Toscana, occupazione segno positivo, ma entra in affanno l’export

Firenze – Una ripresa “anemica”: con segnali positivi sul mercato del lavoro (+0,8% gli occupati), un export in affanno rispetto al 2015, investimenti che non ripartono. E un mondo finanziario con un pesante stock di crediti non più esigibili sulle spalle, che limita la possibilità di erogazione del credito. E’ questa l’immagine dell’economia toscana nei primi sei mesi del 2016 secondo l’aggiornamento congiunturale di Bankitalia. E il futuro non si prospetta molto più roseo: se nel 2015 la Toscana aveva dimostrato uno “scatto” rispetto alle altre regioni italiane, quest’anno si colloca fra le “regioni di mezzo” e nella migliore delle ipotesi chiuderà il 2016 con una crescita del Pil in linea con il resto d’Italia (+0,8%). Il “vulnus” del sistema finanziario toscano presenta cifre difficili da digerire: lo stock delle sofferenze bancarie è circa del 30% in Toscana, superiore del 7% rispetto alla media italiana. Stabile negli ultimi due anni, ma anche i nuovi crediti “cattivi” in entrata hanno un quoziente superiore (3,3%) rispetto del resto d’Italia (2,5%).

Per quanto riguarda l’economia reale, secondo i risultati di un sondaggio svolto da Bankitalia su circa 200 imprese industriali (con più di 20 addetti), nei primi tre trimestri dell’anno il fatturato è risultato in crescita, soprattutto per la componente estera. Ciononostante “l’incertezza regna sovrana, mancano le prospettive e non si investe. Un’economia che investe poco intacca la possibilità di generare Pil” dice Guglielmo Barone, responsabile dell’ufficio studi di Bankitalia. E la sua velocità di ripresa si attesta su ritmi nettamente inferiori rispetto al passato. L’export toscano, nel primo semestre, ha decelerato: +0,9% rispetto al +1,4% del 2015. Cala la moda (-1,1%), soprattutto pelli e calzature; bene la meccanica (+3,1%). I mercati esteri più vitali sono stati quelli europei, mentre i paesi extra Ue decelerano (-1,6%). La flessione ha interessato soprattutto la Cina, le economie più dinamiche dell’Asia e, ovviamente, la Russia sottoposta a embargo.

Prosegue, per Bankitalia, la debolezza del settore immobiliare, con una forte incertezza anche per il prossimo anno. Aumentano le compravendite sullo stock di abitazioni esistenti, ma le nuove costruzioni ristagnano. Nei servizi, il fatturato resta stabile, mentre il turismo si conferma in grande spolvero, con il 2% di presenze in più nella nostra regione. Buone performance del mercato del lavoro (+0,8% gli occupati nei primi sei mesi dell’anno), anche se con un uso sempre più massiccio dei “voucher”, che certo non rappresentano uno strumento di stabilizzazione dell’occupazione. Di conseguenza sale anche il tasso di disoccupazione (+0,2%) portandosi al 9,6%, per quella tendenza che gli economisti ben conoscono (e la gente comune fa fatica a immaginare), che cioè in un trend positivo, più persone si mettono alla ricerca attiva di lavoro. Il segmento dell’industria ha fatto da traino nell’aumento degli occupati (+3,1%), continua invece il declino delle costruzioni (-1,4%), e restano più o meno stabili i servizi (+0,3%).

Il finanziamento all’economia è un altro aspetto debole della ripresa. Cresce l’erogazione di prestiti bancari, che si portano poco sopra l’asse dello zero (+0,9% a giugno 2016, rispetto ad un anno fa). Ne beneficiano però soprattutto le famiglie (2,1%) rispetto alle imprese (0,7%). La flessione del credito al settore costruzioni si è fatta ancora più intensa, così come alla manifattura. Le imprese del terziario invece sono state le più “premiate”, con una moderata crescita del credito.

Sempre a giugno 2016, le famiglie toscane hanno chiesto e ottenuto più mutui (+1,1%) per l’acquisto di abitazioni e hanno avuto tassi particolarmente favorevoli, intorno al 2,4% (in calo dal 2,6% del 2015). Cresce anche il credito al consumo, con una netta vitalità degli acquisti di beni durevoli, autovetture in particolare. Famiglie e imprese, infine, risparmiano di più (+4,5%), testimoniando il fatto che migliora la liquidità nel tessuto economico regionale: per le imprese la dinamica è stata particolarmente intensa (+9,3%). Certo, si preferisce tenere questi soldi sul conto corrente, piuttosto che in altri impieghi finanziari o produttivi. Segno che l’incertezza nel futuro è ancora molto alta, nonostante le dichiarazioni di principio. Le imprese infatti, nei prossimi mesi si aspettano, secondo un sondaggio di Bankitalia, fatturato, occupazione e investimenti in aumento. Ma la cautela è veramente d’obbligo, e i rischi di revisione al ribasso sono altissimi.

Una sola consolazione: della Brexit, alla Toscana, importa poco o niente. Non siamo fra quelli più esposti, e per la stragrande maggioranza degli operatori di settore la vicenda per noi sarà pressochè trascurabile. Meglio così. Un’incertezza in meno!

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