nell’ultimo weekend di luglio e in questi primi giorni di Agosto i numeri sono incoraggianti. Ma molto dipenderà della nuove norme di accesso con Green Pass obbligatorio che entreranno in vigore fra quattro giorni. Il turismo in Toscana dopo l’annus horribilis 2020 dà segnali importanti di ripresa anche se il  ricordo di quanto accaduto l’anno scorso spaventa ancora molto.

Il rapporto 2020, presentato questa mattina a Palazzo Strozzi Sacrati e realizzato dall’Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana, fotografa benissimo la situazione, ma come esordisce l’assessore alla partita Leonardo Marras (nella foto) “limitarsi ai soli numeri sarebbe sbagliato” perché “visti uno dietro l’altro, hanno una dimensione davvero devastante”. Occorre invece guardare avanti.  “Bisognerà capire – continua – cosa rimarrà delle professionalità, della dotazione e della capacità di rendere un lavoro continuativo. Occorrerà soffermarsi su cosa domanderanno in futuro ancora i turisti  e di conseguenza sugli strumenti e sulle esperienze che si offrono, con un’offerta che auspicabilmente deve diventare ancora più varia”.

Ma eccoli i dati: Nel 2020 la Toscana ha registrato il 54,3% in meno di presenze: -76,5% degli stranieri e -28,7% degli italiani. Gli esperti non prevedono un ritorno ai livelli pre-pandemia prima del 2023 o 2024. Ma bisogna considerare il report dà conto soltanto delle strutture ricettive ufficiali: se si potessero quantificare anche i flussi degli affitti di case indipendenti e del comparto extralberghiero (come Airbnb), le perdite sarebbero inferiori. Secondo il rapporto, a partire dalla fine di febbraio 2020 i flussi provenenti dai Paesi extra europei si sono praticamente interrotti: il Nord America segna -90%, insieme a India e Cina. La Spagna registra -87,5% presenze, Nord Europa (-90,3%), Francia (-73,5%), Paesi Bassi (-63,5%), Germania e Austria (-60,4%) e Svizzera (-44,4%). Tra le destinazioni, le città d’arte sono in maggior sofferenza segnando un -72% di presenze nel 2020. Seguono le aree collinari con -62,4% e la montagna -49%. Secondo il rapporto, inoltre, l’area fiorentina ha registrato un -80,7%, seguita dalla Valdinievole e Montecatini che segnano -77,6% e la piana di Lucca -69,1%. Al contrario hanno retto meglio alla pandemia la Maremma con -25,1%, la riviera apuana (-25,6%), la costa degli Etruschi e l’isola d’Elba (-30,2%). Per quanto riguarda, infine, i contratti di lavoro avviati nel settore dei servizi turistici nel 2020 sono stati circa 100mila in meno, con una flessione del 44,5%: il triplo rispetto ai meno 34mila del complesso dell’industria manifatturiera (-29,3%) o degli altri settori dei servizi (-10,4%). I minori avviamenti si concentrano nelle città d’arte (-59%, solo a Firenze -65,3%), mentre più resilienti si dimostrano gli ambiti costieri (-24,4%) o montani (-37,8%).

A novembre ci sarà la Bto, la borsa del turismo. “Ci attendono ancora mesi di sofferenza, fin quando almeno non riprenderanno i voli da più lontano – conclude Marras – ed occorre una riflessione sulla qualità,che sta nelle continuità di un rapporto di lavoro. Una cosa è certa: rispetto ad altre segmenti dell’economia emerge come le città d’arte abbiamo ancora bisogno di supporto ed ammortizzatori”.

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