Ho ascoltato in diretta il discorso di Trump al Congresso USA. Mi è sembrato alquanto interessante. Niente della solita retorica, che data almeno da Kennedy in cui il Presidente proclama che gli USA guideranno il mondo verso la salvezza e lotteranno per il freedom.
Trump si è prevalentemente concentrato sui problemi statunitensi ed ha parlato dei rapporti internazionali solo verso la fine e abbastanza brevemente. Ad eccezione dalla questione dell’immigrazione, che mi pare Trump usi alla stregua della Lega e FdI, il Presidente USA dà l’impressione di essere molto più consapevole della situazione decisamente critica in cui gli USA si trovano circa l’economia e la salute medica della cittadinanza, dei bambini in particolare. E’ infatti rimasto colpito dall’alta incidenza delle malattie croniche tra i bambini, tema su cui Robert Kennedy jr, il nuovo segretario alla Sanità, si va spendendo da anni. Ha parlato di come gli USA non siano più produttivi per via della deindustrializzazione che – in gran parte erroneamente – egli attribuisce alla concorrenza sleale estera. Ha citato il caso delle costruzioni navali e dei microchip criticando il programma di sussidi e finanziamenti varato da Biden nel 2022 per attrarre negli USA i produttori di microprocessori.
Il nuovo Presidente crede nel bastone dei dazi come incentivo: se volete il mercato, venite a produrre in loco; questo è il suo messaggio. Bisognerebbe però capire perché INTEL, società americana di microchip che dominava il mercato con la sua produzione nazionale, in patria non produca quasi più nulla. Nel campo della cantieristica navale e militare, dopo aver affermato che gli USA non costruiscono più navi e, aggiungo, hanno grosse difficoltà di scala anche nel ramo del naviglio da guerra, Trump ha annunciato la costituzione presso la Casa Bianca di un ufficio preposto alla pianificazione del rilancio navale.
Chiaramente i dazi sono lo strumento principale nella strategia della reindustrializzazione di Trump. Non entro nelle disquisizioni riguardo le probabilità di successo o fallimento di tale strumento. Nel passato e in considerazione delle specifiche situazioni storiche, misure protezionistiche hanno funzionato per certi settori. Luigi Pasinetti nel suo fondamentale volume del 1981 mostra la necessità di sviluppare due tipi di politiche di protezione industriale. Il primo tipo riguarda le industrie nascenti che hanno bisogno di fette di mercato per poter crescere senza aver ancora raggiunto adeguate economie di scala. Questo caso fu abbordato per la prima volta da Friedrich List, un economista e uomo d’affari tedesco della prima metà dell’Ottocento. Il secondo tipo di politiche è il prodotto della teoria di Pasinetti e si riferisce alle protezione delle industrie mature. Queste non sono industrie decotte ma industrie funzionanti la cui crescita della produttività non può tenere il passo rispetto alle nuove industrie dei paesi emergenti.
Quest’ultime nella loro fase di crescita sviluppano un’alta dinamica della produttività riuscendo ad abbattere i costi di produzione e quindi a ridurre i prezzi all’esportazione. Ciò non è possibile nei paesi già sviluppati ove la dinamica della produttività in tutte le industrie è molto più contenuta. E’ cosi in Europa ed è così in Giappone. Ora sembra che gli Stati Uniti, dato lo sfilacciamento cui le direzioni aziendali e finanziarie hanno sottoposto le grandi industrie nazionali, abbisognino di ambo le forme di protezione. Quella del tipo di List per i paesi e le industrie emergenti e quella teorizzata da Luigi Pasinetti, professore all’ Università Cattolica di Milano scomparso nel 2023.
Certamente, qualora Trump procedesse nella strategia dei dazi, porterebbe allo smantellamento dell’intera architettura commerciale e monetaria occidentale in cui si è inserita anche la Cina, la quale però ha più alternative della vecchia e stanca Europa. Infatti dal 1970 ad oggi gli USA hanno agito da Grande Compratore Globale: l’Eurozona è in surplus globalmente e soprattutto con gli USA , così lo sono, tutti verso gli USA, India, Thailandia, Cina, Giappone, Corea del Sud, la provincia cinese di Taiwan ecc.
Nota:
Luigi Pasinetti, Structural Change and Economic Growth. Cambridge, U.K: Cambridge University Press, 1981.