Torna a brillare la figura di Anna Maria Luisa de’ Medici, esempio del soft power della cultura

Un focus dettagliato sulla grande figura dell’Elettrice Palatina

Firenze – Le Signore di Firenze, ovvero le donne di casa Medici. Il titolo del convegno che si è tenuto ieri a Palazzo di Parte guelfa a Firenze, è già di per sé un programma, ovvero rendere omaggio alle donne che, un passo indietro o alla ribalta, hanno tenuto con mano delicata ma pugno di ferro le redini, le sorti e il buon nome di casa Medici. Spesso decidendone i destini. La serata di ieri sabato 2 dicembre, che ha visto fra i promotori e ideatori Tiziana Cassetti, presidente della Commissione Cultura del Gran Capitolo d’Italia Ordine della Stella d’Oriente, con il contributo fattivo dell’associazione fiorentina Amici del Museo Stibbert, si è concentrata su una delle figure femminili più interessanti e significative per Firenze, ovvero l’Elettrice Palatina, Anna Maria Luisa de’ Medici.

Il convegno, che ha avuto il patrocinio dalla Regione Toscana e dal Comune di Firenze, ha visto alternarsi vari contributi, che hanno portato alla conoscenza del pubblico anche aspetti personali dell’Elettrice Palatina. Nata l’11 agosto 1667, fu l’unica figlia femmina di Cosimo III, sposata, in uno dei rari matrimoni felici dei Medici, a Giovanni Guglielmo II di Wittelsbach-Neuburg, vedovo di Maria Anna Giuseppina d’Asburgo (di madre Gonzaga). Alla morte del marito, da cui non ebbe figli,  Anna Maria Luisa tornò a Firenze per assistere agli ultimi sussulti della famiglia Medici. Con il padre Cosimo III la unì un’affettuosa complicità che in parte riempì il vuoto dovuto all’assenza totale della madre, Margherita d’Austria, che pur di separarsi da Cosimo III accettò di richiudersi in convento, ma fu sostenuta, educata e formata dalla nonna, Vittoria della Rovere. Non si può non ricordare l’atto che la rese famosa, evidenziandone il forte tratto del carattere che la contraddistingueva, e che fece la fortuna di Firenze: stipulò, con la nuova dinastia regnante dei Lorena, il cosiddetto “Patto di Famiglia”, ovvero stabilì che i Lorena non potessero trasportare “o levare fuori della Capitale e dello Stato del Granducato (….)Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose (….) della successione del Serenissimo GranDuca (Gian Gastone, ndr), affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri”.

Una figura dunque essenziale per Firenze, colta e amante dell’arte, ma anche di fine statura politica. La serata, che ha preso il via con i saluti istituzionali dell’assessora Elisabetta Meucci, che ha sottolineato la forza del “potere femminile” di Anna Maria nel destino non solo di Firenze ma anche nell’Europa sua contemporanea, ha visto poi l’intervento introduttivo di Maria Chiara Donnini, vicepresidente dell’associazione Amici del Museo Stibbert, la vivace e brillante “cronistoria”, compiuta dallo storico Giovanni Cipriani del matrimonio di Anna Maria con Giovanni Guglielmo, matrimonio preceduto e foriero di grandi manovre diplomatiche, due inediti relazioni su due passioni sconosciute dell’Elettrice Palatina, il vetro (relatrice la storica dell’arte Silvia Ciappi) e le porcellane, all’epoca esclusivamente cinesi e giapponesi (a cura dello storico dell’arte Francesco Morena). Infine, grandissima chiusura con il contributo di Marco Passeri, studioso e collezionista, che ha analizzato con grande passione e dovizia documentale, il “gran gesto” di Anna Maria Luisa de’ Medici e il suo testamento per la sua città, Firenze.

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