Toscanità: alla ricerca (impossibile) di un’unica identità

Firenze –  Questa volta hanno messo in campo un imponente spiegamento di intelligenza e di mezzi per catturare l’identità toscana. Negli anni 80 ci aveva provato Franco Camarlinghi, fra i curatori del volume  “Toscana” nella collana verde Einaudi, che fu un vero e proprio evento politico – culturale. Pure i francesi dell’intelligente rivista “Autrement Dit”, che nel 2016 ha festeggiato il millesimo numero, qualche anno dopo pubblicarono un quaderno “Toscane”, la cui conclusione era che non esiste una sola Toscana.

Eppure la ricerca non si ferma: esistono uno spirito toscano, una coscienza toscana, una cultura  toscana, una civiltà toscana? Per dirla in una categoria astratta esiste una “toscanità” che non sia solo “l’aderenza maggiore o minore ai modi del parlare toscano”, secondo la definizione che ne dà la Treccani?

Per Marco Viani, Angela Manetti e Giovanni Gozzini, curatori di “TA’ – Toscanità” (Giunti editore) che l’hanno posta nella prima pagina del volume si tratta di una definizione riduttiva e sbagliata. E per dimostrarlo hanno coinvolto 150 fra le migliori firme toscane appartenenti a tutte le categorie professionali, realizzando un volume formato catalogo di  656 pagine in carta patinata con cento immagini.

L’obiettivo del progetto concepito dall’Associazione Giglio emerge chiaramente da questi dati. Far intervenire il maggior numero possibile di intelligenze autoctone (l’unico “straniero” è Sergio Zavoli, romagnolo orgoglioso che rivendica la vicinanza non solo geografica fra le due terre), lasciarle libere di riflettere sull’identità toscana dal punto di vista umano, professionale, storico, artistico o personale e poi organizzare il tutto in 21 sezioni omogenee. Nulla di ciò che connota la regione è stato scientificamente lasciato fuori e l’approccio è quello di un grande caleidoscopio che cambia la disposizione dei singoli frammenti colorati a formare sempre diverse prospettive.

Scienziati del diritto e della politica hanno portato riflessioni sul “senso civico” dei toscani che per il sociologo americano Robert Putnam è alla base della prosperità e dell’equilibrio sociale. Economisti hanno messo in luce quegli aspetti che Giacomo Becattini ha sistematizzato nei suoi studi sui distretto industriali e nella messa a fuoco del concetto di “coscienza dei luoghi” che entra fra i principali fattori della competitività dell’impresa toscana. La Toscana, sostengono Monika Poettinger e Piero Roggi, “è terra di una imprenditorialità diffusa che fiorisce in piccole e medie imprese legate al territorio, ma in grado di eccellere a livello mondiale in determinate nicchie di mercato”.

Studiosi dell’arte, giornalisti, poeti, saggisti hanno trattato dello “spirito dei luoghi toscani”, come una continuità millenaria del senso per la bellezza assoluta come fa dire a chi trova nei volti di Donatello la stessa finezza e la stessa espressività di alcuni pezzi etruschi.: “Il denominatore comune che li assimila – scrive Antonio Natali – il filo invisibile che percorre gli artisti o i poeti è l’austerità formale, la sobrietà espressiva, la severità della lingua”.

Il poeta Mario Luzi ritrova una specificità della creatività toscana nelle pievi romaniche sparse sul territorio nei cui elementi architettonici si ritrova “un carattere che rimarrà costante a denotare la genialità toscana sempre attenta a non lasciare inerte l’attenzione di chi la osserva”.

Alcuni autori vanno alla ricerca dell’identità toscana nel suo paesaggio e nelle sue tradizioni popolari culinarie o folcloristiche.  Franco Cardini avverte però che con questa ricerca di caratteri unitari del territorio non si rende giustizia “alle profonde differenze, alle specificità, insomma alle voci armonizzate forse, ma diverse certamente che formano il coro” . La struttura storica, linguistica e culturale della regione è “eminentemente policentrica”.

La risposta all’ipotesi di lavoro dei curatori sembra dunque negativa. E’ inutile andare alla ricerca di una identità toscana, perché questa terra è troppo bella e complicata per averne una sola. La Toscana è esperienza individuale profonda. Da essa ciascuno prende ciò che più corrisponde alla sua anima e alle sue aspirazioni, come Isabelle Mallez, console francese a Firenze, che conclude il suo intervento con una confessione sincera: “La Toscana per me è lusso, calma e voluttà, un perfetto complemento, proprio all’opposto di quello che sono e rimango profondamente, una francese e una parigina”.

Del resto è proprio uno dei curatori, Giovanni Gozzini, a sigillare in negativo il risultato della ricerca: “Non esiste un genius loci della Toscana. E forse non esiste mai in nessun posto della terra. Esistono gli uomini, le donne, i vecchi e i bambini che lo abitano. E che nello sforzo di rendere bella la loro vita costruiscono monumenti, mestieri, paesaggi”.

Valeva dunque la pena tutto questo sforzo dell’Associazione Giglio per arrivare alla conclusione che cercare l’identità toscana corrisponde alla “quest” del Santo Graal? Sì, ne valeva la pena perché ci hanno proposto un’opera di lettura godibilissima (da usare scegliendo di volta in volta i contributi che corrispondono all’interesse o alla fantasia del momento): una raccolta di ciò che di meglio questa regione ha regalato al mondo.

 

 

 

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