La pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza, ove ce ne fosse stato bisogno, il livello di ciarlataneria che caratterizza certa informazione. Se ciò si è reso possibile, è perché la credulità è diffusa su larga scala. E questo avviene in parte perché ancora troppa è la carenza dei principi scientifici basilari nella cultura media. Il metodo scientifico – rilevazione dei fatti, sperimentazione di verifica, argomentazione basata sulla statistica e sulla logica: per Galileo “le sensate esperienze e le necessarie dimostrazioni” – non sempre ha avuto successo nel caso COVID-19.
Ciò ha reso possibile che bufale e fantasie vengano accolte acriticamente, senza distinguere tra ciò che è scientificamente vagliato, o vagliabile, e ciò che viene proposto anche in maniera assertiva senza le necessarie argomentazioni.
Da qui la fuga verso due comportamenti opposti: da un lato la negazione del male stesso – vedi il furibondo Vittorio Sgarbi – dall’altra la convinzione che il male sia scaturito da complotti di portata mondiale, con l’insinuazione che il virus stesso sia stato addirittura creato ad arte in laboratori cinesi. Quanto all’obbligo della quarantena, c’è chi l’ha interpretato come una prova generale, da parte di poteri non identificati, della riduzione dei cittadini in stato di schiavitù.
Internet, anche sul COVID-19, è un misto di enciclpedia e accurate informazioni, e di spazzatura. Distinguere tra scienza e affabulazioni insensate e nocive non è facile, così che spazzatura e bufale si diffondono facilmente, creando false convinzioni che possono essere dannose.
Una delle ragioni alla base di questa situazione sta nel fatto che se quanto leggiamo ha un forte contenuto emotivo, siamo facilmente disposti ad accettarlo acriticamente.
Il Professor David Rand ha scritto: “Emotion makes people less discerning” (Time, 10 agosto). Una ricerca del MIT di due anni fa ha mostrato che le fake news su Twitter si diffondono più velocemente delle notizie vere; le balle sono più intriganti della verità; possono stimolare paura, disgusto, sorpresa.
In rete si trovano esaurienti informazioni sulle fake news che riguardano il Covid-19, sui rischi, le cure, i complotti; alcune sono quasi divertenti. Alcuni esempi:
Dall’analisi di alcune sequenze nel RNA del virus del COVID-19 si giunge a insinuare che si tratti di un virus costruito artificialmente, quindi che si tratti di un’arma biologica artificiale. Un complottista statunitense, David Zublick, ha diffuso la tesi che “è un’arma per il controllo della popolazione”.
Un complottista francese ha sostenuto che la tecnologia 5G dei telefoni cellulari trasmette l’infezione o indebolisce il sistema immunitario; questa tesi si è poi diffusa tra i gruppi che già diffondevano affermazioni fuorvianti sul 5G, ad esempio che possa provocare il cancro. I virus dialogherebbero tra loro sfruttando le linee degli smartphone. Di conseguenza alcune persone nel Regno Unito hanno danneggiato i pali telefonici del 5G.
La birra messicana “Corona” ha subito un crollo delle vendite a causa del nome, che ha indotto alcuni a pensare che la bevanda fosse portatrice del contagio (la Repubblica, 15 agosto).
L’alimentazione consigliata è la più varia e alcuni dei rimedi suggeriti sono curiosi: peperoncino piccante, dosi massicce di vitamina C (quindi anche mangiare molti agrumi), miele, latte, argento colloidale, gargarismi con la candeggina, l’aglio (all’aglio anche nel passato sono state attribuiti poteri straordinari; ad esempio, ai timonieri dei velieri veniva proibito mangiare aglio perche gli effluvi avrebbero fatto impazzire la bussola), bevande calde, alcoolici; il presidente ceceno Kadyrov consigliò di bere acqua con pezzi d’aglio e limone spremuto; due mesi dopo fu ricoverato in gravi condizioni.
Falso è che il contagio si trasmetta per via alimentiare o attraverso le punture di zanzara, che la barba favorisca il contagio, che il vaccino contro al tubercolosi renda immuni, che l’infezione renda sterili, che gli antibiotici prevengano l’infezione, che il vaccino antinfluenzale faciliti il contagio.
Non mancano i consigli di ricorrere ai trattamenti nel quadro delle “medicine” non scientifiche, come le pratiche ayurvediche, o allo yoga.
Già all’inizio della pandemia l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in guardia dalla proliferazione di falsità. Ma che fare quando la fonte è politicamente autorevole?
I nervi di Donald Trump vacillano sotto i colpi che il coronavirus continua a infliggere agli Stati Uniti, dove l’epidemia prosegue la sua corsa diffondendosi anche nelle aree rurali.
Il Presidente degli Stati Uniti accusa l’OMS di aver aiutato la Cina a nascondere le informazioni sulle origini del virus. Secondo Trump, il coronavirus è stato sviluppato artificialmente in un laboratorio di Wuhan all’interno di un programma di biowarfare.
Dopo aver a lungo minacciato di ritirare i finanziamenti all’Oms, Trump ha formalmente notificato al Congresso e all’Onu l’uscita degli Stati Uniti dall’organizzazione.
Durante una conferenza stampa ha proposto l’esposizione massiccia ai raggi ultravioletti e iniezioni di disinfettante. La comunità scientifica e Anthony Fauci e Deborah Brix, virologhi della Casa Bianca, hanno definito queste proposte irresponsabili e pericolose.
Nel giorno in cui l’epidemia di coronavirus torna a fare più di mille morti negli Stati Uniti – non accadeva dal 9 giugno, Donald Trump fa dietro front: la situazione “peggiorerà ancora – dice -, prima di migliorare”; ed è opportuno mettere la mascherina, anche se non lo si fa volentieri. Resta, però, l’ottimismo di fondo: “Il coronavirus scomparirà”.
Trump ha ignorato sistematicamente gli scienziati, la scienza, i fatti, i dati epidemiologici e qualsiasi evidenza scientifica sull’efficacia delle politiche di contenimento della pandemia. Dopo lo scoppio dell’epidemia è finito ai primi posti della classifica mondiale delle bufale sul coronavirus creata dalla Bbc.
Credo quia absurdum (Tertulliano)
O si pensa, o si crede (Schopenhauer)