Tre toscani (tra cui il figlio di Cherubini) nella storia dell’egittologia

Parigi – Tre taccuini di disegni e di schizzi sulla spedizione franco-toscana in Egitto del 1828 impreziositi da un ritratto di Jean-François Champollion in costume ottomano hanno preso la strada vero il museo  di Figeac dedicato all’egittologo passato alla storia per aver decifrato la stele di Rosetta.

Autori dei 148 disegni, conservati da due pensionati in un mobile della loro casa di campagna in un borgo sperduto della Vandea, sono tre disegnatori toscani che Champollion aveva voluto con sé nella sua spedizione in Egitto per la loro sicurezza del tratto, indispensabile per riprodurre i geroglifici.

Tra i tre spiccava Salvatore Cherubini di cui si potranno ora ammirare a Figeac, città natale della famiglia Champollion, magnifici schizzi con vedute del Nilo, del tempio di Abu Simbel e ritratti. I carnets, andati all’asta per 18.000 euro, sono stati venduti dalla coppia di pensionati che li avevano ereditati da un prozio.  Per potersi comprare un camioncino, si erano rivolti a una casa d’aste che aveva così scoperto, in una busta di farmacia infilata in un cassetto di un mobile-buffet questo « tesoro »  che conteneva anche l’unico ritratto di Champollion in Egitto. Prima dell’asta però si era  mosso il  museo di Figeac che aveva esercitato il diritto di prelazione, aggiudicandosi appunto i tre carnets per 18.000 euro.

Salvatore, figlio di Luigi Cherubini, il celebre compositore nato fiorentino e morto francese, era stato arruolato da Champollion nella spedizione franco-toscana in Nubia e in Egitto che si era conclusa nel 1829., cioé sette anni dopo la scoperta della stele  che gli avrebbe permesso anni dopo di decifrare i geroglifici. Grazie ai suoi schizzi, che non si limitavano appunto alla riproduzione dei geroglifici, Cherubini offre un’idea dell’Egitto di due secoli fa.

La spedizione franco-toscana era stata organizzata da Champollion e l’egittologo pisano Ippolito Rosellini che si era legato di amicizia con il francese. Era stato Rosellini a convincere il granduca di Toscana Pietro Leopoldo a finanziare la spedizione lungo il Nilo che avrebbe aiutato Champollion a verificare sul posto le sue interpretazione dei geroglifici. Partita da Tolone nel luglio 1828 e sbarcata ad Alessandria d’Egitto in agosto il gruppo, cui prtecipavano anche botanici e architetti oltre ai disegnatori risale il Nilo visitando quelli che allora erano i principali siti archeologici. Durante  15 mesi la spedizione raccolse documenti e schizzi e tornò anche  con 76 casse di oggetti antichi che furono poi spartiti tra Firenze e Parigi spesso smembrando delle opere per garantire l’eguale valore dei due ‘lotti’, poi suddivisi tra il Louvre e quello che poi sarebbe diventato il museo egizio di Firenze.

La stele di Rosetta, oggi nota come Rashid, fu trovata  nel 1799 da un ufficiale francese durante la campagna napoleonica d’Egitto ma poi sequestrata dagli inglesi che poi l’affidarono al British Museum. Il primo a decifrare la stele su cui era iscritto un decreto tolemaico del 196 a.C. in tre diverse scritture (geroglifici, demotico e graco antico) fu appunto Champollion dopo venti anni di lavoro.

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