Toscana, le mafie entrano nelle aziende e se le mangiano, in attesa del PNRR

Firenze – Arriva la relazione semestrale della DIA, ovvero Direzione investigativa antimafia, e fra i vari punti ciò che emerge è che ciò che tutti si aspettavano, vale a dire che i soldi, ingenti, del PNRR, potrebbero essere a rischio. A rischio, perché i sodalizi di varia matrice, citando la stessa relazione, pur non tralasciando “tutte le azioni necessarie” per esercitare e consolidare il controllo del territorio, possono perfezionare la strategia di infiltrazione nel tessuto economico, attendendo la vasta messe dei finanziamenti pubblici agganciati al PNRR.

Il “giochino” è vecchio e ormai ben conosciuto: per qualsiasi gruppo di criminalità organizzata, è necessario frammischiarsi con l’economia sana, in modo da celare le origini illecite dell’enorme accumulo di ricchezza che la strategia criminale comporta da un lato e dall’altro aumentare ancora e sempre più le già ingenti riserve d liquidità illecita andando a divorare il campo dell’imprenditoria legale. Un meccanismo noto da tempo, almeno dai giudici Falcone e Borsellino e intuito anche prima di essere sistematizzato nel noto principio di “seguire i soldi”, tenendo conto che spesso i soldi di mafia sono fiumi carsici ben poco visibili in superficie.

La marcia in più che suona per le organizzazioni mafiose, in questo momento, è però particolarmente favorevole, come scrivono nella relazione gli operatori della Dia. Ovvero, l’imprenditoria legale in generale, ma certi settori in partciolare, sono maggiormente colpiti dalle conseguenze dell’attuale crisi economica, prestando così il fianco non solo all’eventuale e sempre presente fonomeno dello strizzinaggio e dell’usura, ma anche a diventare paraventi che cnsentono alle consorterie di disporre di strumenti idonei a intercettare i finanziamenti pubblici. In altre parole in questo momento si assisterebbe a una sorta di salto di qualità: non più solo saccheggio parassitario, della rete produttiva ma si fanno impresa sfruttando rapporti di collaborazione “con professionisti collusi la cui opera viene finalizzata a massimizzare la capacità di reinvestimento dei proventi illeciti con transazioni economiche a volte concluse anche oltre confine”.

Il tallone d’Achille della Toscana è naturalmente anche il suo fiore all’occhiello, ovvero i settori dove l’economia entra maggiormente in difficoltà causa gli effetti della pandemia, della guerra, della carenza delle materie prime. Dunque, anche nel secondo semestre del 2021, le difficoltà nei settori turistico-alberghiero, manifatturiero, del commercio e della ristorazione hanno evidenziato una crisi legata in gran parte alla mancanza di liquidità; una crisi capace di lasciare spazio di manovra alle organizzazioni criminali che, forti dell’elevata disponibilità economica, possono operare in sostituzione o  in aggiunta allo Stato sociale.  

La Toscana perciò rivela, anche nel corso del secondo semestre 2021, l’esistenza “di meccanismi di infiltrazione delle diverse mafie, altrettanto pervasive di  un virus, nei circuiti dell’economia legale e nel tessuto dell’economia locale, con  molteplici e diversificati investimenti, dall’accaparramento di lavori pubblici e  privati, al settore immobiliare, a quello del turismo, all’acquisizione o alla gestione  di pubblici esercizi, specie di ristorazione o intrattenimento; e ciò a fini di riciclaggio  di denaro proveniente dalle più varie attività criminali, quali la gestione del racket  della prostituzione, spesso riguardante donne straniere vittime di tratta, il traffico di  rifiuti o di prodotti contraffatti, il commercio degli stupefacenti…”, come dichiarato dall’allora Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze, Marcello Viola, attualmente Procuratore a Milano.  Un immenso campo aperto da una crisi pervasiva e persistente che vede ormai, da parte dei clan, la finalizzazione alla “progressiva acquisizione delle aziende”.  

In Toscana inoltre la DIA segnala, in continuità con i periodi precedenti, e conferma “la presenza e l’operatività  di elementi contigui alle organizzazioni criminali mafiose i quali gestirebbero talvolta  in sinergia con soggetti autoctoni numerose attività illecite con lo scopo di ottenere il  massimo profitto nei settori di maggior interesse quali gli appalti pubblici, la gestione  e lo smaltimento di rifiuti, nonché il campo turistico-alberghiero”. 

Inoltre, si continua ad assistere a una sorta di “spartizione” del territorio, fra le consorterie criminali autoctone e consorterie criminali straniere, le quali ultime sarebbero  “perlopiù legate al traffico e allo spaccio di  sostanze stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina”. 

Criminalità autoctona, in Toscana in particolare sembrerebbe confermato il legame e la rilevanza con esponenti legati a camorra e ‘ndrangheta. Criminalità straniera, sarebbero in particolare le compagini di etnia albanese a continuare “a manifestare pericolosità e incidenza nelle attività illecite seguite dai cinesi che continuerebbero a mantenere un ruolo  primario in molte attività specialmente nel distretto del tessile-abbigliamento”, il che significa sul territorio, la periferia ovest e l’hinterland fiorentino (con specifico riferimento ai  comuni di Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio), tutta la provincia  di Prato e parte di quella di Pistoia. 

Le risultanze delle attività investigative hanno dimostrato anche che la Toscana si trova ad essere una terra  di interesse per le consorterie criminali campane, con le attività criminali “tipiche” come estorsioni e usura che vanno indistintamente a colpire sia soggetti provenienti dalla Campania o originari della stessa, sia toscani. Inoltre, emerge l’importanza del traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, nella gestione traffico e smaltimento illecito di rifiuti, nel riciclaggio di danaro e reimpiego in attività  immobiliari o imprenditoriali con particolare riferimento al settore turistico alberghiero e nella penetrazione nell’economia legale attraverso l’alienazione e/o  costituzione di attività imprenditoriali edili, con l’obiettivo di acquisire appalti  pubblici.  “Ne è conferma l’operazione “Revenge”184 conclusa a Firenze il 10 settembre 2021  dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza con l’esecuzione di 12 provvedimenti  cautelari nei confronti di soggetti ritenuti affiliati ad un clan camorristico di Nocera  Inferiore (SA)”.  I reati contestati: associazione per delinquere con  l’aggravante mafiosa, ricettazione, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco  ed esplosivi, violazione della normativa in materia di immigrazione, indebita  percezione di erogazioni pubbliche, nonché riciclaggio e reimpiego di denaro, beni o  utilità di provenienza illecita e usura. Un caso emblematico, che vede anche una netta emersione della connessione, dell’intreccio oscuro fra soggetti criminali e imprenditori, ovvero trssuto economico: infatti, fra i vari reati contestati al gruppo, figura anche il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina  “in quanto il sodalizio avrebbe tentato di organizzare l’ingresso illegale sul territorio  nazionale di almeno 15 stranieri provenienti dal Bangladesh peraltro mediante la  disponibilità di imprenditori compiacenti a sottoscrivere fittiziamente le assunzioni  dei predetti e fornendo loro documenti d’identità falsi dietro il pagamento di un lauto  compenso economico”.

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