Troppi guru in giro

guru2Fiumi di inchiostro su (e di) Kerouac, Ferlinghetti, Burroughs, Mailer, Ginsberg, e poi la Beat Generation in un attimo si è ripiegata su se stessa (non che prima fosse disposta diversamente) ed è implosa. E’inutile guardare a chissà quali trasformazioni sociali per capire cosa l’ha cancellata: è stata la morte dell’autostop, senza il quale, in assenza di benzina, il vagabondare del Karma era bello che finito.

E a uccidere l’autostop è stato senz’altro il titolo di quel bel libro di Kopp, “Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo”. Poi, noi ci siamo sentiti giustificati a non caricare più gli allucinati che volevano andare ad Amsterdam e di lì in India, potenza della geografia psichedelica; il Buddha, però, poveretto, da allora vive alla macchia. Ma se avessimo saputo a cosa andavamo incontro ci saremmo tenuti lui, come guida spirituale.

Si dice spesso che il nostro tempo è privo di fondamenti “forti”, di guide del pensiero, dello spirito, dell’animo, che con lo sgretolamento della religiosità (beninteso, sempre di quella cristiana, si parla) sono andati a farsi benedire anche i punti di riferimento. Ma è probabilmente un errore di parallasse, di osservazione. Non è tanto che manchino i punti di riferimento, quanto che ce ne sono troppi. In ogni campo. Mettiamo ad esempio che vogliate capire di Musica.

Un tempo vi sareste sottoposti, di buon grado (oppure con una approssimazione il meglio possibile di esso) ad un addestramento di una ventina di anni, sotto la guida di un Maestro come si deve; avreste esercitato il gusto all’ascolto, vi sareste cimentati con uno o più strumenti e messi alla prova attraverso certami ed esibizioni private e pubbliche, fino a quando la padronanza della materia non fosse diventata il vostro pane quotidiano.

Oggi, non c’è affatto bisogno di tanto affanno. Si prende, si leggono quattro o cinque interviste – Keith Richards, Neil Young, Jovanotti – e si va tronfi e fieri in giro per il mondo, forti del parere del Guru. Il fatto che si tratti (e nemmeno sempre) di musicisti e non di filologi ed esperti di musica non ci tange neppure: l’ha detto Richards, sarà vero. Ora: noi adoriamo Richards. Però tendiamo a non prendere per oro colato quelli che, in fondo, sono semplicemente i pareri di un signore col cervello marinato da mezzo secolo di alcool e droghe, tanto più che sono pareri.

La regola di base oggi in voga invece prescrive addirittura che tali suoi pareri siano validi anche quando parla di sesso, di cibo, di sport e di finanza applicata. Oppure, sempre per esempio: mettiamo che vogliate capire di alimentazione. Anche qui, è facile: basta rivolgersi, per dire, ai pareri di Veronesi, sempre molto ben sponsorizzati e quindi ben visibili sui giornali. Mangiate meno carne, mangiate più verdure.

Se mangiate il salame vi viene il cancro. State attenti che polenta e salsicce è come una fucilata in testa, la mangiate, TUM, stecchiti. Per carità: è certamente un esperto, figuriamoci. Il fatto però che con una mano ti dice di mangiare sano e biodiverso mentre con l’altra catechizza all’uso dei prodotti Monsanto in tema di OGM sembra non essere recepito da nessuno, neanche quando si tratta di innaffiarli di antiparassitari e anticrittogamici che altro che polenta e salsicce, nel piatto. E invece.

E invece siamo qui anche ad ascoltare rapiti i suoi adepti e scherani, personaggi televisivi che ti dicono che per stare bene devi ridurre il consumo di sale, semmai puoi insaporire la minestra con i pomodori secchi e l’acciuga (cibi che, come tutti sanno, NON hanno una concentrazione salina pari a quella di un baccalà del Mar Morto).

Il Guru non è sottoponibile a verifica, si sa. E’ la sua natura. Tutto sommato, facevamo meglio a tenerci Guru come Cristo e Buddha e Confucio, che erano dei tipi estremamente ragionevoli a ben guardare. Oggi chiediamo lumi circa il senso della vita a Gramellini, Jovanotti, Volo e Vasco Rossi (e per nostra fortuna ancora Valentino Rossi non è questo gran chiacchierone), pendiamo dalle labbra di poeti morti quali Jim Morrison ed Einstein ed Oscar Wilde, che hanno detto tutto e il contrario di tutto e in qualche cosa per la miseria ci avranno ben preso (con grave scorno di La Rochefoucault, che si è visto superare in tema di massime sagge anche da Bisotti), ci affanniamo a seguire i consigli terapeutici del dottore di Zucchero, uno che confonde la descrizione dell’affanno amoroso con quella dell’attacco di panico, ci fidiamo ciecamente di comici pensionandi come Grillo in tema di politica pensionando Aristotele e di Bernie Madoff che lui di soldi se ne intende in campo finanziario, cadiamo come pere cotte di fronte alla grandezza spirituale di Osho e deleghiamo a lui le nostre scelte di riflessione filosofica e anche quelle relative a che Mercedes acquistare, formiamo psicoterapeuti e pedagoghi alla scuola di Bettelheim senza far caso al fatto che pestava i bambini e si era inventato tutto di sana pianta, e così via; i Guru si moltiplicano in ogni ambito, seguendo il nostro sempre crescente bisogno di certezze prive di riflessione critica, in un mondo in cui basta un passaggio televisivo alla settimana per essere considerato autorità infallibile in qualsiasi materia mentre il Buddha originale, poveretto, evita accuratamente le vie più frequentate per non rischiare di essere stirato.

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