Firenze – Il rapporto “Illegalità e criminalità organizzata nell’economia della Toscana” è stato presentato stamani dall’Irpet, nella sede della Presidenza regionale in piazza Duomo, a Palazzo Strozzi- Sacrati, a Firenze. Il Rapporto fornisce per la Toscana una ricostruzione, di dettaglio, delle attività illegali o sommerse che generalmente sfuggono aII’osservazione statistica e alle rilevazioni ufficiali. Ecco per punti i principali risultati.
Partendo dal valore dell’economia non osservata in Toscana, secondo le stime deII’IRPET, l’economia connessa alle attività illegali (cioè l’insieme dei prodotti la cui produzione, vendita o distribuzione è proibita dalla legge) vale un giro di affari pari a 1,2 miliardi di euro. “Se a questa cifra sommiamo i 10,1 miliardi attribuibili all’economia sommersa (in cui rientrano le attività celate alle autorità fiscali), possiamo quantificare in 11,3 miliardi il valore complessivo dell’attività non osservata in Toscana”, spiegano i ricercatori dell’Irpet. Per dare l’idea di ciò di cui si sta parlando, la cifra in percentuale rappresenta I’1 1,7% del Pil regionale. Che tuttavia è in linea col dato nazionale. In Italia infatti l’incidenza del sommerso è analoga (o poco inferiore), mentre è superiore l’incidenza dell’attività illegale.
La DIA (Direzione Investigativa Antimafia) sottolinea che la Toscana è “una delle aree privilegiate per le attività di riciclaggio e la realizzazione di reati economici finanziari su larga scala”. Dalle sue relazioni emerge che “sebbene le mafie non esprimano nella regione uno stabile radicamento territoriale, la Toscana si conferma una delle aree privilegiate per attività di riciclaggio e più in generale per la realizzazione di reati economici fnanziari su larga scala’’ , per la multiforme e variegata ricchezza del suo territorio.
Inoltre la cultura mafiosa, “non è riuscita a contaminare il tessuto sociale della regione, ma utilizza la Toscana — come le altre regioni sviluppate del centro-nord – per i propri illeciti affari”.
Per quanto riguarda gli indicatori di contesto delle imprese predisposti da Anac, le province toscane su 14 indicatori complessivamente considerati, solo 2 volte assumono un
valore significativamente peggiore a quello degli altri. “Il posizionamento anomalo della Toscana non solo è numericamente ridotto, perché riguarda solo due province in due specifici indicatori, ma accade anche su due dimensioni (quota laureati e partecipazione femminile alla vita politica) solo indirettamente collegabili alla vulnerabilità e alla presenza criminale. Pertanto il profilo delle province toscane non pare caratterizzato da sostanziali fragilità di natura socio-economica” (Relazione DIA del 2º semestre 2020, p. 306).
Indagando sul sistema produttivo, “in Toscana risulta relativamente contenuta l’incidenza delle cosiddette imprese cartiere, che sono quelle che nascono con intenti di evasione, elusione e/o riciclaggio attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sono imprese che presentano più anomalie nella Ioro attività (ad esempio operano contemporaneamente con alti ricavi e alti costi, ma contemporaneamente
zero o bassi costi di personale, bassi valori degli investimenti, bassa capitalizzazione, assenza di debiti bancari), che possono nascondere una potenziale esposizione a comportamenti illegali”.
La percentuale in Toscana che riguarda la fattispecie delle imprese cartiere incide per il 3,6% del totale imprese, contro il 5,0% in Italia. Ecco i settori dove incidono di piú: attività Finanziarie ed assicurative (6,6%), delle Costruzioni (5,8%) e del Commercio (5,4%).
Ci sono altre due indicatori, oltre le cartiere, che possono segnalare l’esposizione del sistema imprenditoriale ai fenomeni di illegalità: le ditte individuali detenute da soggetti stranieri che si disattivano entro 3 anni dalla nascita e quelle che utilizzano una quota eccessiva di part-time. “L’eccesso di mortalità dà conto della presenza di imprese per le quali è più difficoltosa l’attività di accertamento fiscale. Invece l’eccesso di contratti part-time attivati dalle imprese del territorio è un indicatore di potenziale Iavoro sommerso, in termini di dichiarazione solo parziale dell’orario di Iavoro”.
