Tu quoque, fili mi. Ovvero dell’incredibile estromissione di Luca Vecchi dalle elezioni Regionali 

Il dietro le quinte ed il vizio originale dalla giunta di Reggio Emilia

La gratitudine in politica non esiste. Se n’è avuta l’ennesima conferma con la clamorosa esclusione di Luca Vecchi dalla lista dei candidati PD reggiani alle prossime elezioni regionali. Il capoluogo della nostra provincia si ritroverà così senza un proprio rappresentante a Bologna, laddove si prendono le decisioni che dirottano centinaia di milioni di euro tra un territorio e l’altro. La vicenda ha quasi dell’incredibile e per il gruppo dirigente locale del PD costituisce un memorabile epic fail, e sta generando crepe profonde in un partito che invece avrebbe bisogno di coesione per contrastare un centrodestra che, malgrado pasticci assortiti e inciampi vari, continua a marciare col vento in poppa.

Luca Vecchi 9 mesi fa al convegno al Valli di fine mandato. Allora fu sommerso dagli applausi dei notabili del PD. Tre giorni fa è stato escluso dalle candidature del PD per le elezioni regionali

Gli spin doctors del PD fanno il loro mestiere e ora cercano di edulcorare il quadro, tuttavia il messaggio involontario, neanche tanto implicito, che il PD manda ai reggiani è il seguente: ”le giunte di Luca Vecchi, anche se quattro mesi fa siamo venuti a chiedervi il voto raccontandovi che avevano lavorato bene, se non benissimo, in realtà sono state talmente deludenti che neppure noi candidiamo più Luca Vecchi, nemmeno alle regionali”. Un autogol che potremmo definire tragicomico, se la politica non fosse cosa terribilmente seria.

Notte rossa e notte fonda per il PD cittadino

L’esito finale della querelle sulle regionali ha sorpreso anche noi di 7×24. Avevamo immaginato che il lungo tira e molla tra i candidati del PD non sarebbe finito benissimo, ma un simile terremoto era veramente difficile da prevedere. Per trovare una “trombatura” così eccellente nella storia della sinistra reggiana bisogna tornare indietro di 30 anni, quando vittima del trappolone di turno fu il compianto Vincenzo Bertolini, storico segretario del partito di orientamento migliorista sacrificato all’epoca senza tanti complimenti e oggi destinatario di commossi e tardivi libri-ricordo.

Gazza nel 2015 con un idolo di gioventù, Matteo Renzi

Tre anni fa Vecchi ha battuto i quartieri “pancia a terra”, sezione per sezione, telefonando personalmente a decine di iscritti e militanti, per far nominare segretario provinciale del PD Massimo Gazza, ex sindaco del piccolo comune di Boretto, ex leader della corrente renziana reggiana, nonché vicinissimo da sempre a Graziano Delrio. Gazza vinse di misura sul sindaco di Rubiera Cavallaro (52,5%-47,5%) e in nessun caso avrebbe potuto farcela senza l’impegno h24, ore pasti incluse, di Luca Vecchi. Ma Cavallaro, nel frattempo nominato vicesegretario del partito, la partita delle regionali l’ha giocata al fianco di Costa, l’antagonista principale di Luca Vecchi. E quando i circoli cittadini piddini, unanimemente fedeli a Vecchi, hanno chiesto a Gazza di schierarsi e inserire il nome dell’ex sindaco di Reggio nella terna dei candidati, Gazza, che, come detto, era diventato segretario del PD spaccando il partito in due come una mela, ha allargato ecumenicamente le braccia invocando “l’unità del partito”, cioè di fatto si è accodato a quelli che hanno sbarrato la strada a Vecchi. Adesso si sprecano le pacche sulle spalle e le lacrime di coccodrillo per l’ex sindaco, nonché gli appelli a trovargli improbabili incarichi romani o bolognesi, ma la frittatona gigante ormai è fatta. Insomma, viene a mente l’antico proverbio: “Dai miei amici mi guardi Iddio, che ai nemici ci penso io”. 

