Tour, Italia modesta, ci si consola con la mostra su Nencini

Firenze – Il Giro di Francia sta per concludersi. Forse mai nella storia della più grande corsa a tappe, il ciclismo italiano si appresta a chiudere con un bilancio così modesto sia per il numero di corridori partecipanti, appena 13, sia nei risultati sportivi. Anche se il giovane emergente Fabio Aru ha dimostrato di potere in tempi brevi arrivare a lottare per il successo.

In un quadro simile allora riemergono con forza i grandi successi del passato dei nostri corridori in Francia. Come quelli di Gino Bartali. Oppure di Gastone Nencini che proprio in questi giorni di luglio del 1960 vinse il Tour de France. Prese la maglia gialla il primo giorno, la perse il giorno successivo, la riconquistò alla decima tappa portandola fino a Parigi. Un grande trionfo apprezzato pure da Charles De Gaulle che volle complimentarsi con il nostro campione. Episodio mai verificatosi prima per la corsa transalpina.

A decretare il rinnovato interesse per le imprese dei campioni che hanno contribuito a scrivere la storia del ciclismo, la presenza di una notevole pubblico, anche internazionale, alla mostra in atto a Prato dedicata proprio a Gastone Nencini.

Una mostra che si snoda nel centro cittadino tra il Museo dei tessuti ed i Cassero Mediovale e che ripercorre le gesta di questo asso del pedale, nel connubio perfetto tra sport e cultura evidenziato nel progetto di Elisabetta Nencini, figlia dell’indimenticabile campione mugellano, curatrice della mostra.

Molte le testimonianze delle persone che hanno raccontato storie straordinarie legate al ricordo del campione, come Enzo Moschi il cui padre partì da Firenze in Lambretta per raggiungere Lugano dove Nencini disputava i campionati del mondo da dilettante.

Ed ancora la storia di Forno, un piccolo borgo alle pendici delle Apuane nel Comune di Massa, che, per seguire le gesta del suo beniamino al Tour de France del 1960, con notevoli sacrifici si autotassò per installare in cima alla montagna un ripetitore.

Storie bellissime che la mostra di Prato sta rievocando e che trova ampi consensi negli sportivi che la stanno visitando. Le immagini di Nencini nel corridoio del Cassero si fondono con l’audio vocale di Alfredo Martini, voce narrante della vita sportiva ed umana del Leone del Mugello. Come le parole dello stesso Gastone Nencini e di Fausto Coppi che accompagnano il visitatore in un suggestivo cammino nella storia della cultura e dello sport all’insegna di un grande campione.

Al vicino Museo del tessuto le parole lasciano il posto alle immagini video che ripercorrono le fasi salienti della carriera dell’atleta. Congiuntamente alla mostra dedicata a Gastone Nencini, il Giardino Buonamici ha ospitato una serata in onore del campione mugellano. Ospiti di Vezio Trifoni di Pratorace, Elisabetta Nencini, Emilio Magni, il medico di Vincenzo Nibali, Walter Bernardi ed il giornalista Roberto Sardelli.

Un’interessante serata all’insegna del grande ciclismo, nel quale la storia sportiva ed umana di Gastone Nencini è stata messa a confronto per analogie e differenze con quella dei campioni di oggi.

La mostra. CASSERO MEDIOVALE. Ingresso libero. Da martedì a venerdì 16,30-19,30; sabato 10-13; domenica 17-19. Tutti i giovedì di luglio apertura serale 21-23. MUSEO DEL TESSUTO. Ingresso ridotto a 4 euro con coupon ricevuto al Cassero. Da martedì a giovedì 10-15; venerdì e sabato 10-19; domenica 15-19.

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