Trattamenti di monnezza, dal 2016 a Gavassa il nuovo impianto dei rifiuti

Dal Tmb al Tm: in quella semplice “b” in meno c’è tutto il nuovo progetto dei rifiuti di respiro provinciale inserito in un contesto di organizzazione regionale. Il nuovo impianto che nascerà infatti in zona Prato-Gavassa, a nord dell’autostrada in un’area di proprietà di Iren e che sarà a regime probabilmente dal 2016, non sarà più di trattamento meccanico biologico ma solo di trattamento meccanico. Cioè tratterà solo la frazione secca dei rifiuti indifferenziati mentre quella organica verrà inviata a un impianto specializzato, probabilmente a Carpi, vista la vicinanza.

La novità, approvata dal tavolo delle istituzioni e deliberata dalle giunte comunale e provinciale tra il 21 e il 22 luglio, è stata illustrata dal sindaco Luca Vecchi e dall’assessore all’ambiente Mirko Tutino ha un preciso obiettivo: recuperare materiali come ferro, alluminio e componenti plastiche (il 40% circa del materiale in entrata) e diminuire la quantità di quello da inviare allo smaltimento finale. Inizialmente l’impianto tratterà circa 105mila tonnellate di materia indifferenziata e 12mila tonnellate di rifiuti ingombranti ogni anno. Vantaggi? Riduzione dell’impatto ambientale e della spesa. Dai 200 milioni che sarebbe costato l’inceneritore ai 53 che sarebbe costato il Tmb ai 35 di quello che costerà il Tm.

Da una parte il funerale del termovalorizzatore di Cavazzoli, pochi mesi fa, e la scarsità delle discariche in provincia, dall’altra la diminuzione dei rifiuti pro-capite dei reggiani e una raccolta differenziata passata negli ultimi anni dal 40 al 60%, anche a Reggio si cercherà di arrivare al 70% della differenziata estendendo il “porta a porta” a tutta la città anche con l’incentivo della Tariffa puntuale, ovvero chi meno produce rifiuti, meno paga in bolletta.

 

 

LA STORIA: DAL CAMINO DI CAVAZZOLI AL TM DI GAVASSA:

cavazzoli
Il “funerale” dell’inceneritore di Cavazzoli

 

1968: l’attivazione. L’inceneritore di Cavazzoli viene attivato nel 1968. Quando, all’epoca, le amministrazioni comunali reggiane decisero di ricorrere a strutture moderne per il trattamento dei rifiuti – anche nella logica di un superamento del sistema discariche – la scelta cadde su questa zona periferica di Reggio, allora scarsamente abitata. Costituito da due forni, era in grado di bruciare rifiuti con un potere calorifico di 1150-1200 Kcal/Kg, con griglia di combustione a gradini alimentata da tramogge e spintori.

Nel tempo l’impianto andrà incontro ad una continua evoluzione, sia nella struttura che nella gestione. Ma gli eventi più significativi si verificano negli ultimi quindici anni.

 

La centrale a turbogas, le proteste, il comitato cittadino e le firme. All’inizio degli anni 2000 sale la protesta. L’amministrazione comunale decide di realizzare, nella stessa zona, una piccola centrale a turbogas, da collegare alla centrale che alimenta la rete di teleriscaldamento. A fronte delle proteste degli abitanti, gli amministratori promettono la delocalizzazione dell’inceneritore.

Nel frattempo però si era costituito un comitato cittadino (organizzato poi in una Lista Indipendenti), che tra le altre cose raccoglie 719 firme per chiedere la creazione di una commissione di indagine sugli sforamenti dei livelli di inquinamento che si verificano nel 2002. L’ordine del giorno arriverà in consiglio comunale, ma sarà respinto dalla maggioranza di centrosinistra.

 

2002-2005: la chiusura temporanea e il porta a porta sperimentale. A causa del superamento dei livelli di inquinanti emessi dal camino, nel 2002 l’impianto – che bruciava un terzo di tutti i rifiuti indifferenziati della provincia – viene chiuso. Da allora i controlli si sono fatti molto più serrati.

Sono anni importanti, anche perchè, come dirà successivamente il futuro sindaco Graziano Delrio, “Se siamo arrivati alla chiusura, e non al trasferimento dell’inceneritore come si ipotizzava in un primo tempo, è stato grazie al lavoro collettivo che dal 2004 i cittadini reggiani e le amministrazioni pubbliche hanno portato avanti insieme, partendo dal porta a porta sperimentale nella Settima circoscrizione fino al modello Reggio di raccolta integrata“.

 

Arriva la magistratura. Lo sforamento dei limiti di emissioni inquinanti non rimane senza conseguenze. L’allora amministratore delegato di Agac (la municipalizzata che gestiva i rifiuti), Uris Cantarelli, viene indagato dalla magistratura: patteggerà la pena.

 

2006: Beppe Grillo raccoglie firme e scende in piazza con i comitati. Sulla base degli studi dello scienziato Stefano Montanari (che si occupa degli effetti dannosi sulla salute provocati dalle nanopolveri), Beppe Grillo scende a Reggio e si schiera con i comitati che si oppongono al nuovo inceneritore. Il suo blitz, nel quale consegna al sindaco Delrio le ottocento firme raccolte, avrà eco a livello nazionale.

 

2008: Bagnacani e la proposta di chiusura. “Reggio è sulla strada giusta, ma chiudete l’inceneritore di Cavazzoli” dichiara nel 2008 Lorenzo Bagnacani, portavoce del Coordinamento dei comitati per la tutela della salute e dell’ambiente (che diverrà poi vicepresidente di Iren). La sua proposta è quella di “attivare il porta a porta in tutti i comuni, chiudere l’inceneritore e non accogliere più rifiuti da altre province“.

 

2011: la rinuncia al progetto del nuovo inceneritore. Grillo e i comitati cantano vittoria: invece del nuovo inceneritore viene deciso di costruire un impianto di Trattamento Meccanico Biologico a freddo, un sistema che sfrutta l’abbinamento di processi meccanici e processi biologici quali la digestione anaerobica e il compostaggio, allo scopo di evitare l’inquinamento che un inceneritore – pur controllato e dotato di tutti i filtri – inevitabilmente produce

 

Maggio 2012: la chiusura definitiva. Dopo 44 anni di attività, l’impianto di Cavazzoli chiude. Da allora i rifiuti reggiani vengono smaltiti nelle discariche di Novellara e Poiatica di Carpineti, in attesa della messa in funzione del nuovo impianto a Trattamento Meccanico Biologico a freddo. Nellarea rimane un rinnovato impianto di compattazione dei rifiuti per ridurre il flusso veicolare verso le due discariche

Total
0
Condivisioni
Prec.
Giovane consigliera del Pd perde la vita in un incidente

Giovane consigliera del Pd perde la vita in un incidente

Sesto Fiorentino (Firenze) – La consigliera comunnale del Pd Sara Lapi, 28 anni,

Succ.
Dipendenti Maggio a rischio: “Servono garanzie”

Dipendenti Maggio a rischio: “Servono garanzie”

Firenze – Il rischio esiste ed è reale, come ben sanno sindacati e lavoratori:

You May Also Like
Total
0
Condividi