Firenze – Trentamila persone, 50 mila per gli organizzatori. Alcune tensioni con un gruppetto di circa 30 persone, genericamente identificate come “antagonisti” dai media locali, che hanno contestato lo stesso Toscana Pride e, con grande disappunto degli organizzatori che hanno tenuto a marcare anche fisicamente la distanza, hanno rischiato di rovinare la festa. La polizia è intervenuta mettendo in atto due cariche di alleggerimento. Una grande giornata di festa, colore, libertà, che ha portato a Firenze una ventata di gioia che ha coinvolto il centro storico, le Cascine, e infine l’appuntamento a Villa Strozzi che ha coronato la giornata. Presenze istituzionali, fra cui gli assessori Sara Funaro e Benedetta Albanese, ma anche l’assessore regionale Monia Monni e l’on. Laura Boldrini, l’on.Emiliano Fossi, segretario toscano del Pd. Vicinanza al Pd che è stata oggetto di critica da parte del gruppetto “antagonista” che ha anche inalberato uno striscione contro il Toscana Pride “capitalista”, che ha preso la testa del corteo nel disappunto degli organizzatori e che è stato allontanato dal palco con l’intervento della polizia.
Libertà e inclusione, diritti. Una vera e propria cavalcata che fra i vari obiettivi aveva anche quello della recuperata capacità di farsi ascoltare. Ben 11 carri colorati, tantissimi spettacolari vestiti e performance. Presenti le associazioni Famiglie Arcobaleno, Arcigay Firenze, Ireos, Arcigay Livorno, Arcigay Arezzo, Agedo, Coming Out con Arcigay Prato Pistoia, The Shade, Mamamia, Love My Way e The Social Hub. Presenti anche numerosi esponenti del Pd. La manifestazione ha il patrocinio di 90 Comuni della Toscana, circa un terzo del totale ma, parrebbe dalle stime, non di tutti quelli a guida Pd. Tanti i bambini. Fra i cori, molti contro il governo e Giorgia Meloni, contro le chiusure della politica governativa verso i temi della sessualità e dell’inclusione.
I punti della questione portata in piazza del Toscana Pride, che torna a Firenze dopo sette anni, sono quelli del manifesto politico: “Chiediamo una legge che renda inammissibile discriminare per orientamento sessuale, genere o identità. Vogliamo scardinare i principi che intrappolano le soggettività trans* nella narrazione di persone “nate in un corpo sbagliato”, e una nuova legge che ne tuteli l’autodeterminazione superando la ormai obsoleta legge 164/1982, rendendo più veloce, snello e accessibile ogni percorso per l’affermazione di genere. Vogliamo che venga facilitato e reso omogeneo l’accesso alla terapia ormonale per chiunque ne faccia richiesta, e che continui a essere tutelato il diritto allo studio nelle scuole e nelle Università attraverso l’attivazione delle carriere alias, quando non è possibile una veloce modifica dei documenti ufficiali. Chiediamo che lo stesso avvenga nella pubblica amministrazione e in tutti i luoghi di lavoro. Vogliamo un provvedimento che riconosca e tuteli i diritti delle persone intersex, in Italia ancora costrette a subire interventi chirurgici e trattamenti farmacologici senza il loro consenso. E ancora, vogliamo una legge che istituisca in Italia il matrimonio egualitario e una riforma complessiva del diritto di famiglia che estenda a tuttə la possibilità di adottare o procreare, che permetta il riconoscimento dellə figliə alla nascita e che decostruisca il legame biologico come criterio su cui si fonda il concetto di genitorialità”. Insomma, una vera e propria rivoluzione culturale.
Foto di Luca Grillandini