Firenze – L’idea di una cooperazione rafforzata tra le regioni dell’Italia di mezzo lanciata dal presidente Rossi adesso è un accordo. Toscana, Umbria e Marche collaboreranno e si coordineranno su sanità, tutela del paesaggio e contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche sulla promozione di un’agricoltura non estensiva e di qualità, sullo sviluppo economico, formazione e lavoro, sulla realizzazione delle infrastrutture che possono rendere competitivo un territorio, su cultura e turismo, sulla gestione dei fondi europei e la partecipazione a progetti comunitari condivisi.
L’intesa è stata siglata oggi dai tre presidenti di Regione a Bruxelles, dove le tre regioni hanno anche annunciato la “fusione” degli uffici di rappresentanza che già coabitano nello stesso palazzo di Rondpoint Schuman.
“Quello di oggi è un passo importante – afferma il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi – perché, a partire da una identità strutturale delle tre regioni, siamo convinti che, mettendoci insieme, possiamo fare servizi migliori per i nostri cittadini. Per questo, senza forzature ma dal basso, iniziamo un processo. In questo processo la fusione degli uffici a Bruxelles è una tappa cruciale, perché le Regioni si basano molto sulle politiche comunitarie. Così, ad esempio, quando andremo a discutere della revisione del settennato dei fondi europei, avremo modo di confrontarci e di pesare di più, mettendo a fattor comune le pratiche migliori e le politiche, potenziandole”.
Rossi ha annunciato che, dopo la firma di oggi, gli uffici si metteranno al lavoro per gettare le basi delle nuove forme dello stare insieme. “Contiamo in questo modo di avere la taglia giusta per pesare di più sulle politiche europee, dove le regioni medio-grandi sono da sempre più ascoltate”.
E se ancora appare prematuro prefigurare le tappe istituzionali del percorso, le basi comuni di partenza sono state più volte sottolineate. “Le nostre tre regioni hanno in comune – ricorda Rossi – caratteristiche di medietà, equilibrio sociale,una struttura economica fatta di piccole e medie imprese e una realtà di distretti che hanno sofferto ma non sono stati travolti dalla crisi: siamo un’Italia, come ha detto qualcuno, più Italia di tutto il resto. La Toscana, fra le tre regioni, è la più grande per dimensioni ma, non per questo, intende esercitare un ruolo particolare: da sola, anche la Toscana, resta indietro rispetto a regioni più grandi per dimensioni e Pil. Insieme possiamo avere la dimensione adeguata per far valere i nostri interessi in Europa e in un mondo globalizzato”.
L’accordo istituisce fino al 2020 un coordinamento politico e gruppi di lavoro tecnici per affrontare meglio i problemi comuni, i nodi della mobilità e dei trasporti, guadagnare migliori economie di scala e contare di più appunto in Europa. Le tre giunte si riuniranno in plenaria almeno due volte l’anno: un’alleanza, una gestione ‘associata’ di politiche e servizi oggi e domani forse qualcosa in più. Fu Rossi a lanciare l’idea di una macroregione dell’Italia del centro ad ottobre dell’anno scorso. Sono seguiti incontri, consultazioni ed anche un libro , “L’Italia centrata”.
Toscana, Umbria e Marche fanno insieme oggi il 12 per cento del Pil nazionale, con sei milioni di abitanti che sono un italiano su dieci. Insieme potrebbero ulteriormente crescere. Alcune collaborazioni sono in grado di partire da subito, per altre serve un passaggio nazionale. Le tre Regioni stanno definendo un percorso per realizzare un’ unica centrale per gli acquisti in sanità, ma anche per servizi di pulizia, lavanderia e ristorazione, guardiania e vigilanza a vantaggio del più vasto universo degli enti pubblici.
Si studiano anche una o più iniziative per promuovere quel brand condiviso che fa assomigliare tra loro Toscana, Umbria e Marche, cerniera tra l’Adriatico e il Tirreno. Si pensa a progetti comuni nel campo delle relazioni e della cooperazione internazionale, incentivi per le imprese da ricondurre a procedure e format condivisi e il lavoro da fare assieme sul numero unici europeo per l’emergenza. C’è anche la ferma volontà di accordare i suoni su comuni progetti ‘transfrontalieri”.