
Si è chiuso domenica al parco Cervi il festival Noicontrolemafie, la tre giorni di dibattiti, incontri e spettacoli dedicati all’assalto della criminalità organizzata al Nord ideato da Antonio Nicaso e organizzato dalla Provincia. Evento clou della giornata l’incontro tra il giornalista Oliviero Beha e Nicola Gratteri, magistrato della procura di Reggio Calabria, che ha guidato alcune delle più importanti inchieste contro le cosche calabresi. A chiudere la manifestazione, in serata, al teatro Cavallerizza, lo spettacolo di Giulio Cavalli “Nomi, cognomi e infami”.
Che Reggio si stia svegliando dal lungo torpore di beate illusioni? Se ci limitiamo a considerare le crude cifre della partecipazione si potrebbe rispondere di no. Poche le persone (17, per la precisione) hanno preso parte al convegno inaugurale, non pervenuta la rappresentanza del Comune e del mondo dell’economia. E coloro che erano presenti hanno potuto ascoltare l’agghiacciante stato delle cose descritto da chi nella lotta contro le cosche è in prima linea, come Nicola Gratteri: “La mafia oggi è più forte e arrogante perché più ricca di 15 anni fa, attraverso prestanome incensurati investe denaro al Nord, compra tutto quello che è in vendita”. E a chi era presente non possono essere sfuggite quelle parole che suonano come un monito ai reggiani: “Attenti, perché dopo l’economia conquisteranno la politica“.
Eppure, al termine di questa tre giorni, l’impressione è che qualcosa stia cambiando, almeno per quanto riguarda la percezione del problema. Lo testimoniano le parole del presidente della Provincia, Sonia Masini, che ha parlato di “pressioni” su banche e istituzioni da parte dela criminalità organizzata che attraverso le aziende che controlla minaccia di ritirare capitali o trascinare amministratori pubblici in tribunale chiedendo risarcimenti milionari. ” Ci siamo illusi” ha ammesso la Masini, riconoscendo al presidente della Camera di commercio Enrico Bini il merito di essere stato il primo a denunciare la presenza delle mafie negli appalti e nei trasporti. “Sembra una persona diversa” ha detto Gratteri riferendosi alla presidente della Provincia, rilevando nelle sue parole “una nuova consapevolezza”
Che qualcosa a Reggio sia cambiato lo dimostra, come ha fatto più volte notare Antonio Nicaso, anche il nuovo corso inaugurato dal prefetto Antonella De Miro, che non ha esitato a fare ricorso a provvedimenti interdittivi per bloccare appalti sospetti.
E non erano pochi reggiani che hanno partecipato all’incontro che domenica ha chiuso il festival. Particolarmente applaudito l’intervento di Gratteri che ha chiuso con un appello ai giovani: “Studiate, costruitevi un futuro”. Perché la mafia non si combatte solo con la repressione, ma soprattutto con la cultura.
Forse non è ancora giunto il momento della svolta, quello auspicato da Paolo Borsellino quando parlava di quella che doveva essere la lotta alla mafia, quel “movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Forse quel momento non arriverà per ancora molto tempo, ma almeno oggi a Reggio di mafia si parla. E questa è già una vittoria.