Tsunami Mps sui pilastri del sistema Toscana

Lo scossone che la vicenda Monte dei Paschi sta assestando alla Toscana è commisurabile dalla stima che azzardava a maggio 2012, in pieno svolgimento dello scontro fra ex-Ds e ex-Margherita senesi "prodromo" di scontri e vicende sempre più complesse (e non ancora concluse), Alessandro Agostinelli sul Fatto Quotidiano: Agostinelli infatti valutava che oltre il 30 % dell'economia toscana ruotasse attorno alla banca senese. E, se si considera che uno dei pilastri del mondo economico toscano, Unicoop Firenze, è legato a doppio filo alle vicende della terza banca italiana, si capisce quanto ci può essere di vero nell'assunto, in particolare riflettendo sul fatto che, all'interno del Cda del Monte, siedono anche i rappresentanti della famiglia Aleotti, a capo, quest'ultima, di uno dei soggetti più importanti dell'economia toscana, vale a dire l'azienda famaceutica Menarini.

Unicoop Firenze, d'altro canto, sta pagando con asprissimi disagi il matrimonio più che decennale che lo unisce alla banca senese: basti ricordare, come già fatto dalla stampa, che il bilancio del 2008 andò in negativo per la prima volta nella sua storia proprio a causa degli investimenti azionari e della loro svalutazione: "Tuttavia la crisi c’è – si leggeva nella nota emessa proprio dal'Unicoop a commento del bilancio 2008 – lo tsunami finanziario che ha travolto le borse mondiali ha lasciato le sue tracce anche nel bilancio di Unicoop Firenze. Il risultato d’esercizio si chiude infatti con una perdita di circa 194 milioni di euro dovuta alle svalutazioni finanziarie. Il 2008 è stato un anno che ha visto i titoli finanziari in caduta libera, tanto che un decreto legge (dl 185/’08) consente di non modificare il valore dei titoli rispetto all’ultimo bilancio. Unicoop Firenze ha scelto di non avvalersi di questa possibilità con una conseguente, forte svalutazione del proprio portafoglio azionario. A questo proposito, ancora una volta, Unicoop Firenze riconferma il valore strategico e non speculativo della partecipazione azionaria nella banca Mps". E, nel "mucchio" dei titoli azionari svalutati, la svalutazione per la quota detenuta in Mps era di 189 milioni, passando da 2,52 a 1,5 euro per azione. La quota di Unicoop in Mps? E' passata dal 3 al 2,7%. E il valore delle azioni? Il 29 gennaio era a 0,26, oggi (31 gennaio) alle 14.21, è allo 0,24. Se Unicoop ricorresse a una svalutazione, andrebbe ancora una volta in perdita, come nel 2011. E dunque? Intanto, il bilancio 2012 diffuso da Unicoop è assestato sul bello stabile "Unicoop Firenze archivia il 2012 – si legge – con 2,4 miliardi di fatturato, un dato sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (-0,47%), e con un esito positivo anche in termini di utile commerciale. Sono entrambi risultati di grande rilievo, considerando il contesto di crisi in cui si sono concretizzati, che rafforzano ulteriormente la solidità patrimoniale di Unicoop Firenze. Nel 2011 il patrimonio netto della cooperativa raggiungeva quota 1,5 miliardi". Sì, ma nel 2011 la voce "risultato di esercizio" vedeva nella differenza fra costi e ricavi una perdita di € 45.512.908, dovuta all'andamento del mercato dei titoli, perdita che " non scalfisce la solidità della situazione patrimoniale della cooperativa". Del resto, ecco i numeri al punto "Rettifiche delle attività finanziarie: rappresentano l'adeguamento ai valori correnti delle attività finanziarie (svalutazione, n.d.r.). In particolare contengono rettifiche di valutazione relative alle partecipazioni per oltre 36 milioni e al portafoglio titoli per oltre 62 milioni". La domanda è: e nel 2012? E con i titoli Mps a 0,24? E qual'è il patrimonio netto nel 2012?

Menarini, Unicoop, e il terzo? Last but not least, è la Regione Toscana a essere chiamata in causa. Non solo per i suoi stretti (e per certi versi) inevitabili legami con il Monte dei Paschi, ma anche per il fatto, d'altro canto forse ineludibile visti i rapporti intercorrenti, di avere nella "pancia" dei contratti derivati, di cui uno (è quanto affermato ieri da Riccardo Nencini, assessore al bilancio della Regione) stipulato col Monte dei Paschi. ''L'esistenza di contratti derivati nel bilancio della Regione Toscana è un fatto noto – ha ribattuto ieri Nencini alle opposizioni che avevano rilevato al questione chiedendo anche un consiglio straordinario sulla vicenda del Monte – è stata proprio la Giunta regionale a chiarirlo. Io stesso – aggiunge Nencini – nel maggio del 2011, resi pubblico che dal 1999 al 2006 la Regione aveva stipulato 22 contratti in derivati finanziari, tra cui uno con il Monte dei Paschi''. Il derivato Mps da 35 milioni di euro fu sottoscritto dalla Regione nel 2006. Tuttavia, Nencini è rassicurante: "Va aggiunto – spiega – che i costi impliciti applicati risultano di modesta entità, così come emerge dall'analisi finanziaria effettuata nel 2011 dalla società di consulenza Martingale Risk Italia srl. Per questa ragione non è stata intrapresa da parte della Regione nessuna iniziativa in merito al contratto swap Banca Mps, cosa che invece è stata fatta in maniera proficua in altri casi''. E per quanto riguarda il caso specifico, la Regione puntualizza di detenere "'con la Banca Monte dei Paschi di Siena- Filiale di Firenze un contratto di interest rate swap sottoscritto nel giugno 2006 ed avente scadenza al 31/12/2035. Si tratta di un contratto swap sui tassi d'interesse di tipo tradizionale (o plain vanilla) con il quale la Regione ha scambiato un flusso di interessi al tasso variabile Euribor 6 mesi, aumentato dello spread dello 0,18%, con un flusso di interessi al tasso fisso del 4.358% calcolati, semestre per semestre, sul debito residuo del mutuo bancario sottostante''.

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