Incontro con Elena Alessandra Anticoli de Curtis la nipote di Totò e terzogenita di Liliana De Curtis unica figlia del grande attore napoletano scomparso nella sua casa romana 56 anni fa. Parliamo delle donne che lui amò,della sua maschera famosa in tutto il mondo: la celebre bombetta e i pantaloni larghi sopra la caviglia, ma anche del suo ultimo libro “Totò Il Principe Poeta” Colonnese Editore. Dalla mamma Liliana De Curtis, Elena Alessandra ha raccolto il testimone affinché la memoria dell’indimenticato uomo d’arte e di spettacolo si mantenga viva nel tempo grazie ad una puntuale ricostruzione letteraria a beneficio di chi lo amava e lo ama tuttora.
Elena, lei non ha mai conosciuto suo nonno ma lo ha vissuto attraverso i racconti di sua madre, i libri, le fotografie, i documenti, le testimonianze, gli oggetti e i suoi film. Memorie di un tempo passato. Cosa pensa che direbbe Totò del mondo d’oggi?
“Secondo me vivrebbe molto male quest’epoca perché da uomo profondamente malinconico se soffriva allora per le ingiustizie che gli venivano davanti agli occhi, figuriamoci oggi. Ha sempre cercato di fare del bene alle persone che erano in difficoltà economica compreso gli anziani e i bambini. La sua beneficenza era in silenzio. Spesso andava di notte nel suo quartiere lasciando delle monete, perché se si fosse recato lì di giorno sarebbe stato assalito dalla gente che gli dimostrava così il suo immenso affetto”.
Non appena si pensa ad un film che fa sorridere viene in mente Totò uno dei più bravi attori italiani del ‘900. Che effetto le fa essere sua nipote?
“Sono orgogliosa di essere sua nipote e ho una forma di riverenza nei confronti di un uomo che in tutta la sua vita ha perseguito l’ideale dell’onestà e dell’essere perbene manifestandoli al mondo intero non solo con la risata ma anche con le sue riflessioni”.
Per raccontarcelo nel modo più completo lei non ha esitato a visitare i bassi di Napoli nel quartiere della Sanità che gli diede i natali, quasi a ritrovare quell’emozione che trasparisse dalle pagine del “Principe Poeta”. Cosa ha provato nel rivedere i luoghi dell’infanzia di suo nonno a cominciare dal celebre balcone da cui da piccolo si affacciava?
“La Sanità è un quartiere di Napoli che,a differenza degli altri che sono cambiati, ha mantenuto intatta la sua veracità. Mio nonno amava tornare in quei vicoli per sentirne l’odore e questo odore è una cosa vera; qui non passa un filo di luce perché il sole non penetra ma c’è l’amore che lega tutte le persone che lì vi vivono. Io stessa ho ricordo di un’esperienza molto simpatica che mi capitò quando incontrai un gruppo di ragazzi della Street Art. I Quartieri Spagnoli sono adiacenti alla Sanità e questi giovani avevano recuperato a loro spese muri, bassi e negozi di Porta Carrese realizzando dei disegni dedicati a Totò che oggi sono meta turistica. Sono più di 36 murales ed io mentre ero insieme a loro vidi una signora che calò dal balcone un paniere con dentro del caffè per tutti noi. Una bellissima esperienza di condivisione di quartiere aperto”.
Totò fu oltre che attore anche poeta, scrittore di canzoni e “pensatore”. Una predisposizione dell’animo che lei ha cercato di far rivivere in questo suo ultimo lavoro editoriale che contiene anche dei testi inediti, e la novità del QR Code. Una intuizione vincente per gli amanti della vis sentimentale partenopea visto che le liriche sono state scritte in napoletano. Ci spiega come è nata questa idea?
