Firenze – Comprendere il possibile, conoscere il necessario. Con questa intenzione partirà il 20 gennaio l’undicesimo treno della memoria toscana con oltre 550 studenti da Firenze ad Auschwitz. L’edizione 2019 del viaggio-studio di cinque giorni è stata presentata oggi dalla vicepresidente Monica Barni, da Ugo Caffaz, animatore da sempre del treno della memoria toscano, e da Camilla Brunelli, direttrice del Museo della Deportazione di Prato.
Sono passati diciotto anni da quando nel 2002 la Regione Toscana, allora pioniera poi seguita da altri, decise di portare in Polonia gli studenti delle scuole superiori e poi anche dell’Università: per non dimenticare e per capire, per ascoltare da sopravvissuti e per vedere di persona gli orrori di quello che è stato sterminio nazista. Degli ebrei, ma non solo degli ebrei perché tanti erano i presunti ‘diversi’ e pericolosi invisi al Terzo Reich.
Infatti, il viaggio delle ragazze e ragazzi di quarta e quinta di tutte le province toscane è preceduto e seguito da un gran lavoro di approfondimento nelle scuole e con gli insegnanti che inizia ad agosto, con una summer school. Ha evidenziato Barni: “Noi vogliamo fare sì che i ragazzi attraverso anche i loro insegnanti arrivino ad Auschwitz ricchi di conoscenze per essere consapevoli di quello che stanno per andare a vedere e per arrivare con lo spirito critico necessario. Puntiamo molto sul far conoscere ai ragazzi quelli che sono stati gli avvenimenti e le scelte che hanno portato a una delle pagine più buie della nostra storia e alla fine di cui è nata la nostra Costituzione.’’
Anche a bordo del treno, gli studenti e docenti approfondiranno questo lavoro attento. Attraverso laboratori, incontreranno gli esperti e i rappresentanti delle Comunità ebraiche di Firenze e Pisa e delle partecipanti al Treno per ripercorrere le tappe dell’antisemitismo e della Shoah, e conoscere le vicende di persecuzione che colpirono rom, sinti, omosessuali, oppositori politici, gli internati militari. Novità di questa edizione, sarà affrontato anche il tema dei neofascismi ai giorni nostri.
Durante i tre giorni in loco, i ragazzi parteciperanno a una visita guidata a gruppi del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau al termine della quale avrà luogo una cerimonia al Monumento internazionale alle vittime del nazifascismo. Poi faranno anche una visita guidata a gruppi del campo e del museo storico di Auschwitz I e più tardi, al Cinema Kijow di Cracovia, sentiranno le voci dei testimoni. Ma non è tutto: prima di ripartire parteciperanno a una breve visita guidata del centro di Cracovia che sarà seguita dal Citizen Dialogue “Europa e memoria” all’Università Jagellonica di Cracovia dove interverranno anche Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea nonché Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.
Quale valore dev’essere dato a questo progetto l’ha detto Caffaz: “Conoscere la storia, sapere come può andare a finire è importante. Qualcuno dice che sono cose passate, che non si ripetano le cose. Però viviamo momenti di grande pericolo per la democrazia in Europa. Ed anche Prima Levi, lo scrittore e sopravvissuto alla deportazione ad Auschwitz, a cui è anche dedicata questa edizione 2019 che ricorda il centenario della sua nascita, aveva detto: ‘è successo e può succedere ancora’. Allora il nostro compito è di fare sì che ricorsi non ci siano che non possano avvenire. E per questo ci vuole l’educazione, ma non solo per i ragazzi, anche per gli adulti. E quindi noi continuiamo. Infine, i ragazzi, quando ritornano, sono diversi da quando partono.”
Immancabili e fondamentali durante tutto il viaggio scientifico ed emotivo sono sempre anche i compagni di viaggio eccellenti, ovvero i testimoni che raccontano le loro storie: Andra e Tatiana Bucci, le sorelline scampate a Birkenau e al dottor Mengel, affezionate al viaggio della memoria toscano, e Silva Rusich, la figlia di Sergio Rusich deportato politico al lager di Flossenburg ed esule istriano, testimone della deportazione politica, che infatti viaggia come rappresentante dell’Aned. Sul posto, a Cracovia, si unità al gruppo dei testimoni Vera Vigevai Jarach, testimone di due storie: esule in Argentina per le leggi razziste del fascismo e madre di una desaparecida durante la dittatura di Videla.
In considerazione della loro voglia di raccontare e di donarsi ai giovani, prima della partenza il 20 gennaio, alle ore 9.30 presso la Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, la Regione Toscana ha deciso di tributare la prestigiosa onorificenza Medaglia d’Oro “Pegaso’’ a otto sopravvissuti alla deportazione e ai campi di sterminio. Rossi ha precisato la motivazione: “Loro hanno ispirato migliaia di giovani toscani a riflettere sulle conseguenze delle leggi razziali, dell’indifferenza, del razzismo, del fascismo e della sua terribile guerra, mostrando con la propria vita un esempio di resilienza, di spessore umano e morale capace di arricchire chi li ascolta.’’
Foto: Il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani