Firenze – In Italia ogni anno si registrano 36.000 casi di tumore alla prostata. La Toscana non fa eccezione, rispetto al resto della nazione. Tra i 65-79 anni, ovvero circa il 16% del totale della popolazione del territorio “granducale”, viene diagnosticato il 44% di tutti i tumori: di questi, uno su 5 è rappresentato da un carcinoma prostatico.
Dati allarmanti, dunque, quelli che vengono presentati oggi, mercoledì 10 febbraio, nel corso di un convegno organizzato da Comune di Firenze, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dal grant educazionale di Takeda. Unico sospiro di sollievo sembra venire dai risultati, buoni, dei trattamenti terapici indirizzati alla cura di questa malattia, che può mettere a repentaglio salute ed abitudini sessuali di chi ne soffre.
Grazie ad uno studio denominato Pros-IT, è stato possibile infatti valutare l’incidenza, oltre che la qualità di vita, dei tumori alla prostata ed evidenziare come i casi siano in aumento ma la mortalità sia in diminuzione.
Il progetto di ricerca Pros-IT è stato messo a punto dal CNR in collaborazione con il Dottor Mauro Gacci, dirigente medico di Urologia presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi, ed ha finora coinvolto 9 centri (4 di Urologia, 3 di Radioterapia e 2 di Oncologia) e 160 pazienti solamente in Toscana, ossia circa il 10% dei pazienti inclusi nello studio a livello nazionale.
Come detto, lo studio ha evidenziato che i casi sono in aumento, ma che sempre meno si muore di tumore alla prostata. Questo è possibile sia grazie a diagnosi precoce, screening e terapie, ma soprattutto alla chirurgia. È emerso, infatti, che – soprattutto in Toscana – si ricorre sempre di più al trattamento chirurgico: ben il 70% dei pazienti che soffre di carcinoma alla prostata sceglie di ricorrere alla chirurgia, effettuata spesso con tecnica robotica da personale specializzato, in quanto permette di massimizzare i risultati in termini di preservazione della continenza urinaria e della potenza sessuale, garantendo un rapido recupero fisico e psicologico da parte del paziente, oltre al già consolidato controllo oncologico.
Si ringrazia il Dott. Mauro Gacci per alcune precisazioni e correzioni al presente articolo, rivisto – rispetto alla versione originale – in data 12.02.2016.