“Le liriche di mio nonno non è che non siano state mai pubblicate,anzi ‘A livella’ vide la luce con la casa editrice Fausto Fiorentino nel 1964. Però mi sono resa conto che i suoi pensieri e riflessioni venivano fuori da sue esperienze vissute e ho cercato di dare un senso a tutto questo suddividendole e così ci sono poesie dedicate a Napoli,all’amore, ai mestieri antichi, alle sue donne perché la donna è sempre stata una delle passioni di mio nonno”.
Nel libro sono riportate anche due poesie”A Livella” la cui prima edizione su vinile fu consegnato a Totò dal suo autista personale poche ore prima che lui morisse e “Malafemmina” dedicata ad un’attrice che all’epoca si pensava fosse Silvana Pampanini per poi scoprire che invece l’aveva scritta per sua nonna Diana Bandini Rogliani la prima ed unica moglie da cui si stava separando. È andata davvero così?
“Sì, anche perché mio nonno ha sempre provato un forte amore per sua moglie e al contempo una grande gelosia. Che però vanno contestualizzate con l’epoca in cui lui era vissuto e con la sua infanzia.Nato da una ragazza madre di 16 anni e non immediatamente riconosciuto come figlio dal padre,cosa che avverrà ma solo più tardi,visse l’esperienza dell’abbandono sin da piccolo quando la madre per andare con il marchese Giuseppe De Curtis, un nobile dell’epoca decaduto, usciva la sera, lasciandolo solo con la nonna materna. La paura di sentirsi solo l’ha manifestata da adulto con la gelosia nei confronti di mia nonna prima, e di mia madre Liliana poi , mentre con Franca Faldini è stato diverso perché quello fu un amore che io stessa definisco come quello incontrato in età matura. Mentre mia nonna lui l’aveva conosciuta quando lei aveva appena 16 anni e lui 35”.
Antonio de Curtis non poteva stare per sua stessa ammissione senza le donne, «sarà perché sono meridionale sarà perché odio gli uomini: ma le donne, secondo me, sono la cosa più bella che ha inventato il Signore».
Le risulta che da giovane,suo nonno aveva addirittura rinunciato a seguire la vocazione ecclesiastica per una donna, affermando che lui proprio non capiva «l’affare della castità»?
“Vero e questo accadde con la tragedia della morte di Liliana Castagnola, il primo vero amore passionale di mio nonno. Una donna particolare e quando lei si tolse la vita mio nonno rimase molto scosso dall’accaduto e ne parlò con un sacerdote. Liliana Castagnola riposa oggi per volontà di mio nonno nella tomba di famiglia e tutta la drammatica storia lui l’ha sempre condivisa con la moglie e la figlia, anche se non ne parlavano spesso. Fu una disgrazia accaduta indipendentemente dalla sua volontà”.
Riservato e geloso della sua vita privata, per lui, il principe della commedia italiana, e noto estimatore della bellezza femminile,la stampa glamour di allora versava fiumi di inchiostro quando recitava accanto ad attrici bellissime: Delia Scala, Isa Barzizza, Dorian Gray,Anna Magnani, Silvana Pampanini, Sofia Loren, Virna Lisi, Sylva Koscina, Lea Padovani, Franca Faldini la compagna che gli è stata accanto fino alla fine, ma poi come riusciva a farsi perdonare dalle donne di famiglia le notizie sui presunti flirts?
“Mia nonna ha sofferto per tutto questo ma era talmente forte il bene che lei provava per lui che faceva finta di nulla. D’altronde per mio nonno erano soltanto flirts perché l’amore della sua vita era Diana”.
Nei film di Totò incontriamo attrici brave e famose anche se meno avvenenti come Titina De Filippo, Ave Ninchi, Franca Valeri e grazie a loro nacquero dei veri e propri capolavori cinematografici con successi di botteghino.Che lei sappia ci fu un’attrice con cui suo nonno più di tutte preferiva lavorare?