Gazza, Massari e Vecchi: c’eravamo tanto amati

Sulla candidatura di Massari a sindaco di Reggio, l’imprinting di Luca Vecchi è stato ancora più netto. Vecchi è stato il primo, nell’agosto 2023, a dichiarare che Reggio Emilia era pronta per “un sindaco civico”. Massari non avrebbe mai passato le selezioni – neppure i turni preliminari – se Luca Vecchi non fosse andato nei circoli del PD a perorare la causa di un nome, quello di Massari appunto, sconosciuto ai più. E se lo stesso Vecchi non avesse messo il veto all’ipotesi primarie, che avrebbero probabilmente incoronato altri candidati, oggi Massari sarebbe uno stimato infettivologo in pensione. Lo snodo determinante, nel patatrac delle regionali, è stata proprio la formazione della nuova giunta Massari. Lo sapevano anche i sassi che, se non fosse entrato in giunta il consigliere regionale Federico Amico, alle regionali si sarebbe creato un ingorgo terrificante e sarebbero esplosi i fuochi artificiali, lasciando sul campo, politicamente parlando, morti e feriti. Invece Massari e il suo entourage, dove è stata ufficializzata la nomina di Marco Pedroni a Capo di Gabinetto (altra previsione azzeccata di 7×24), hanno tirato dritto, nominando assessore alla cultura Marco Mietto, dopo avere offerto la stessa carica a Piergiorgio Paterlini. Due persone più che degne, per carità, ma dal peso politico pari a zero o giù di lì. Insomma, se Massari voleva dimostrare di essere autonomo da Luca Vecchi (“Tu quoque, fili mi?“), c’è riuscito bene, anzi benissimo. Pure troppo. Il risultato infatti è che Vecchi è stato praticamente “fatto fuori”.


Marco Antonio/Marlon Brando veglia il corpo di Giulio Cesare ferito a morte dalle pugnalate dei congiurati. Chi sarà il Marco Antonio che vendicherà Luca Vecchi?

La surreale vicenda – non dare incarichi politici di rilievo a uno che ha appena smesso di essere sindaco del capoluogo è oggettivamente al limite del fantascientifico, nella vicina Modena il sindaco uscente Muzzarelli è stato candidato alle regionali senza tante storie – ha confermato due previsioni che 7×24 aveva vaticinato nella fase di avvicinamento alle elezioni comunali. Avevamo infatti scritto che le numerose adesioni all’area Schlein di attivisti politici reggiani da sempre vicini a Luca Vecchi, che al Congresso nazionale del PD si era invece schierato con Stefano Bonaccini, avrebbero fortemente indebolito l’ex sindaco. Sostenere il candidato che al Congresso esce sconfitto, cioè trovarsi in minoranza, non ha mai giovato alla carriera di nessuno, né nel PCI-PDS-DS, né nel PD. E avevamo pure scritto che scegliere il candidato sindaco a Reggio senza avvalersi delle primarie, cioè pilotando la scelta dall’alto e senza affrontare alla luce del sole il nodo dei rapporti di forza tra le anime del partito, avrebbe solo procrastinato il redde rationem. Che sarebbe arrivato presto, proprio con le regionali. Ed è esattamente ciò che è successo.

Anche per Luca Vecchi in via Gandhi e in piazza Prampolini “ci vorrebbe un amico”

A noi di 7×24 è piaciuta la lettera con la quale Luca Vecchi ha forzatamente rinunciato alle regionali, in particolare nel passaggio in cui omaggia il “riformismo”, parola che in una città da sempre dominata ideologicamente e politicamente dai comunisti fa storcere il naso a un bel pezzo della sinistra che conta. Invocando il “riformismo emiliano”, Vecchi sembra ammiccare a Stefano Bonaccini e a Michele De Pascale, e prendere quindi le distanze dagli schleiniani. A Reggio Emilia, dove tra gli schleiniani qualcuno ha scambiato la vittoria al Congresso come una rivincita della Bolognina e sogna di resuscitare il vecchio PCI, di riformismo ci sarebbe bisogno come il pane. Ma Vecchi, purtroppo, non è sempre stato coerente con questo conclamato spirito riformista, anzi, nei suoi dieci anni di governo della città ha fatto più di una concessione alla sinistra retrò, spesso antiamericana, antioccidentale e pure antisemita, che a Reggio è ancora piuttosto influente. Il cedimento ai nostalgici più eclatante è stata la concessione della cittadinanza onoraria ad Assange, sedicente martire della libertà di espressione e soprattutto ex collaboratore della tv putiniana “Russia Today”, dove l’arruffapopolo australiano intervistava amabilmente galantuomini del calibro di Nasrallah, recentemente passato a miglior vita per essersi scontrato con una bomba israeliana di una tonnellata. Vecchi alla sinistra del partito ha anche concesso posti di potere di primissimo piano. Ma non è bastato, e alla fine si è trovato fuori dalla corsa delle regionali. E’ proprio il caso di dire che la rivoluzione, come il Conte Ugolino, divora sempre i suoi figli. Ora per Vecchi sarà dura risalire la china. L’ex sindaco, se fosse stato inserito nella lista per le regionali, una volta eletto sarebbe diventato il favorito tra i pretendenti a un seggio in Parlamento. Dopo l’estromissione dalle candidature per la Regione, Montecitorio per Vecchi diventa un miraggio. Chissà allora che Delrio, che con gli attempati ex giovani comunisti della FGCI, oggi al comando in città, va d’accordissimo e in questa vicenda non si è speso più di tanto per l’alleato di lunga data Vecchi, non chieda e ottenga un terzo mandato.

