Firenze – La rinascita riparte dalla cultura. Sembra una frase facile e abusata, ma in realtà non è affatto così, dal momento che la Toscana sposta l’asse: da cultura intesa come offerta culturale, a cultura come mondo della produzione e del lavoro, tanto più che questo mondo pesa ad ora per circa il 3% nel Pil regionale. Che non sia affatto un ridimensionamento verso il basso dell’attività di chi fa cultura, lo hanno spiegato ieri pomeriggio, al Teatro della Compagnia dove si teneva l’evento-presentazione alla stampa dei primi risultati cui è giunta la Commissione cultura regionale, che, con Fondazione Sistema Toscana, ha aperto un percorso di partecipazione in cui sono coinvolte associazioni, Fondazioni, e in generale soggetti del mondo della produzione culturale. Un percorso che non solo si sta facendo sempre più stringente, ma che ha messo in rete un indirizzo web su cui cliccare per partecipare a questo grande sforzo che vorrebbe ripensare in modalità innovative l’approccio culturale toscano.
“La cultura in questa fase post pandemica sarà protagonista e avrà un ruolo centrale anche nel Piano regionale di sviluppo che presenteremo a settembre”. A dirlo è stato il presidente regionale Eugenio Giani in apertura di “Fai contare la Cultura. Toscana creativa 2030”, ovvero il titolo del percorso partecipativo promosso dalla commissione Cultura del Consiglio regionale.
Il progetto ha l’obiettivo di ridisegnare il volto delle politiche culturali in Toscana, e conta, oltre al forte impegno della presidente della commissione Cultura del Consiglio regionale Cristina Giachi, ieri coordinatrice dell’incontro al Teatro della Compagnia, della vicepresidente Luciana Bartolini e di tutta la commissione, dell’appoggio totale sia del presidente regionale Giani, che del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, anche lui, ieri, in collegamento video. . Presenti le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil, il presidente di Fondazione Sistema Toscana, Iacopo Di Passio e il direttore di Irpet Nicola Sciclone.
“E’ dalla cultura che prende avvio la ripresa sia economica che sociale – ha proseguito Giani – E per cultura intendiamo industria culturale, welfare culturale e lavoro. Come è stato dimostrato e dichiarato, dati alla mano, anche dal ministro Dario Franceschini, con la cultura “si può mangiare”: la cultura deve e può essere non solo una leva di crescita civile, ma il motore di uno sviluppo economico sostenibile per costruire il futuro. Per questo, approfondire le regole che nel settore della cultura disciplinano lavoro, organizzazione e finanziamenti dei progetti in un confronto costante tra operatori, sindacati e istituzioni, è la chiave indispensabile per dare alla cultura proprio quella spinta che mette anche la Toscana, così come altre realtà, in grado di affrontare alcune delle sfide più importanti che abbiamo davanti”.
I punti principali emersi ieri sono 3, come sottolinea il presidente Giani: il riconoscimento strutturale dell’industria culturale nel tessuto economico sociale della Toscana, la valorizzazione della creatività come elemento per una formazione professionale, attraverso la creazione di scuole che possano dare ai giovani la possibilità di vedere la cultura come un ambito su cui costruire il proprio percorso di vita e di lavoro: infine, il sostegno con investimenti da parte della Regione agli ambienti della cultura, attraverso la costruzione e la manutenzione di teatri, la valorizzazione di esperienze museali e gli interventi su spazi che possono diventare importanti luoghi culturali.
“La cultura è un settore strategico di sviluppo e innovazione per la Regione – ha dichiarato Cristina Giachi – Siamo convinti che su produzione, distribuzione, investimento, collaborazione pubblico/privato, regole sul lavoro, organizzazione e finanziamento, sostegno pubblico, si gioca molta parte della visione diffusa della cultura come asset produttivo”.
Ed è proprio sul tema del lavoro che si giocano partite decisive, come inquadramenti professionali ad ora carenti, precarietà, formazione.
“Si tratta di un’operazione da farsi insieme ai rappresentanti sindacali per condividere le soluzioni e le proposte migliori da mettere in campo, anche da un punto di vista normativo e nel perimetro delle nostre competenze”, è la conclusione della presodente della Commissione Cultura regionale. Insomma l’obiettivo è, parafrasando un bellissimo pezzo di teatro che ha introdotto il pomeriggio, smettere di sentire queste parole: “Cosa fai di lavoro?” “L’attore”. “No, dicevo di lavoro”.