Riceviamo e pubblichiamo:
APPELLO AL CAPOTRENO DEL REGIONALE 11990 del giorno 11/09/2018 Borgo S. Lorenzo – con arrivo alle 15.00 a Firenze SMN.
“Lei che ha ritrovato quello zaino pieno di speranze e pieno di progetti per il futuro La prego ci faccia avere notizie o lo consegni alla Polfer.
Non sono riuscita a chiudere occhio questa notte perché porto, impresso nell’anima, quello sguardo triste senza luce di Kone e lo sguardo di superficialità e non importanza degli addetti alla stazione di Santa Maria Novella..
Ieri io e Kissima avevamo una giornata piena di riunioni e incontri, liberi dai nostri impegni lavorativi avevamo deciso di dedicare la giornata all’attività sindacale e risolvere varie questioni.
Alle 10.00 la giornata inizia. Un incontro dal nostro consulente legale, viste le scadenze e udienze imminenti. Alle 11.30 squilla il telefono di Kissima (solitamente quando siamo insieme ed è una richiesta di aiuto usa il vivavoce), dall’altra parte una voce straziata chiede aiuto perché nessuno lo considera. Kissima si fa raccontare cosa fosse successo e dice di seguire le nostre indicazioni e di riuscire da solo a risolvere, dal momento che non potevamo raggiungerlo. Bene, sono intercorse tra di noi più di 100 telefonate, fino a quando alle 19.00 siamo arrivati in stazione per capire perché nessuno dava indicazioni precise a questo ragazzo.
Kone il giorno 11 settembre scende dal treno a Pontassieve, si avvia verso l’uscita e si accorge di aver lasciato il suo zaino nero sul treno. Corre in biglietteria e subito gli addetti contattano il capotreno che gli porge qualche domanda per capire se lo zaino fosse suo. Dice a Kone di recarsi l’indomani a Firenze SMN che lui lo avrebbe lasciato alla biglietteria. Per Kone quello zaino è vita, dentro c’è tutto, dal permesso di soggiorno al contratto di lavoro appena firmato.
Ieri mattina si reca in stazione come gli era stato detto e inizia la sua lunga odissea perchè NERO e perchè parla bene ma non benissimo l’italiano. Che nessuno si permetta di dirmi che il colore della pelle non c’entra, non eravate lì quando con i miei occhi ho visto i vari addetti, dalla sorveglianza a quelli della biglietteria con che distacco, superficialità e poca importanza guardavano Kissima e Kone. Tutto il giorno tra i vari impegni e le telefonate di Kone che non riusciva a risolvere la questione mi sono dovuta sorbire la pantomima ” perché è nero perciò lo stanno facendo andare avanti e indietro, perché è nero perciò non si fidano di quello che dice, perché è nero perciò…..”. A un certo punto, alzo la voce e gli dico: ” Kissima basta, non puoi pensare queste cose, tutte le persone che lavorano al pubblico anche se stressate, arrabbiate, non contente del proprio lavoro cercano sempre di aiutare chi si trova in difficoltà anche perché è umano, non possiamo pensare che tutti, visto il periodo di continuo bombardamento negativo, dai social alla televisione, contro l’immigrato, abbiano perso lucidità e autonomia di pensiero”.
Arriviamo in stazione e Kone ci viene incontro e anche se io sorrido, lo rassicuro, lui non sorride, è spento, stanco, digiuno, senza speranza e continua a ripeterci “ho perso tutto, ho perso tutto”.
Rimango a distanza (anche se forse non era il caso) per provare a Kissima che tutto quello che diceva non era possibile e che loro due sarebbero stati due passeggeri/clienti (abbonamento annuale e abbonamento mensile) in difficoltà e sarebbero stati aiutati.
Dopo pochi minuti sento Kissima che si altera e urlando dice di non capire come fosse possibile non risalire all’identità di un capotreno. Allora decido di intervenire per calmare gli animi, ma poi scoppio alla futilità delle risposte che mi vengono date e improvvisamente si attivano vari personaggi, che ci raggirano di parole e alla fine ci invitano a recarci alla Polfer e denunciare l’accaduto.
Kone è demoralizzato, noi speriamo che il suo zaino gli venga riconsegnato.
RESTIAMO UMANI , perché ieri è capitato a lui, domani potrebbe capitare a me o a voi.
Personalmente vorrei solo farvi riflettere su alcune cose :
La scuola riapre con mancanza di personale sia docente che amministrativo, non è colpa degli immigrati;
Nelle scuole cadono controsoffitti e si rischiano tragedie, non è colpa degli immigrati;
Lo smantellamento dei servizi pubblici come Inps, Sanità, Ricerca, non è colpa degli immigrati;
Le aziende che sfruttano i lavoratori con turni massacranti e paghe da fame, non è colpa degli immigrati;
Le aziende che decidono da un giorno all’altro di chiudere e non preoccuparsi di che fine faranno i propri dipendenti, non è colpa degli immigrati”.
Aurora Luongo