Careggi, trigeneratore cuore nuovo per l’ospedale

65mila megawattora elettrici e 114mila megawattora termici in un anno, vale a dire, non solo l’autosufficenza per i 700mila metri cubi di servizi, diagnostica, vita specialistica dell’area ospedaliera, bensì anche la possibilità di produrre e dare energia per strutture vicine, Università e Meyer in primis. Non solo. Il sistema trigenerazione produce risparmi di energia pari a 4500 tep (tonnellate equivalenti petrolio) rispetto agli impianti tradizionali.

In primo piano, il vero motore pulsante dell’intero sistema, la turbina. Un prodigio delle tecnologie più avanzate che parla toscano, anzi fiorentino, visto che è stata costruita a Firenze dalla Nuova Pignone, società leader di GE Oil e Gas, e che combina la enorme potenza con il rispetto dell’ambiente: – 8% dell’anidride carbonica globalmente generata rispetto a impianti tradizionali, e -56% di ossidi di azoto.

E se ciò che emerge dalla terra a immagine di collinetta coperta da prati verdi listellati di bianco, coronati da discrete ciminiere fra cui spicca quella “vintage” della vecchia centrale di Careggi,  unica testimone della struttura precedente, custodisce il cuore pulsante del sistema, ciò che si trova sottoterra,  tunnel, cunicoli, e in particolare l’anello di 4 chilometri che congiunge tutto il sistema è la spina dorsale, ciò che permette all’energia di raggiungere circa 40 punti di “snodo” per alimentare ogni capillare dell’organismo che nutre.

Ed ecco in soldoni il funzionamento del sistema: la turbina a gas brucia il metano proveniente dalla rete e genera calore e energia elettrica. Il calore contenuto nei gas di scarico viene recuperato attraverso la caldaia , dove l’acqua si trasforma in vapore. Il vapore è raccolto in un collettore in sieme a quello integrato se necessario dalle caldaie tradizionali, da dove viene inviato all’anello di teleriscaldamento e quindi ai vari edifici, e ai gruppi frigoriferi ad assorbimento, che producono acqua refrigerata da inviare alle utenze dell’area ospedaliera.
L’energia elettrica generata dal turbo generatore viene elevata alla tensione della rete nazionale e inviata alle cabine elettriche di distribuzione dell’ospedale e alla rete elettrica.
Oltre alla turbina, la centrale comprende un gruppo di sovralimentazione con doppio compressore gas metano, un generatore di vapore di recupero di calore dei gas di scarico della turbina, tre generatori di vapore tradizionali ad alto rendimento, tre gruppi frigoriferi ad assorbimento a bromuro di litio, un trasformatore elevatore di tensione da 11 a15 kV, un gruppo eletrogeno super silenziato da 1650 kV. Inoltre, nessun problema per la sicurezza della continuità energetica: la centrale è inserita in un sistema che comprende oltre alla rete pubblica 6 gruppi elettrogeni centralizzati, 34 gruppi elettrogeni periferici e 30 gruppi di continuità di supporto per sale operatorie, rianimazioni e terapie intensive.

Il costo dell’opera è di 30milioni di euro. Nessun costo per l’Azienda Careggi, dal momento che la spesa è stata finanziata dalla Società energia Careggi (S.ENE.CA) di cui fanno parte le società Inso, Sof e Siram, utilizzando lo strumento del project financing secondo il modello cosidetto “caldo”.
Il piano economico, finanziato e garantito dalla Banca Cassa di Rsiparmio di Firenze, che ha concesso 23 milioni di euro (gli altri 7 sono stati messi nel piatto dai 3 soci) vedrà S.ENE.CA recuperare le risorse investite attraverso la gestione dell’impianto, che si protrarrà per 15 anni. Al termine di tale periodo, la centrale tornerà all’Azienda ospedaliero-universitaria.
Un accordo che permette a Careggi il rinnovo degli impianti con un risparmio di 1,27 milioni di euro l’anno, risparmio che deriva dalla maggiore efficienza della nuova centrale.

“Un grande risultato – commenta il direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi Edoardo Maino –  che permette di fare una riflessione di sistema: il modo migliore per risparmiare è scegliere la strada dell’innovazione. Nel caso specifico, si può parlare di successo: la sanità diventa un sistema di utilizzo di risorse, di contributo all’economia. E il project financing si rivela il volano giusto per fronteggiare la crisi”.

Dello stesso avviso il presidente di SENECA, Alessandro Tommasi, che aggiunge: “Il generatore è il prodotto di 200mila ore di lavoro che, lo sottolineo, non hanno visto nessun infortunio. In due anni e mezzo abbiamo realizzato un’opera che unisce vari aspetti: quello energetico della sostenibilità, con la produzione di energia in maniera distribuita, quello dell’innovazione del processo, che permette a un grande ospedale di trasformarsi da centro di consumo dell’energia a centro di risparmio e produzione, a volano economico. Da quest’ultimo punto di vista, di fronte alla crisi attuale, l’unico sistema che ha consentito sviluppo e occupazione è stata la sinergia di pubblico-privato del project financing. Nel caso specifico, abbiamo creato, solo per fare un esempio, 50 posti di lavoro in costruzione e 25 in fase di manutenzione”.

L’assessore Daniela Scaramuccia, trovandosi in pieno accordo sul ruolo fondamentale della sinergia pubblico-privato col direttore generale Majno, ha sottolineato i percorsi virutosi intrapresi dalla Regione, che nella fattispecie si sono tradotti nella realizzazione di “una macchina che migliora l’efficienza energetica, abbatte anidride carbonica e particolato, permette all’ente un risparmio di circa un milione di euro all’anno”.

Presente all’inaugurazione anche il professor Giuseppe Grazzini, per l’Università di Firenze, intervenuto al posto del preside della facoltà di medicina Gian Franco Gensini.
 


Foto Stefania Valbonesi

 

 

 

 


 

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