“I casi di mortalità anomala (in eccesso) – si legge nella sintesi della Relazione Irpet – si addensano prevalentemente nei settori dell’abbigliamento e della pelletteria e calzature (Prato, Empoli). Il ricorso in eccesso al part-time riguarda principalmente l’area della Toscana settentrionale, quella a più alto tasso di imprenditorialità, e in particolare Prato, dove supera il 40% dei contratti, soprattutto per via del ricorso anomalo a questi contratti nel settore
dell’abbigliamento”.
La Toscana, nelle indagini antimafia, dalle relazioni semestrali della Dia viene configurata come regione di “alto interesse” delle mafie ma non tanto dal punto di vista del “controllo del territorio”, quanto come ambito di “gestione del mercato” degli affari, attrattiva per la ricchezza diffusa.
Tuttavia, sebbene le denunce di reati associativi con aggravante del metodo mafioso negli anni 2000 siano in numero inferiore ad altre realtà del paese e sebbene le condanne con sentenza irrevocabile per questo tipo di reato si riducano negli anni è necessario ricordare che la Relazione per l’Anno Giudiziario 2023 della Procura Generale “riporta un deciso aumento dei procedimenti per associazione mafiosa (da 13 a 28) avviati tra il 1º luglio 2021 e il 30 giugno 2022. A destare preoccupazione è il fenomeno delle infiltrazioni delle mafie straniere, in particolare per quanto riguarda i legami che possono instaurarsi con le mafie locali. In particolare il Rapporto Irpet getta l’allarme “per quanto riguarda la mafia cinese, con elevati tassi di criminalità economico- finanziaria, e la mafia albanese, specializzata nel traffico internazionale di droga”.
Per quanto riguarda la presenza mafiosa, l’analisi dell’Irpet conferma quella emersa dalla DIA. Dai risultati degli ultimi dieci anni, la regione si colloca al 16°posto per quanto riguarda gli “indicatori oggettivi di presenza di crimine organizzato” , ovvero “associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, interdittive antimafia, aziende in gestione e destinate, immobili in gestione e destinati, operazioni finanziarie attinenti criminalità organizzata”, mentre si colloca al di sotto della media per quanto riguarda gli “indicatori spia di controllo del territorio” al 13o posto, indicatori consistenti in danneggiamento seguito a violenza, attentati, sequestri, estorsione, usura e corruzione.
La Toscana presenta valori più critici e si colloca tra le prime regioni del centro-nord per quanto riguarda gli “indicatori di esercizio di attività illecite”, per cui si colloca al nono posto con riguardo a riciclaggio, contraffazione, contrabbando, stupefacenti, reati del ciclo dei rifiuti, sfruttamento della prostituzione. Nella sintesi fra i vari risultati, la Toscana si colloca a metà strada, ovvero al decimo posto, nella graduatoria regionale.
Per quanto riguarda i reati più “gettonati” in Toscana, la Regione è un caso critico nel reato di contraffazione.” Otto province su dieci sopravanzano il valore medio nazionale, mentre Firenze, Prato, Grosseto e Livorno si posizionano nel gruppo delle province italiane con i valori più elevati (ultimo quartile). Firenze e Prato, sono coinvolte prevalentemente nella produzione di merci contraffatte, Livorno e Grosseto, invece nelle connesse attività di logistica e successiva distribuzione”.
I reati di riciclaggio denunciati dalle forze dell’ordine all’autorità giudiziaria collocano nel confronto regionale la Toscana su livelli relativamente elevati. Tuttavia, negli ultimi tre anni si evidenziano segnali di miglioramento che sono più accentuati di quelli osservati nel resto del Paese. Prato compare tra le prime cinque città coinvolte dal fenomeno; a seguire Siena, Firenze e Lucca.
Le province di Prato e Firenze si collocano ai vertici nazionali per quanto riguarda l’indicatore di rischio di utilizzo anomalo del contante (UIF). Per i reati legati al ciclo dei rifiuti, la Toscana si pone in nona posizione nel 2022, in miglioramento rispetto alla 4° posizione tenuta tra il 2016 e i 2019.