Prato – “Potrebbe aver comprato Cariprato solo per avere il Bellini”: così il critico d’arte Vittorio Sgarbi, in visita a Prato qualche anno fa, a chi gli chiedeva un parere su una delle opere d’arte più famose al mondo,”Il Crocifisso” del pittore veneto, dipinto tra il 1501-1503, in mostra a Palazzo degli Alberti e portato via da Prato insieme a importantissime tele da Giovanni Zonin, presidente della ex Banca Popolare di Vicenza, all’indomani della acquisizione della CariPrato.
Tornano a Palazzo Alberti i capolavori della collezione Cariprato
Tra i capolavori che arricchiscono la pregiata collezione spiccano le opere: “Ritratto di Isabella d’Este in guisa di Flora” di Giusto Sustermans, “il ritratto del cardinale Ferdinando I de’ Medici” e “la Madonna assunta dona la cintola a San Tommaso”, entrambi di Santi di Tito, “Cristo crocifisso con i Santi Francesco e Caterina d’Alessandria” di Santi di Tito e bottega, “la Carità” di Carlo Dolci, “L’angelo custode” della bottega di Dolci, “la fiducia in Dio” di Lorenzo Bartolini, “il Crocifisso con cimitero ebraico” di Giovanni Bellini, “Madonna col Bambino” di Filippo Lippi , “Coronazione di spine” di Caravaggio, “il ritrovamento di Mosè” di Matteo Rosselli, “David con la testa di Golia” di Francesco Furini, “Angelica si cela a Ruggero” di Giovanni Bilivert, “Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria” di Baldassarre Franceschini detto il Volterrano, “San Francesco in orazione di Jacopo di Chimenti”, “Adorazione dei pastori” diFrancesco Curradi, “Angelo portacero” di Lorenzo Lippi, “il trionfo di David” (1623) di Giovanni Battista Vanni, “Rebecca ed Elizier al pozzo” e “Raffaele Tobiolo” di Jacopo Vignali, “Noli me tangere” di Mario Balassi, “la carità” e “Betsabea al bagno” di Simone Pignoni, “Visione mistica di san Francesco Saverio” di Pietro Dandini.
Una collezione con prestigiosi capolavori che fanno parte del nucleo pittorico del Cinquecento e Seicento fiorentino, vanto e cuore della galleria di Palazzo degli Alberti, acquisiti a cominciare dagli anni 70, quando l’industria tessile pratese viaggiava a ritmi altissimi e che furono poi spediti a Vicenza nel 2011, per essere esposti a Palazzo Thiene la sede storica della BpVi. L’intera collezione ha un valore milionario ed è indubbio il forte legame con la sua città, avvalorato anche dalle Sovrintendenze, quella toscana e veneta, che hanno imposto la collocazione delle opere a Prato e a Palazzo degli Alberti, vincolandone il corpus, ma attualmente essa è di proprietà dell’ex BPVI, entrata in liquidazione coatta.
Per legge I liquidatori devono cercare di ottenere il massimo dalla liquidazione del patrimonio per soddisfare i creditori attraverso aste pubbliche, di qui il timore che le opere della collezione possano andare disperse.Forse si spiega così il silenzio della notizia del rientro a Prato delle opere come anche che le stesse sono tenute in un caveau,in una delle sedi della ex popolare di Vicenza ora Banca Intesa.
A giugno dello scorso anno, infatti, dopo una serie di colpi di scena come anche il fallimento di Zonin, l’Intesa San Paolo acquisì la banca popolare di Vicenza e la Veneto Banca. Poi un susseguirsi di incontri con la Fondazione Cassa di Risparmio, i nuovi vertici della Popolare di Vicenza poi con Banca Intesa e infine le Sovritendenze per cercare di salvaguardare e tutelare la collezione.
“Abbiamo tenuto il giusto riserbo per non pregiudicare l’obiettivo – così l’assessore alla cultura Simone Mangani – la collaborazione con la Sovrintendenza è stata eccellente ed in sede di confronto allargato anche Banca Intesa e Liquidazione Coatta Amministrativa BpVi hanno dimostrato buona volontà. Il rientro delle opere – del Bellini, in particolare – è una bellissima notizia per tutta la città. Il Comune di Prato, Sindaco Matteo Biffoni in testa, è a disposizione per la valorizzazione della Collezione sul nostro territorio. Continueremo lavorare quotidianamente per questo obiettivo, d’intesa con gli enti preposti alla tutela e con la proprietà dei quadri e del Palazzo Alberti.”
Un dato è certo: il rientro da Vicenza delle opere della collezione ha fatto gioire i pratesi, perché sette anni fa lo scippo di Zonin fu in duro colpo per tutti e a nulla valsero i vari e accorati tentativi (ci furono tra gli altri,l’intervento del Vescovo di Prato Silvano Agostinelli e dell’avvocato amministrativista Mauro Giovannelli, che sentenzió l’illeggitimità del trasferimento della Galleria di Palazzo degli Alberti da Prato a Vicenza) ,per convincerlo a riportare la quadreria a Prato.
E anche se la vicenda non è chiusa, resta comunque il fatto che non sono pochi quelli che sperano di poterli ammirare presto e nuovamente nella loro collocazione originaria, ovvero nell’unica sede ex BpVi cioè quella pratese di Palazzo degli Alberti rientrata di diritto.
Foto: il Crocifisso di Giovanni Bellini. Sotto: Simone Mangani