TourismA: apre il salone la misteriosa musica etrusca

Firenze – La magia sta in sette note emesse da un flauto di bosso che quasi scompare nel palmo di una mano: sette note, calde, che erano esattamente quelle che gli Etruschi suonavano ed ascoltavano, le stesse note della scala diatonica moderna accordate con il ‘la’ di Mozart e di Verdi. Per far risuonare quel flauto etrusco (ed altri due un po’ più grandi, ricalcati su reperti antichi duemilaseicento anni) c’è voluto tempo, dieci anni di studi e prove, ed un’intuizione nata quasi per caso: quella di un’ancia battente da inserire all’imboccatura della strumento e che l’occhio  attento di un musicista ha riconosciuto in una pittura murale di una tomba etruca a Tarquinia. Un’ancia come quella ancora oggi usata nei ‘launeddas’ sardi.

Così quegli antichi flauti hanno ripreso vita: flauti particolari, capaci (unici al mondo) di emettere da una sola canna una nota fissa di bordone su cui ricamare fraseggi ed arpeggi. E sarà proprio la musica perduta e ritrovata di questi strumenti, suonati per l’occasione da Stefano “Cocco” Cantini, ad aprire quest’anno “tourismA”, il salone internazionale dell’archeologia e del turismo culturale che dal 17 al 19 dicembre 2021 celebra al Palazzo dei Congressi di Firenze la settima edizione.

Saranno tre giorni, in presenza dopo due edizioni di collegamenti da remoto, in cui si succederanno incontri dedicati alle grandi scoperte archeologiche, perché non ci può essere turismo culturale senza conoscenza, ed incontri anche su come valorizzare musei e parchi, seminari dall’arte all’ambiente ai borghi e siti Unesco, laboratori per bambini e indicazioni su nuovi itinerari  e l’uso delle tecnologie per rendere il grande patrimonio dell’Italia ancora più fruibile.

Sono attesi duecentocinquanta relatori, in mostra le principali realtà di casa nostra ma anche di altre nazioni, con l’omaggio a Dante dei cioccolatai di Modica in Sicilia. La sfida, come sottolinea il direttore dell’agenzia regionale Toscana Promozione Turistica Francesco Tapinassi , alla fine è proprio quella di trasformare un attrattore culturale in un prodotto turistico.

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