Gazza con il suo idolo Max Allegri, ex allenatore della Juventus

E’ una pagina che non verrà ricordata negli annali della “Bella Politica”, ma chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Vecchi ha commesso una serie di errori politici non banali e, alla lunga, esiziali, ad esempio quello di puntare le sue fiches su personaggi che nel momento del bisogno non solo non gli hanno dimostrato gratitudine, ma si sono voltati dall’altra parte. Una piccola tragedia greca in salsa reggiana, con Luca Vecchi suo malgrado nelle vesti di Laio, e Gazza e Massari a rifiutare sdegnosamente il ruolo di Edipo, non sulla strada verso Tebe ma tra via Gandhi e Piazza Prampolini. E ora cosa succederà? A Vecchi, decaduto in pochi mesi da numero uno della politica reggiana a “risorsa da valorizzare”, saranno offerti altri incarichi di minor rilievo politico. Fatichiamo a comprendere come possa “valorizzarlo” chi ha dato un contributo importante a trasformarlo in “risorsa”, ma certamente noi umili editorialisti di 7×24 pecchiamo sia di eccesso di scetticismo che di mancanza di creatività e fantasia. Fioccheranno democristianissimi appelli alla calma e al volemose bene. Gazza, anche se la sua panchina è traballante, potrebbe comunque arrivare a mangiare il panettone, però non ci scommetteremmo 50 euro. Massari ha ben altro da fare che ascoltare i nostri modesti consigli, ma farebbe comunque meglio a convincersi che è diventato sindaco grazie al PD e che, con il suo manipolo di ex figiciotti, non ha conquistato il Palazzo d’Inverno, deve semplicemente amministrare bene la città e farla crescere, senza rimpiangere né la Glasgow di 30 anni fa, né l’Italia degli anni ‘70. La cosa più preoccupante per il PD è che negli iscritti e negli elettori questi contrasti, queste “fratture”, come le ha correttamente definite Gazza, non vengono assolutamente compresi né apprezzati, sono interpretati, per altro abbastanza correttamente, come mere lotte per il potere. Perché gli ideali contano, ma anche i 9.000 euro lordi al mese di emolumenti più rimborsi che spettano ai consiglieri regionali non sono certo da buttare.

Nasrallah durante l’intervista a lui realizzata da Assange sulla TV putiniana “Russia Today”. Nasrallah ha commentato ridendo le stragi nei kibbutz del 7 ottobre 2023. Ora Nasrallah non ride più

Vedremo presto se tutto ciò avrà conseguenze nelle urne o se, come sono convinti i maggiorenti del PD, sarà sufficiente agitare per l’ennesima volta il pericolo del ritorno dei “fassisti” per portare a casa il consueto pieno di voti in Emilia-Romagna.

Assange durante la sua intervista a Nasrallah sulla TV putiniana “Russia Today”

Gazza ha concluso la giornata più lunga da quando è segretario, pubblicando sui social i versi di una canzone tardomedievale del Petrarca, non esattamente beneaugurante per le sorti del PD, in cui il poeta si appella a Nostro Signore affinché intervenga per mettere fine alle sanguinose dispute tra i signorotti del nord Italia. Anche noi allora optiamo per un finale in rima, con gli immortali versi introduttivi de “Li soprani der monno vecchio” di Gioacchino Belli. Quasi duecento anno dopo, rimangono la migliore e più sincera metafora del potere, in ogni tempo e a ogni latitudine. 

“C’era una volta un Re che ddar palazzo/

mannò ffora a li popoli st’editto:/

“Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo”.

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