Tira una brutta aria di antisemitismo

Bandiere israeliane bruciate in piazza a Bologna, imam di Reggio che nega la mattanza del kibbutz. Gli antidemocratici sono tra noi

Lo mascherano di antisionismo ma spesso, non sempre, è più semplicemente e tragicamente eterno antisemitismo, la madre storica, la radice ontologica, la natura filosofica di tutti i razzismi. Quello che sta alla base, per non girarci troppo attorno, della soluzione finale di stampo nazista. E così anche a Bologna, nel corso della manifestazione “pro Palestina” di domenica 22 ottobre in Piazza Maggiore, alla fine un gruppetto di islamici esaltati ha dato alle fiamme una bandiera, seppur formato mignon, di Israele. Ma è il gesto che conta e che parla assai di più delle dimensioni del vessillo bruciacchiato dall’accendino comprato nella tabaccheria sotto casa.

Ancor peggio, se mai fosse possibile, è accaduto nella “Città delle persone” (tutte purtroppo) Reggio Emilia, ove di recente l’Imam di una mosche cittadina, ai microfoni dell’emittente televisiva della città Telereggio, si è rifiutato di condannare la mattanza del kibbutz dello scorso 7 ottobre mettendo addirittura in dubbio fosse mai avvenuta, una sorta di negazionismo post-litteram della Shoah. Incredibilmente, mentre sindaci, assessori ed onorevoli del Pd sproloquiavano sul presunto nazismo di un becero rapper americano, Kanye West, facendo sofismi a sproposito sulla distinzione tra arte ed etica, l’unica forza politica a condannare le farneticazioni dell’imam che naturalmente non parla una parola d’italiano nonostante sia in Italia da decenni, è stata FdI. La quale naturalmente ringrazia l’ignavia dem per l’insperato assist in prossimità delle elezioni.

Nel recente sondaggione tra i maggiorenti del Pd reggiano alla disperata ricerca di un candidato sindaco, in tanti si dichiarano preoccupati della criminalità in città. Dovrebbero invece stare più tranquilli i compagni e le compagne di casa nostra. In molte vie limitrofe alla moschea dal cui pulpito certamente il nostro leader islamico diffonderà in arabo wahhabita I fioretti di San Francesco di Ugolino da Brunforte, ci penserà lui stesso ed i suoi fedeli a garantire ordine e pubblica sicurezza impartendo gli opportuni precetti morali. La sharia infatti usa metodi molto spicci, tipo l’amputazione della mano, per frenare la microcriminalità di ladruncoli e lestofanti vari.

Basta fare un’operazione di certo autolesionistica da un punto di vista intellettuale ma necessaria da un punto di vista morale, ovvero quella di aggirarsi tra le pagine di molti sedicenti filopalestinesi per avere un quadro di negazionismo sfrenato del diritto di Israele ad avere un proprio Stato e di falsificazioni storiche dei fatti anche i più antichi. Da dove derivi questa radice di odio è difficile dirlo anche se gli atroci anni ’70, i più ideologizzati e beceri delle ultime generazioni, hanno dato il loro brutto contributo.

Nessuno tra costoro che gridano “Free free Palestine” viene sfiorato dal sospetto che nell’ultimo caso l’aggredito sia stato proprio Israele, colpito col massacro di inermi civili ai confini con la Striscia di Gaza, con scene che credevamo ascritte alla bestialità recente dell’Isis, ivi compreso sgozzamenti di neonati sui loro giacigli, stupri ed uccisioni di ragazze esibite a mo’ di trofeo e sequestri di centinaia di cui nessuno osa chiedere la liberazione incondizionata.

Totale silenzio sulla natura criminale, sanguinaria e integralista sia dei movimenti armati che fanno guerra ad israele (Hamas, che è il vero ed unico problema dei Palestinesi ed Hezbollah, il “Partito di Dio”) e del loro grande sponsor, il regime dittatoriale iraniano che costringe milioni di donne a vivere come nel Medio Evo e che le massacra di botte se non indossano il velo. I quattro islamici felsinei che hanno compiuto il gesto del rogo del vessillo di Israele, avessero davvero a cuore le sorti ultime della Palestina e dei Palestinesi, avrebbero dovuto sputare sulla bandiera di Hamas.

Qualcuno di costoro ha chiesto anche lo stop dei bombardamenti su Israele da Gaza, Yemen, Libano o condannato l’Iran e le sue marionette tagliagola? O riconosce anche il diritto dell’altro ad esistere? Solidarizzato coi familiari delle vittime di Hamas nella mattanza del 7 ottobre scorso? O fatto presente che negli ultimi giorni Israele ha fatto sfollare da Gaza circa 500 mila connazionali per i fatti recenti? Macché.

Poi c’è il solito Zaki, cittadino onorario di Bologna centrodestra permettendo (le opposizioni la cittadinanza onoraria gliela vorrebbero togliere dopo le dichiarazioni su questi episodi) che nel felpatissimo salotto buono di Fazio non coglie l’occasione dell’assist faziano e prosegue sulla sua linea, che è quella generico-pacifista pro Palestina senza alcun commento di pietà sui massacri di Hamas. Libero naturalmente di dire ciò che vuole e pure di candidarsi come certo farà, ma quale rappresentante dei diritti umani pone problemi sempre più irrisolvibili alla città di Bologna che lo esibisce in ogni salsa.

Gli stereotipi lavorano nel profondo e germinano in un contesto di ignoranza e post-ideologia: lagrimiamo fino all’esaurimento per “Schindler’s List” o “La vita è bella” poi facciamo finta di niente se in alcuni Paesi arabi trasmettono fiction ispirate ai “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” (quello a cui si riferisce Hitler nel “Mein Kampf”) o se Hamas a vieta la pubblicazione dei brani del “Diario di Anna Franck” per non diffondere l’infezione della campagna sionista”. Forse anche perché ricorda tremendamente l’orrore che ha raggiunto alcuni bimbi israeliani nel cuore di un kibbutz il 7 ottobre scorso.

I Palestinesi dal loro canto vivono anche un’autentica tragedia politica, perché ormai sono sostenuti solo da regimi islamici dittatoriali e, in Occidente, da sparute minoranze veterocomuniste e di estrema sinistra, chiassose ma senza la minima possibilità di incidere sui loro governi. La maggioranza silenziosa in Occidente è infatti contro le bestie di Hamas.

Cara democrazia, abbiamo un piccolo problema di tenuta.

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