Reggio Emilia – Può essere utile raccogliere alcuni dati sui vari aspetti di queste tragedie. Ci insegnano in che mondo viviamo e in che mondo si muore. Dall’inizio di questo secolo il terrorismo ha provocato la morte di circa un quarto di milione di persone innocenti e il ferimento di altre 400.000.
Negli ultimi tre anni Daesh, Al Qaeda e i gruppi affiliati hanno eseguito 453 000 attentati in 25 paesi, uccidendo circa 117000 persone innocenti, 30% Iracheni e 16% Afghani.
Non si tratta dunque dello scontro di civiltà, come sostenuto da molti; i lutti causati dal terrorismo nel mondo occidentale sono una piccola frazione di queste stragi.
Morti e dispersi nel Mediterraneo, secondo due fonti.
Prima fonte:
Previous years | 2016 | 2015 | 2014 |
Sea arrivals | 362,753 | 1,015,078 | 216,054 |
Dead and missing | 5,096 | 3,771 | 3,538 |
Seconda:
Morti e dispersi 2017: 5050 2016: 5100 2015: 3800 2014: 3250
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Negli ultimi quindici anni oltre 30mila persone sono morte cercando di attraversare il Mediterraneo. A questi dati agghiaccianti andrebbero aggiunte le vittime nell’attraversamento dell’Africa per giungere ai porti di imbarco.
Nel giorno del 14/mo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle (circa 2700le vittime) la Caritas presenta ad Expo il ‘V Rapporto sui conflitti dimenticati: dal 2011 al 2014 il numero di conflitti il corso è cresciuti del +9,3%; se nel 2011 se ne contavano 388, nel 2014 i conflitti sono stati 424. Nell’ultimo decennio si è passati da una media di 21 mila morti annui per cause belliche a 38 mila.
Quanti sono i morti? Alcuni dati: Iraq 80 mila morti dal 2003; Turchia-Kurdistan 40 mila morti dal 1984; Afghanistan 25 mila morti dal 2001; India-Kashmir 90 mila morti dal 1989; Sri Lanka-Tamil 68 mila morti dal 1983; ;Filippine-Mindanao 150 mila morti dal 1971; Russia-Cecenia 250 mila morti dal 1994; Algeria 150 mila morti dal 1991; Ciad 50 mila morti dal 1996; Sudan-Darfur 250 mila morti dal 2003; Somalia 500 mila morti dal 1991; Congo R.D. 4 milioni di morti dal 1998; Colombia 300 mila morti dal 1964. Manca il genocidio nel Ruanda (1994), almeno 500000 persone massacrate.
Negli Stati Uniti, nel 2015 e nel 2016, le morti per l’uso di armi da fuoco sono state circa 60.000 all’anno; in due anni quasi quante le morti dei militari americani nella guerra del Vietnam.
795 milioni di persone nel mondo non hanno abbastanza da mangiare. Questo numero è diminuito di 216 milioni dal 1990 ed equivale a circa 1/9 della popolazione mondiale. Circa 24.000 persone muoiono ogni giorno per fame o cause ad essa correlate. I dati sono migliorati rispetto alle 35.000 persone di dieci anni fa o le 41.000 di venti anni fa. Tre quarti dei decessi interessano bambini al di sotto dei cinque anni d’età. Secondo altre fonti la scarsa alimentazione provoca quasi la metà (45%) dei decessi dei bambini sotto i cinque anni – 3,1 milioni di bambini ogni anno.
Nel mondo si muore ancora di malaria: 429 mila vittime nel 2016; in Africa il 90% degli ammalati e il 92% delle vittime.
In Europa gli incidenti stradali sono una delle prime cause di morte, con più di 120 000 vittime all’anno; si calcolano oltre un milione di morti all’anno sulle strade di tutto il mondo. Secondo un’altra fonte le ferite da incidenti di traffico uccidono quasi 350 persone al giorno, o più di 127.000 ogni anno nella regione europea monitorata dall’Organizzazione mondiale della sanità. È come se un evento catastrofico uccidesse la popolazione di una città di medie dimensioni ogni anno.
Almeno 2,4 milioni di persone vengono ferite oppure rese disabili in incidenti stradali ogni anno.
L’ordine di grandezza è di circa due milioni di morti sul lavoro annualmente nel mondo, di cui circa 12 000 bambini. Tra il 2008 e il 2011 gli infortuni mortali nell’Unione europea (27 paesi) sono diminuiti da 2,4 a 1,5 casi all’anno ogni 100.000 lavoratori, la stessa diminuzione è riscontrabile per l’Italia; ma i dati Inail sui primi sette mesi di quest’anno dicono che i decessi per incidenti sul lavoro sono aumentati del 5,2%, raggiungendo quota 591, 29 in più rispetto ai 562 dell’analogo periodo del 2016. E +1,3% gli incidenti con feriti.
Negli Stati Uniti si valuta che diagnosi approssimative, farmaci inappropriati e errori dei chirurghi abbiano causato la morte di circa 250000 persone nel 2913.
Uno studio del 2017 trova che l’obesità provoca più danni alla salute del fumo. Negli Stati Uniti ci sono 155 milioni di persone sovrappeso, il 40% della popolazione adulta. Il problema ha fruttato entrate di 66 miliardi di dollari all’industria che promuove la perdita di peso e investimenti di quasi un miliardo nella ricerca sull’obesità (Time, giugno 2017); nel 1967 l’industria zuccheriera pagò agli scienziati dell’Università di Harvard 6500 dollari – equivalenti a 50000 dollari attuali – per dimostrare che lo zucchero non è associato alle malattie cardiache.
Secondo la «Lancet Commission on pollution and health» composta da 47 scienziati di tutto il mondo:
«L’inquinamento è la più grande causa ambientale della malattia e della morte prematura nel mondo di oggi. Le malattie causate dall’inquinamento sono state responsabili di circa 9 milioni di morti premature nel 2015 – il 16% di tutti i decessi nel mondo – pari a tre volte il numero di morti dovute all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria messe insieme, e a 15 volte quelle provocate da tutte le guerre e altre forme di violenza. Nei Paesi più gravemente colpiti – quelli a basso e medio reddito, dove si colloca il 92% di questi eventi fatali – le malattie correlate all’inquinamento sono responsabili di più di una morte su quattro».
È l’inquinamento dell’aria quello che provoca la maggior parte di morti (nel 2015, 6,5 milioni in tutto il mondo), seguito da quello dell’acqua (1,8 milioni), nei posti di lavoro (800 mila) e dovuto al piombo (500 mila).
Secondo un’altra fonte, nel 2012 si valutava che la morte di circa 6.5 milioni di persone all’anno fosse connessa con l’inquinamento dell’aria: cancro al polmone, malattie cardiache, ecc. Una valutazione più recente del WHO riduce questa cifra: circa 3 milioni di morti premature, circa 40000 nel Regno Unito, 10000 negli Stati uniti, molto peggio nei paesi poveri.
I dati riportati possono non essere precisi; a volte si basano su stime plausibili. E’ però accettabile che non si allontanino troppo dalla realtà. Quindi ci stimolano a riflettere. Possono anche consentire una valutazione comparativa dei rischi reali, al di là delle sensazioni soggettive.