Firenze – Lascia uno strascico di dubbi e interrogativi la sentenza con la quale il Tribunale amministrativo regionale della Toscana ha annullato la gara regionale per l’assegnazione del trasporto pubblico su gomma già aggiudicata dalla Regione ad Autolinee Toscane, che fa capo alla francese Ratp.
Tutti hanno perso nelle aule di via Ricasoli a Firenze. Non solo AT che si sentiva già l’aggiudicataria, ma anche Mobit, la società formata dai gestori attuali del servizio, fra cui Busitalia, del Gruppo Ferrovie dello Stato, che aveva presentato il ricorso, per la quale il Tar ha escluso una possibile assegnazione per vizi di forma e di sostanza nel proprio documento economico.
Mobit molto probabilmente ricorrerà al Consiglio di Stato (lo deciderà nella riunione fissata la prossima settimana con i propri legali), dal momento che – si spiega negli ambienti aziendali – i criteri con cui quel documento era stato redatto seguendo le linee guida degli uffici regionali.
C’è anche una terza sconfitta, la Regione. Nel commentare la sentenza, il presidente Enrico Rossi ha detto che nella sostanza la gara non è stata annullata e che chiederà la riformulazione dei piani finanziari, chiedendo ai concorrenti di evitare “di aggravare con ulteriori ricorsi una procedura già abbondantemente appesantita” . Sarà tuttavia molto difficile, in base alla normativa italiana, che la cosa possa essere chiusa sedendosi intorno a un tavolo. Ma soprattutto non è la stazione appaltante, il concedente, che deve dire cosa i concorrenti devono o non devono fare (se ricorrere al Consiglio di Stato o no), affermazioni davvero incomprensibili.
Tuttavia questa gara doveva essere un fiore all’occhiello del processo di riforma e modernizzazione di un settore dei servizi pubblici, il trasporto pubblico locale, che non è ancora riuscito a diventare industria efficiente. Il fatto che si dovrà con ogni probabilità ricominciare da capo è un colpo alla validità di tutta la strategia messa in campo. La vicenda del bando di gara per il gestore di un bacino unico regionale, infatti, tocca il cuore delle strutture economiche regionali e ne condiziona la capacità di sviluppo.
Proviamo a metterli in fila tutti gli interrogativi che in queste ore affollano le discussioni degli operatori e degli amministratori. In primo luogo: era davvero opportuno scavalcare d’un colpo la rete territoriale dei trasporti su gomma ponendo come obiettivo il gestore unico? Negli ultimi provvedimenti governativi come i decreti Madia si legge una strategia diversa: non sarà più possibile creare bacini di utenza così grandi con gare da 4 miliardi di euro come quella bandita in Toscana.
Una volta deciso di seguire questa strada, è stato opportuno procedere rapidamente all’aggiudicazione ad Autolinee Toscane, nel momento in cui l’altro concorrente, Mobit, aveva già sollevato molti dubbi sulle procedure seguite?
Il terzo interrogativo tocca la capacità degli uffici regionali di gestire una gara di così grande dotazione finanziaria che richiede dunque oltre ad una gestione super rigorosa, un’attenzione competente nel rapporto con i concorrenti.
Su questa considerazione si innesta l’ultimo interrogativo. Rossi ha avuto ragione nel porre sul piatto della bilancia il suo peso politico, mostrando la sua preferenza per Ratp, anche prima dell’aggiudicazione formale? Sarebbe stato forse meglio per la Toscana mettere in atto politiche per far crescere le aziende legate al territorio: era questo il modo per far crescere la cultura imprenditoriale della Regione, senza ricorrere a un monopolista straniero attirato da un boccone così appetibile come una gara da 4 miliardi. Sullo sfondo resta un attore fondamentale che non è riuscito in nessun modo a fare sentire la sua presenza in una vicenda centrale nel panorama nazionale del Tpl: l’Autorità nazionale di regolazione sui trasporti. Qualcuno si è accorta che esiste?