Firenze – La Toscana piace, e piace non solo ai turisti, ma anche agli investitori esteri, come dimostrano i dati: dal 2010 oltre 1 miliardo e mezzo di euro e 3.352 posti di lavoro. E proprio dal 2010 è stato attivato, presso la presidenza della Regione, un ufficio dedicato appositamente a questo.
In sintesi, i punti su cui si è fondata la strategia nazionale per attrarre investimenti, sono stati mettere in atto operazioni di politica industriale e azioni di sistema, un modello che ha puntato a dare risposte veloci e risolvere problemi, mettere a disposizione risorse per chi già in Toscana c’era e voleva crescere e per chi in Toscana voleva venire, tessere una rete di relazioni con istituzioni vicine e lontane per aiutare chi in Toscana voleva venire (o restare) a farsi strada nella ragnatela della burocrazia e accelerare i tempi. Una strategia che ha visto la Toscana premiata l’anno scorso dalla rivista Fdi del Financial Times per la migliore strategia sulla promozione degli investimenti esteri messa in campo tra le regioni del sud Europa.
Sono sempre i numeri a essere più chiari di qualsiasi discorso: nella nostra regione ci sono già 500 multinazionali presenti: 420 sono straniere, di queste 95 sono americane. Dopo cinque anni di legislatura (e 95 aziende di una decina di paesi diversi che tra il 2011 e il 2013 si sono rivolte alla Regione per chiedere assistenza) non si sono registrate delocalizzazioni significative, segno che sono state trovate buone ragioni per restare. Di più: in 38 si sono espanse, hanno acquisito nuovi rami o hanno dato vita a nuovi insediamenti, con un dato ancora provvisorio ma che comunque dal 2010 al 2014 segna 1,55 miliardi di euro di investimenti e 3.352 posti di lavori coinvolti, tra vecchi e nuovi. Un migliaio, guardando alle statistiche dell’anno scorso, solo tra i nuovi. Nel 2012 in Italia gli investimenti esteri avevano subito un tracollo: in Toscana dal 2010 al 2013 sono aumentati di 400 milioni l’anno.
Volendo fare una sintesi dei punti di forza della nostra regione, si va dalla posizione alla logistica, alla bravura delle tante piccole e medie aziende artigiane, il valore delle università, come raccontano le parole del direttore della Yanmar “Perché in Toscana e non altrove? Per l’accoglienza calorosa delle istituzioni – rispondeva nel 2011 il direttore Kanda, quando la multinazionale decise di fare a Firenze il suo centro di ricerca per motori e macchinari agricoli e delle costruzioni -ma soprattutto per l’alta formazione universitaria e della ricerca che la Toscana può vantare”.
Il prossimo capitolo riguarderà i protocolli di insediamento, evoluzione dei protocolli localizzativi. Il bando uscirà dopo il 2 marzo e sono previsti incentivi a fondo perduto per le aziende che investiranno, anche straniere, a fronte di impegni in innovazione, attività e posti di lavoro per almeno cinque anni. Accanto alle partite che si giocheranno sul fronte della riforma della formazione professionale, l’efficienza energetica e un nuovo sistema di trasferimento tecnologico che aiuti a superare l’eccessiva frammentazione che oggi esiste.