Firenze – Proprio mentre divampa in Toscana la questione dei rifiuti illecitamente smaltiti nel territorio nota con il nome Keu, su cui le forze politiche si stanno confrontando con asprezza, giunge una nota di Coldiretti che riguarda il traffico illecito dei rifiuti e le connessioni con la criminalità orgaizzata, in particolare la ‘ndrangheta. Più che connessione, come spiega l’associazione degli agricoltori, il legame fra cosche e rifiuti illeciti è diventato una delle principali attività delle organizzazioni criminali per un valore che sfiora i 20 miliardi e un impatto devastante sull’ambiente e sulla vita delle persone e delle imprese. La Coldiretti si riferisce in particolare all’inchiesta Malapigna, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che coinvolge 29 persone accusate anche di disastro ambientale fra cui i vertici del clan Piromalli della ‘ndrangheta.
“Si conferma dunque che le attività nei comparti dell’ambiente a dell’agroalimentare sono diventate con la crisi – osserva Coldiretti – settori privilegiati di investimento per le organizzazioni criminali che, dal traffico e lo smaltimento dei rifiuti fino al controllo delle attività di distribuzione del cibo, controllano ormai vaste aree distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, resa peraltro più vulnerabile dalla pandemia.
Estorsione e intimidazione sono gli strumenti con cui le agromafie impongono l’utilizzo di specifiche ditte di trasporti, “o la vendita di determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della mancanza di liquidità, arrivano a rilevare direttamente grazie – conclude la Coldiretti – alle disponibilità di capitali”.