La macchina dei debiti/1Gli analisti bocciano Iren. E il mercato dell’energia è saturo

L’utility potrebbe essere costretta a mettere mano alle riserve per tappare i buchi. Dividendo quasi azzerato

I segnali che giungono dal mercato non sono buoni per Iren. Dopo la conclusione dell’accordo con la multiutility lombarda A2A sul controllo di Edipower sembrano concretizzarsi gli scenari peggiori. Cattive notizie giungono da piazza Affari con la bocciatura di Banca Akros, la banca di investimento della Popolare di Milano, che ha declassato il titolo (da buy a hold) alla luce delle previsioni negative per quanto riguarda la produzione di energia elettrica. La banca inoltre ha ridotto le stime di ebitda (in sostanza il margine reddituale) 2012 di circa 80 milioni (-11%) e, in media, per il periodo 2012-2016 di circa il 6%.

Mentre il titolo perde terreno a piazza Affari (il titolo nella seduta di giovedì ha perso il 4,14% chiudendo a quota 0,7635 euro), gli scenari per il futuro prossimo non lasciano sperare in un’inversione di rotta: dai risultati rilasciati da Edison per il 2011 è emerso un impatto negativo sul mercato della produzione dell’energia nel nostro Paese. Nel dettaglio, è arrivata la conferma che il mercato italiano è stato caratterizzato lo scorso anno da un eccesso di produttività e che anche nel 2012 non dovrebbe variare. Questo è probabilmente il problema più grave perché l’investimento di Iren nel colosso dell’energia è ingente, così come sono ingenti i debiti: l’impegno finanziario per chiudere sul controllo della stessa Edipower ammonta in teoria a 164 milioni (il 20,5% di 800 milioni dell’intero importo a carico dei soci italiani riuniti nella holding Delmi) mentre il debito consolidato supera i 3 miliardi di euro.

Per quanto riguarda il dividendo, la banca stimava fino a oggi un dps (dividendo per azione) di 0,085 euro circa per il 2011. Si calcola però che le svalutazioni comportino una perdita di circa 150 milioni di euro che potrebbe costringere la società a dover utilizzare 50 milioni di euro delle sue riserve per colmare il buco. Le nuove stime puntano a un dividendo più basso, pari a 0,04 euro per azione.

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