Firenze – “Tramvia Libertà-Bagno a Ripoli, meglio non farla per le sue criticità’’. Domani 23 gennaio si terrà la prima seduta della conferenza dei servizi sul progetto di linea 3.2 di tramvia, tratta Libertà – Bagno a Ripoli. Miriam Amato, consigliera di Potere al Popolo, vuole chiedere ai partecipanti alla conferenza di porre attenzione alle criticità del progetto, criticità che secondo lei “sono talmente grandi e gravi da farne ritenere opportuno l’abbandono.’’
Ma quali sono concretamente le criticità? Lo hanno evidenziato Tiziano Cardosi, esponente di Potere al Popolo, e Alberto Ziparo, docente all’Università di Firenze, che hanno entrambi partecipato alla conferenza stampa svolta oggi a Palazzo Vecchio.
Ziparo ha rilevato in particolare “l’anomalia di non effettuare la valutazione di impatto ambientale, limitandosi ad una semplice valutazione ambientale strategica per la linea Libertà – Bagno a Ripoli, anomalia introdotta già per la linea 1, che impedisce di fare serie e concrete valutazioni degli impatti di queste infrastrutture non solo sull’ambiente ma anche sociali, economiche, urbanistiche.’’
“L’impatto ambientale e trasportistico della progettata linea 3.2 per Bagno a Ripoli – ha criticato il docente – prevede non solo la costruzione di un nuovo ponte sull’Arno, fra via Minghetti e piazza Gualfredotto, con inevitabili ingorghi del traffico nei quartieri di Bellariva e di Gavinana, ma anche il taglio delle alberature lungo i viali di circonvallazione, da piazza della Libertà ai lungarni del Tempio e Colombo, e di quelle del viale Giannotti: una ecatombe, una follia per niente giustificata dalla promessa di nuovi impianti, perché le alberature esistenti, oltre ad avere effetti benefici sull’ambiente cittadino, sono una risorsa paesaggistica e monumentale che non può essere ignorata e cancellata così superficialmente. Per non parlare poi dell’impatto invasivo delle tramvie in sede esclusiva sui viali di circonvallazione con effetti negativi sul traffico privato che non può essere eliminato, ma anche sui mezzi pubblici come i bus, i taxi, e anche i mezzi di soccorso.’’
Cardosi ha poi messo in discussione la mancante presa in considerazione della complessità della città nonché delle risorse già esistenti: “Anche questa tramvia per Bagno a Ripoli è scollegata dal sistema ferroviario di cui si continua a non riconoscere e sfruttare le potenzialità; invece di fare un’enorme parcheggio scambiatore a Bagno a Ripoli, cementificando suolo attualmente agricolo, per intercettare i flussi di auto provenienti dal Valdarno e dalla Valdisieve si potrebbero istituire nuovi treni cadenzati nelle ore di punta, con frequenti fermate tra Valdarno, Pontassieve e Firenze, e poi elettrificare l’anello della Faentina e Valdisieve, liberando così le vie di accesso orientali alla città dall’eccessivo traffico su gomma oltre che rispettare gli abitanti di Bagno a Ripoli. La loro pianificazione è allora assolutamente folle perché qui vedono soltanto la tramvia e non si accorgono che ci sono già due binari sottoutilizzati della vecchia sottolinea storica delle ferrovie che potrebbero intercettare e che intercettano infatti veramente in minima adesso. Ma perché dobbiamo prendere il tram da Pontassieve se possiamo prendere il treno e arrivare con gli stessi tempi da Pontassieve a Firenze? Questo vuol dire semplicemente complicare le cose. Non si può fare la tramvia senza buona pianificazione e una buona pianificazione vuole un po’ di tempo e prende in considerazione tutto il contesto. Ricordiamoci che per la pianificazione della stazione Santa Maria Novella ci voleva un anno e mezzo per studiare il contesto. ’’
Invece Amato ha notato una “fretta” nella progettazione della linea Libertà – Bagno a Ripoli. E questa fretta “solo – ha detto la consigliera – per rientrare nei tempi delle richieste dei finanziamenti alla UE e al ministero dei Trasporti e con la volontà politica di proseguire con un progetto inadeguato e costoso, che garantisca la continuità degli accordi e dei contratti con Tram spai, qualunque sia l’esito delle prossime elezioni amministrative. Così il Partito Democratico ricalca quanto fece Berlusconi, che nel 2005 autorizzò avventatamente molte opere poi rimaste incompiute o mai avviate.’’
“Il project financing, – ha continuato Amato – così com’è stato concordato, è totalmente sbilanciato a favore del soggetto privato, con un capovolgimento dei ruoli che relega gli enti pubblici a meri finanziatori dell’opera.’’
Alla base delle criticità presentate, ha concluso Amato: “È il momento di fermarsi con queste nuove tramvie e di pianificare una mobilità sostenibile, al servizio delle esigenze degli abitanti, scegliendo sistemi di trasporto alternativi e non invasivi e distruttivi, come ad esempio i bus elettrici in corsia protetta.’’
Foto: Andrea Berti