“Titina de Filippo. Con lei è stato un bellissimo connubio grazie anche alla forte amicizia con i fratelli Eduardo e Peppino. Nei confronti di Titina ebbe un’ammirazione straordinaria sia dal punto di vista attoriale ma anche perché lei aveva cercato in tutti i modi di mettere pace tra i due fratelli,mantenendo unito quel legame e facendo da cuscinetto nelle discussioni. E con Isa Barzizza. Mio nonno che,sul lavoro pretendeva la disciplina dalle attrici, si trovava bene con lei perché era una professionista serissima, educata ed arrivava sul set teatrale o cinematografico accompagnata dalla governante incaricata dal padre di sorvegliarla. E aggiungo che,se mai avesse permesso a mia madre di recitare,(perché lei avrebbe tanto voluto farlo ma mio nonno si oppose fermamente), si sarebbe comportato con la stessa rigidità”.
Sua madre Liliana ha ricordato Totò come attore descrivendolo un uomo veramente straordinario, un fenomeno che andava oltre la sua arte, un precursore dei tempi e come genitore un padre severo, molto buono, generoso, talvolta triste e che amava stare solo. E lei cos’altro può aggiungere a questa doppia descrizione materna che ci consegna una creatura che Edoardo De Filippo definì “irreale”?
“Mio nonno rimane un personaggio un po’ irreale. Sembra che venga da un mondo lontano e che abbia assorbito non solo tutto l’humus che veniva dalla sua città ma anche da altri luoghi. Fu in un certo senso un attore futurista”.
Liliana de Curtis aveva un sogno nel cassetto: un museo a Napoli dedicato a suo padre. In una recente intervista il ministro della Cultura Sangiuliano ha annunciato che dopo il Museo Caruso si lavorerà per aprire finalmente a Napoli il museo dedicato al grande artista. È fiduciosa sul futuro di questa iniziativa?
“C’è una famosa poesia scritta da mio nonno che si intitola «La Speranza». Ora, io sono fiduciosa per natura ma,intanto, mi sto dando da fare affinché a Napoli sorga, anche se piccolo, un luogo come punto di riferimento dedicato a mio nonno Antonio de Curtis in arte Totò. Questa è una mia idea che intendo portare avanti indipendentemente dalla realizzazione del Museo”.
Che effetto le fa venire a settembre in Toscana?
“Forse non lo sa ma mia nonna materna era di Livorno. Ci sono delle foto dei miei nonni in spiaggia al Bagno Amore di Viareggio e mentre sono a Torre del Lago. Inoltre mio nonno amava soggiornare a Firenze diverse volte l’anno”.
Quando verrà a Prato porterà con sé la famosa bombetta di Totò?
“La custodisco molto gelosamente ma a parte questo è un oggetto che va tenuto al buio perché gli anni sono passati ed essendo fatta di feltro il tessuto facilmente si sciupa. Ho con me però il suo anello che è passato da mio nonno a mia madre e ora a me e che io porto da quando mamma non c’è più. È l’oggetto che mi tiene legata a tutti e due”.
Nell’ambito delle iniziative Prato in Rosa promosse e patrocinate dal Comune di Prato assessorato alle Pari Opportunità dell’assessora Ilaria Santi, sarà ospite giovedi 21 settembre alle ore 21.00 a cura dell’associazione Senza Veli sulla Lingua, la nipote di Antonio De Curtis, Elena Alessandra Anticoli de Curtis con il suo libro “Totò Il Principe Poeta” Colonnese Editore. L’iniziativa aperta al pubblico avrà luogo al Ridotto del teatro Politeama Pratese grazie alla sua presidente Beatrice Magnolfi che per l’occasione aprirà la sala al primo piano di via Garibaldi perché , – Il teatro è il luogo giusto per raccontare l’artista napoletano che ha mosso i suoi primi passi proprio sul palcoscenico”.
In foto Elena Alessandra Anticoli de Curtis con la mamma Ileana De Curtis